7GIORNI IN SENATO/ Il decreto legge con le misure urgenti per fronteggiare l’emergenza Coronavirus, il dibattito, l’informativa di Conte e la conferma della fiducia al governo

di FRANCESCO MARIA PROVENZANO

Martedì 19 maggio alle ore 16:30 l’Aula ha aperto i lavori e la Conferenza dei Capigruppo riunitasi il 13 maggio ha approvato modifiche al calendario corrente e il nuovo calendario dei lavori fino al 4 giugno: domani alle 9,30 saranno discusse mozioni di sfiducia individuale nei riguardi del Ministro della giustizia. Alle ore 15 sarà discusso il decreto-legge sull’emergenza Covid-19, già approvato dalla Camera dei deputati. Giovedì 21 maggio alle ore 12 il Presidente del Consiglio dei Ministri renderà un’informativa sulle misure della nuova fase dell’emergenza. Il calendario della settimana prevede anche l’esame del decreto-legge sull’anno scolastico. La prossima settimana, oltre al seguito del decreto sull’anno scolastico, sono previsti ratifiche di accordi internazionali e il decreto-legge sull’accesso al credito delle imprese. Nelle sedute del 3 e 4 giugno oltre al seguito del decreto-legge sull’accesso al credito è previsto l’esame del decreto proroga intercettazioni e sospensioni processuali. Il 16 maggio il Governo ha presentato il ddl n. 1812 conversione in legge del decreto-legge n. 33 recante ulteriori misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica.

Mercoledì 20 l’Aula ha iniziato i lavori alle ore 9:30 l’Assemblea ha avviato l’esame di mozioni di sfiducia individuale nei riguardi del Ministro della giustizia Bonafede.

Il sen. Pepe (L-SP), illustrando la mozione n. 230, presentata dai Gruppi di opposizione, ha chiesto le dimissioni del Ministro che ha nominato capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria una persona priva di competenze in materia penitenziaria e antimafia; ha svuotato la direzione generale degli affari penali accorpandola con quella degli affari civili; non ha fatto fronte alle rivolte nelle carceri italiane, in cui si sospetta la regia della criminalità; ha aperto a interventi normativi che accolgono le richieste dei rivoltosi; ha scaricato sulla magistratura di sorveglianza la responsabilità della scarcerazione di pericolosi mafiosi; non ha protetto polizia penitenziaria, visitatori, detenuti e avvocati penalisti nell’emergenza epidemiologica; ha adottato provvedimenti al limite della costituzionalità.

La sen. Bonino (Misto), illustrando la mozione n. 235, ha ricordato che la giustizia è una garanzia per tutti, non un mezzo di moralizzazione civile o di lotta politica. Ha quindi chiesto le dimissioni del Ministro non già per la scarcerazione di tre mafiosi ultraottantenni e di 120 persone che attendono ancora il giudizio di primo grado o non hanno avuto condanna definitiva, bensì per la cultura del sospetto, per il populismo penale e penitenziario, l’ampliamento a dismisura delle intercettazioni.

Nella discussione generale sono intervenuti a sostegno della mozione n. 235 i sen. Nencini e Cucca (IV), secondo i quali le sorti del Governo non andrebbero legate a quelle del Ministro della giustizia, e il sen. Dalmas (FI) che ha invocato i principi del garantismo giuridico; il sen. Urso (FdI) ha sostenuto la mozione n. 230, denunciando il baratto tra Italia Viva e il Presidente del Consiglio; i sen. Ostellari (L-SP) e Vitali (FI), pur riconoscendo che il ministro Bonafede è una brava persona, ne hanno chiesto le dimissioni per inadeguatezza rispetto al ruolo; i sen. Paragone e Giarrusso (Misto) hanno difeso le posizioni del magistrato Di Matteo; il sen. Casini (Aut), pur non condividendo l’indirizzo politico del Ministro Bonafede, ha preso le distanze dal tentativo, con mozioni di segno opposto, di far cadere il Governo; i sen. Pellegrini e Lomuti (M5S) hanno difeso l’operato del Ministro della giustizia, che ha profuso un impegno senza precedenti nel contrasto della corruzione; il sen. Mirabelli (PD) ha rinnovato il sostegno al Ministro della giustizia, segnalando i temi sui quali occorre una migliore sintesi.

In replica il ministro della Giustizia, Bonafede ha ricordato che la nomina del vertice del DAP è stata oggetto di informativa alle Camere; ha ribadito di non aver subito condizionamenti nelle sue scelte discrezionali e di aver ipotizzato per il dottor Di Matteo un ruolo più specifico, analogo a quello di Falcone, presso il Ministero. Ha ricordato i provvedimenti adottati per contrastare la corruzione e la criminalità, la realizzazione di quattro nuovi padiglioni per 800 posti, l’assunzione di mille agenti di polizia penitenziaria, l’istituzione dell’ufficio per il lavoro in carcere. La riduzione del rischio di contagio nelle carceri è un dato obiettivo, segnalato dalle autorità sanitarie competenti e preso in considerazione da tutti i Paesi colpiti dall’epidemia. La riduzione della popolazione carceraria è conseguenza di leggi già vigenti, la maggioranza ha semplificato le procedure e ha imposto l’uso del braccialetto elettronico. Il Ministro ha giudicato infondate le accuse delle opposizioni in tema di scarcerazioni: il decreto Cura Italia esclude esplicitamente i mafiosi dai benefici penitenziari e gli arresti domiciliari per motivi di salute sono previsti dal codice del 1930 e da una legge del 1975. Sul tema della prescrizione, il Ministro ha evidenziato la necessità di approfondire gli effetti della riforma del processo penale e ha richiamato il principio di leale collaborazione fra forze di Governo.

Nelle dichiarazioni di voto, la sen. Unterberger (Aut) ha annunciato voto contrario sottolineando la contraddittorietà delle mozioni di sfiducia e criticando la logica della giustizia spettacolo. Il sen. Renzi (IV) ha invitato il Ministro e M5S a riflettere sull’onta del massacro mediatico; per motivi politici (il Presidente del Consiglio ha legato le sorti del Governo alla permanenza in carica del Ministro della giustizia) ha annunciato voto contrario alle mozioni di sfiducia, riconoscendo però che non sono strumentali e pongono questioni vere. Il sen. Balboni (FdI) ha affermato che il Ministro non era tenuto a motivare le nomine, ma nel momento in cui ha deciso di farlo doveva dire la verità. La riorganizzazione degli affari penali non c’è stata, la struttura è stata invece depotenziata. Consapevole delle esternazioni dei mafiosi contro un incarico a Di Matteo, il Ministro ha perso un’occasione per dare un segnale. Infine, se la rivolta delle carceri è stata gestita bene, non si comprende perché siano state accettate le dimissioni del capo del DAP Basentini. Il sen. Grasso (Misto-LeU) ha rinnovato la fiducia al Ministro al quale ha sollecitato un confronto sul lavoro futuro, a partire dalla riforma del CSM. Anche la sen. Rossomando (PD) ha annunciato voto contrario alle mozioni di sfiducia, sottolineando la gravità del momento politico, insistendo sul legame tra legalità e garanzie, richiamando le riforme del processo penale e civile. La sen. Bongiorno (L-SP), annunciando voto favorevole a entrambe le mozioni di sfiducia, ha accusato il Ministro di non aver fatto nulla per accelerare i processi; ha evidenziato il paradosso delle scarcerazioni che hanno riguardato detenuti definitivi anziché persone in custodia cautelare; ha invitato il Ministro a fare qualcosa rispetto alla dichiarazione di un pentito secondo cui Di Matteo non sarebbe stato nominato al vertice del DAP per una trattativa Stato mafia. Il sen. Aimi (FI),annunciando voto favorevole alle mozioni, ha rilevato le oscillazioni di Italia Viva e ha ribadito la distanza da posizioni giustizialiste e dal fanatismo sanzionatorio. Il sen. Perilli (M5S) ha rinnovato una piena fiducia al Ministro, suggerendo una lettura rovesciata delle mozioni di sfiducia, presentate da forze che in passato volevano abolire l’ergastolo, il 41-bis e le intercettazioni. Ha ricordato infine che il Ministro Bonafede e il magistrato Di Matteo sono dalla stessa parte e lottano per la stessa causa. Il sen. Ciampolillo (Misto) ricordando che Di Matteo è una figura di punta di M5S e che alla direzione del Dap gli è stato preferito un anonimo funzionario, ha annunciato voto favorevole alle mozioni. In dissenso dal Gruppo, il sen. Quagliariello (FI) ha operato una distinzione tra le due mozioni: la prima garantista, la seconda giustizialista.

Respinte le questioni pregiudiziali di costituzionalità, presentate dai sen. Augussori (L-SP) e Fiammetta Modena (FI), l’Assemblea ha avviato la discussione delle, sul ddl n. 1811, conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 marzo 2020, n.19, recante misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19, già approvato dalla Camera dei deputati.

Il relatore, sen. Parrini (PD), ha riferito sul provvedimento. L’articolo 1 reca una definizione dettagliata delle misure di contenimento potenzialmente applicabili, su specifiche parti del territorio nazionale o sulla sua totalità, che potranno essere adottate per periodi predeterminati, ciascuno di durata non superiore a trenta giorni, reiterabili e modificabili anche più volte, fino al 31 luglio 2020, termine dello stato di emergenza dichiarato con delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020, e con possibilità di modularne l’applicazione, in aumento o in diminuzione secondo l’andamento epidemiologico del virus. A seguito di una integrazione approvata dalla Camera dei deputati si consente ai soggetti con disabilità motorie o con problematiche psichiatriche e comportamentali, certificate ai sensi della legge n. 104 del 1992, di uscire dall’ambiente domestico con un accompagnatore, purché siano pienamente rispettate le condizioni di sicurezza sanitaria. La Camera, inoltre, ha previsto l’adozione di protocolli sanitari d’intesa con la Chiesa e le confessioni religiose diverse dalla cattolica per la definizione delle misure necessarie per lo svolgimento delle funzioni religiose in condizioni di sicurezza; ha previsto che l’attività sportiva e motoria sia comunque garantita a condizione che sia rispettata la distanza interpersonale di uno o due metri; ha espunto l’ipotesi di una soppressione dei servizi di trasporto delle persone, la cui prosecuzione è consentita solo a condizione che sia rispettata una distanza interpersonale di sicurezza, predeterminata e adeguata; ha introdotto la limitazione o sospensione delle procedure concorsuali e selettive, a esclusione dei concorsi per il personale sanitario e socio-sanitario. L’articolo 1-bis, aggiunto dalla Camera, prevede che per ragioni di approvvigionamento alimentare siano consentite su tutto il territorio nazionale le attività di raccolta a mano di prodotti agricoli e selvatici non legnosi, purché svolte individualmente e limitatamente al comune di residenza o dimora. L’articolo 2 stabilisce che le misure di contenimento elencate nell’articolo 1 siano adottate con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, sentito, di norma, il comitato tecnico scientifico. La Camera dei deputati ha introdotto la previsione di una illustrazione preventiva alle Camere – da parte del Presidente del Consiglio o di un Ministro da lui delegato – del contenuto dei provvedimenti da adottare, al fine di tener conto degli eventuali indirizzi formulati in sede parlamentare. Ove non sia possibile adempiere all’illustrazione preventiva per ragioni di urgenza, si prevede l’illustrazione nell’ambito dell’informativa di cui al successivo comma 5, nel quale si stabilisce che il Presidente del Consiglio dei ministri o un Ministro da lui delegato riferisca ogni quindici giorni alle Camere sulle misure adottate. In casi di estrema necessità e urgenza, nelle more dell’adozione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri e con efficacia limitata fino a tale momento, è conferita al Ministro della salute la facoltà di adottare, con ordinanze di carattere contingibile e urgente, le misure previste dall’articolo 1. L’articolo 3 è volto a regolare il rapporto tra le misure statali adottate con DPCM per fronteggiare l’emergenza epidemiologica e i provvedimenti degli enti territoriali emanati per la medesima finalità. L’articolo 4 delinea il quadro sanzionatorio per la violazione delle misure di contenimento del contagio, prevedendo prevalentemente sanzioni amministrative, pecuniarie e interdittive e solo nei casi più gravi una sanzione penale. L’articolo 4-bis, introdotto dall’altro ramo del Parlamento, prevede la proroga di novanta giorni dei piani terapeutici in scadenza durante lo stato di emergenza. L’articolo 5 dispone l’abrogazione, a eccezione di alcune specifiche disposizioni, del decreto-legge n. 6 del 2020, nonché dell’articolo 35 del decreto-legge n. 9 del 2020, in materia di coordinamento tra misure statali e ordinanze sindacali di contenimento dell’epidemia. Prevede, inoltre, la clausola di salvaguardia delle autonomie speciali e la clausola di invarianza finanziaria.

Alla discussione hanno partecipato i sen. De Vecchis, Corti, Stefania Pucciarelli, Pillon, Pianasso, Grassi, Marzia Casolati, Vescovi, Pellegrini (L-SP); Paola Binetti, Moles, Maria Rizzotti (FI); Daniela Garnero Santanché, Isabella Rauti (FdI); Martelli, Ciampolillo (Misto); Coltorti, Elvira Evangelista (M5S); Grimani (IV); Roberta Pinotti (PD). Le opposizioni hanno contestato la possibilità tramite decreto-legge di sanare numerosi provvedimenti illegittimi (dpcm), che hanno limitato libertà garantite dalla Costituzione, e di autorizzare l’esercizio di poteri eccezionali. In seconda istanza hanno dubitato dell’utilità di discutere e prorogare misure che appaiono superate dalla fase due. Hanno rilevato inoltre che, in contrasto con le dichiarazioni di principio, il Governo ha abbandonato i cittadini, molti dei quali non fruiscono della cassa integrazione, e ha fissato modalità di riapertura nella fase due che sono incompatibili con la sopravvivenza delle piccole imprese. Il Governo ha posto la questione di fiducia sull’approvazione del testo licenziato dalla Camera dei deputati. Nel corso della seduta, la Presidente Casellati ha ricordato l’anniversario dell’omicidio D’Antona e la scomparsa del maestro Ezio Bosso.

Giovedì 21 l’Aula ha iniziato i lavori alle ore 9:30. Con 155 voti favorevoli e 123 contrari, l’Assemblea ha rinnovato la fiducia al Governo approvando definitivamente il ddl n. 1811, conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 marzo 2020, n.19, recante misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19. In ragione del perdurare dell’emergenza conseguente alla diffusione del COVID-19, il provvedimento disciplina con norma di rango primario le misure applicabili, per contrastare i rischi sanitari, su tutto il territorio nazionale o su parte di esso, che possono essere adottate per periodi determinati, ciascuno di durata non superiore a trenta giorni, fino al 31 luglio 2020, termine dello stato di emergenza dichiarato con delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020 (v. comunicato n. 219). Nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull’approvazione senza modifiche del testo licenziato dalla Camera.

Questa mattina nelle dichiarazioni di voto hanno annunciato la fiducia i sen. Nencini (IV), Loredana De Petris (Misto-LeU), Parrini (PD) e Garruti (M5S). Hanno negato la fiducia i sen. Fazzolari (FdI), Bagnai (L-SP) e Pagano (FI). Secondo l’opposizione il decreto proroga una situazione illegittima, nella quale il Governo si è ritagliato poteri d’eccezione e le libertà fondamentali sono state limitate con atti amministrativi. Secondo la maggioranza, la situazione eccezionale legata alla pandemia è priva di precedenti, il Governo ha bilanciato valori fondamentali, il passaggio alla conversione del decreto-legge segna il ritorno alla parlamentarizzazione del procedimento normativo. Il sen. Ciampolillo (Misto) ha negato la fiducia rimproverando al Governo di aver appaltato a tecnici privi di controllo la gestione dell’emergenza.

Il presidente del Consiglio dei Ministri ha reso un’informativa sulle misure per la nuova fase dell’emergenza epidemiologica. Conte ha sottolineato che le misure restrittive necessarie a superare la fase acuta dell’emergenza sono stata condivise e applicate responsabilmente dai cittadini; ha invitato a rispettare le distanze di sicurezza anche all’aperto; ha riferito sul piano di monitoraggio nazionale della curva del contagio. Il Paese non può permettersi un periodo più lungo di compressione delle libertà e attività, anche se il quadro epidemiologico non è risolto. Con il contributo degli enti locali, del comitato tecnico scientifico e dell’Inail, il Governo ha adottato il 16 maggio il decreto n. 33, che limita le restrizioni alla circolazione agli spostamenti fra regioni fino al 2 giugno, mentre il DPCM del 17 maggio ha dettato disposizioni per la riapertura in sicurezza delle attività commerciali e di ristorazione, dei servizi alle persone e degli stabilimenti; dal 25 riapriranno palestre e piscine; dal 3 giugno i cittadini europei potranno entrare in Italia senza obbligo di quarantena; dal 15 giugno riapriranno cinema, teatri, centri estivi per l’infanzia. Il Governo ha incrementato la capacità ricettiva del sistema sanitario (i posti in terapia intensiva sono raddoppiati e il decreto Rilancio stanzia 3 miliardi per aumentarli stabilmente); sta potenziando i controlli con test molecolari e sierologici (fin qui sono stati effettuati tre milioni di tamponi) e il decreto-legge n. 28 ha introdotto la disciplina per realizzare l’app Immuni gestita da società pubbliche (i dati saranno cancellati appena terminata l’emergenza).

Quanto alle misure per la ripresa economica e produttiva, il decreto Rilancio n. 34 prosegue le azioni avviate con i decreti Cura Italia e Liquidità: lo stanziamento di 55 miliardi in termini di indebitamento netto, che vale 155 miliardi in termini di saldo netto da finanziare, è destinato a sostenere famiglie, imprese, settori strategici per la crescita (scuola, università, ricerca, sanità, turismo, settore edilizio). 25 miliardi servono ad estendere gli ammortizzatori sociali e le indennità, la cui erogazione è stata semplificata, e sono introdotti il reddito di emergenza, da 400 a 800 euro per coloro che non sono coperti, e misure per l’emersione del nero in agricoltura e nel lavoro di sostegno familiare. 15 miliardi sono destinati alle imprese sotto forma di aiuti a fondo perduto, incentivi e sgravi fiscali (esenzione dell’IRAP), proroga al 16 settembre di versamenti e contributi. Sono previsti crediti d’imposta per l’adeguamento e sanificazione degli ambienti, per gli affitti commerciali, per la ricerca nel Mezzogiorno; è abolita la prima rata IMU per alberghi, pensioni, stabilimenti balneari e viene ridotto per tre mesi il costo delle bollette elettriche. Uno specifico fondo è istituito per la ricapitalizzazione delle PMI ed è previsto l’intervento della Cassa depositi e prestiti per il rilancio delle grandi imprese (nel nuovo quadro europeo sugli aiuti di Stato). Per le famiglie è potenziato il bonus bay-sitting, sono potenziati i centri estivi e i congedi parentali; sono previste misure specifiche per le disabilità (permessi, 150 milioni per fondo delle non autosufficienze); sono istituiti un bonus vacanze (il presidente Conte ha invitato i cittadini a trascorrere le vacanze in Italia) e un fondo per la promozione del turismo (ulteriori finanziamenti saranno erogati a conclusione della trattativa europea). Il superbonus per l’efficienza energetica e rischio sismico è definito in una detrazione fiscale al 110 per cento in cinque anni. Uno stanziamento di un miliardo è previsto per la scuola e risorse imponenti sono destinate alla ricerca, all’università, al diritto allo studio. Il Presidente del Consiglio ha invitato il sistema bancario a fare di più, ad erogare prestiti coperti dalla garanzia pubblica, ad assicurare liquidità in tempi più rapidi. L’Italia soffre da anni di una crescita ridotta: per evitare che aumenti il divario in Europa occorre semplificare la macchina burocratica, dare impulso alle infrastrutture, privilegiare opere strategiche, riformare la governance societaria, accelerare la digitalizzazione. Il Presidente Conte, infine, ha profilato la possibilità di trasformare l’emergenza in un’opportunità per programmare un modello di sviluppo incentrato sulla salute, la qualità della vita e i beni comuni.

Nella discussione il sen. Alfieri (PD) ha proposto di inserire i test seriologici nei Lea, di estendere il lavoro agile, di progettare la mobilità sostenibile; il sen. Steger (Aut) ha salutato positivamente il cambio di passo del Governo su riaperture, differenziazioni territoriali, Dpcm; ha espresso preoccupazioni per la tenuta del tessuto sociale e le infiltrazioni criminali; ha auspicato il ripristino della mobilità europea, un’opera di semplificazione senza precedenti, la digitalizzazione della scuola. Il sen. Faraone (IV) ha sottolineato il ruolo dell’Europa e della BCE per la tenuta dell’Italia. Il sen. Ciriani (FdI) ha sottolineato le lacune dell’azione di governo rispetto al bisogno di liquidità delle imprese e all’erogazione della cassa integrazione in deroga. Il sen. Errani (Misto-LeU) ha richiamato il tema dei beni comuni e ha apprezzato l’operato del Presidente del Consiglio, ma ha lamentato i paletti eccessivi sul reddito di emergenza. La sen. Bini (PD) ha sottolineato le esigenze degli enti locali. Il sen. Salvini (L-SP) ha posto l’accento sulle settimane prive di cassa integrazione, sull’eccesso di burocrazia e di decreti attuativi, sulla mancata riapertura delle scuole, sulla sanatoria per gli immigrati clandestini; ha rimproverato al Premier di essere ostaggio della CGIL, che si oppone ai voucher e alla sospensione del codice degli appalti; ha sottolineato che Francia, Spagna, Portogallo e Grecia hanno rifiutato il ricorso al MES. Il sen. Malan (FI) ha richiamato i temi del lavoro e della libertà, precisando che il Governo non consente e non concede, ma è al servizio dei bisogni dei cittadini. Il sen. Morra (M5S) si è soffermato sugli errori di una politica che ha penalizzato la sanità territoriale. Al termine della seduta il sen. Romeo (L-SP) ha rivolto un appello al Presidente della Repubblica in relazione alle intercettazioni pubblicate oggi da un quotidiano, da cui trapelerebbe un intervento inaccettabile della magistratura ai danni del leader dell’opposizione.

La seduta è terminata alle ore 15:30. L’Aula tornerà a riunirsi martedì 26 maggio alle ore 16:30.

Commenta per primo

Lascia un commento