7GIORNI IN SENATO/ Dalle liti sui migranti all’omicidio stradale

provenzanodi Francesco Maria Provenzano/

Lunedì 8 giugno. Il tema dell’immigrazione è al centro del dibattito politico-parlamentare, e il presidente Maroni, annunciando il taglio di fondi verso quei sindaci che accoglieranno i migranti, apre uno scontro duro con il governo. Con lui si schierano il presidente del Veneto Zaia e quello, neo eletto, della Liguria  Toti;  la Lega si dice pronta a bloccare le prefetture. Il Senato affronta questo tema nella Commissione Affari Costituzionali, che martedì 9 ascolterà il sindaco di Rosarno e il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri nell’ambito dell’indagine conoscitiva sui temi dell’immigrazione, oltre la nota breve n.76 del Servizio Studi che esamina il problema della giurisdizione penale in materia di contrasto all’immigrazione clandestina via mare e cerca di chiarire quali siano i limiti dei poteri coercitivi riconosciuti alle autorità di polizia e giudiziarie nazionali nei confronti delle navi sospettate di compiere attività connesse al traffico illegale di migranti e delle persone che si trovano a bordo.

Su questo tema mostra di avere le idee chiare il senatore di Forza Italia Domenico Scilipoti Isgrò, che mi dice: «Se il ministro dell’Interno volesse davvero fare ciò che fece il governo Berlusconi, dovrebbe adoperarsi per fermare gli sbarchi invece di avallare politiche accomodanti che invogliano scafisti e clandestini a riversarsi sulle nostre coste. Alfano e Renzi dovrebbero decidersi a far valere le nostre ragioni nel contesto istituzionale europeo dove il nostro governo ha ormai un ruolo del tutto irrilevante e marginale. Le polemiche contro i presidenti di Lombardia, Veneto e sono del tutto pretestuose e non tengono conto della realtà: le regioni del Nord hanno già dato il massimo per accogliere i profughi e proseguire in tal senso significherebbe fare un danno innanzitutto agli stessi migranti che non potrebbero essere accolti dignitosamente. Ribadiamo, pertanto, l’invito al premier e al ministro dell’interno ad andare a Bruxelles e a battere i pugni sul tavolo per dire basta ad una intollerabile ingiustizia che vede l’Italia costretta a farsi carico del problema dei profughi provenienti dal Nord Africa».

Martedì 9, l’Aula, riunitasi alle 16,32,  ha avviato l’esame dei ddl nn. 859, 1357, 1378, 1484 e 1553, nel testo proposto dalla Commissione, che si intitola: “Introduzione del reato di omicidio stradale e nautico e del reato di lesioni personali stradali e nautiche”. L’articolo 1 introduce la nuova fattispecie penale, prevedendo la reclusione da otto a dodici anni per chi, ponendosi alla guida di un veicolo a motore o di un natante in stato di ebbrezza alcolica o alterazione psico-fisica conseguente all’assunzione di sostanze stupefacenti, cagioni per colpa la morte di una persona. La pena è aumentata fino a un massimo di diciotto anni in caso di morte di più persone. E’ prevista un’aggravante se il conducente si dà alla fuga. L’articolo 2 prevede la reclusione da due a quattro anni per il reato di lesioni personali stradali e nautiche. Tra le pene accessorie è prevista la revoca della patente. L’articolo 3 reca modifiche di coordinamento al codice penale. L’articolo 4 prevede l’esecuzione coattiva degli accertamenti se la persona si rifiuta di sottoporvisi. L’articolo 5 modifica il codice di procedura penale, prevedendo l’arresto obbligatorio in flagranza in caso di omicidio stradale. L’articolo 6 reca modifiche al codice della strada. Il relatore, Cucca (Pd), ha prospettato la possibilità di stralciare le norme sull’omicidio nautico che potranno essere esaminate, in modo più organico, in sede di esame del nuovo codice nautico.

Nella discussione generale sono intervenuti i senatori Lumia, Borioli, Donatella Albano, Stefania Pezzopane, Doris Lo Moro, Filippi (PD); Erika Stefani, Tosato, Candiani (LN); Orellana (Misto); Falanga, Liuzzi (CR); Scilipoti Isgrò, Malan (FI-PdL); De Cristofaro (SEL); Giovanardi (AP); Cappelletti (M5S). Un esplicito dissenso nei confronti del provvedimento è stato espresso da SEL: secondo il Gruppo l’inasprimento delle pene non risolverà il problema degli omicidi stradali, che va affrontato sul piano della prevenzione. Diversi senatori hanno avanzato rilievi giuridici puntuali, rilevando l’inopportunità di legiferare sull’onda emotiva legata a fatti di cronaca. In sede di replica, il relatore si è dichiarato contrario alla proposta della lega Nord di introdurre “l’ergastolo della patente”. Ha poi rilevato che la reclusione di otto anni è la soglia minima per evitare la sospensione condizionale della pena. La severità del sistema sanzionatorio appare giustificata dalla inosservanza diffusa delle norme del codice stradale. Il seguito della discussione è rinviato all’indomani. La seduta termina alle ore 19:44.

Mercoledì 10, nella seduta pomeridiana delle 16,30 viene approvato con modifiche, con 163 voti favorevoli, 2 contrari e 65 astenuti, il testo proposto dalla Commissione Giustizia dell’omicidio stradale. E’ prevista un’aggravante se il conducente si dà alla fuga. L’articolo 2 prevede la reclusione da due a quattro anni per il reato di lesioni personali stradali. Tra le pene accessorie è prevista la revoca della patente. L’articolo 3 reca modifiche di coordinamento al codice penale. L’articolo 4 prevede l’esecuzione coattiva degli accertamenti se la persona si rifiuta di sottoporvisi. L’articolo 5 modifica il codice di procedura penale, prevedendo l’arresto obbligatorio in flagranza in caso di omicidio stradale. L’articolo 6 reca modifiche al codice della strada. Nelle dichiarazioni di voto, sono intervenuti a favore del provvedimento i senatori Patrizia Bisinella (Misto), Maria Mussini (Misto), D’Ascola (AP), Cappelletti (M5S), Nadia Ginetti (PD). Annunciando voto favorevole, la senatrice Stefani (LN) ha però denunciato le contraddizioni di un governo che inasprisce le sanzioni e approva misure svuota-carceri. Falanga (CR) e Malan (FI-PdL) hanno annunciato l’astensione: favorevoli alla previsione di una fattispecie penale ad hoc per l’omicidio stradale. La seduta  termina alle ore 18:39.

Chiedo al senatore piemontese del Pd Daniele Borioli un’opinione su questo provvedimento appena approvato. Ecco la sua risposta: “Finalmente il reato di omicidio stradale prende forma nel codice penale italiano. Le famiglie che da anni attendevano giustizia vedono riconosciuta dallo Stato la loro battaglia.  Chi causa tragedie mettendosi alla guida ubriaco o sotto l’effetto di sostanze non la farà più franca. È una bella pagina di civiltà politica”. Vedremo se è vero.

Giovedì 11, l’Aula ha iniziato i lavori alle 9,32 ed ha avviato l’esame del ddl n. 1678, nel testo proposto dalla Commissione, recante delega al Governo per l’attuazione della direttiva 2014/23/UE del 26 febbraio 2014 del Parlamento europeo e del Consiglio sull’aggiudicazione dei contratti di concessione, della direttiva 2014/24/UE del 26 febbraio 2014 del Parlamento europeo e del Consiglio sugli appalti pubblici e che abroga la direttiva 2004/18/CE e della direttiva 2014/25/UE del 26 febbraio 2014 del Parlamento europeo e del Consiglio sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali e che abroga la direttiva 2004/17/CE. Il ddl, composto di un solo articolo, reca una delega al governo per il recepimento di tre direttive che riordinano la normativa dell’Unione europea. La delega, che dovrà essere attuata entro il 18 febbraio 2016, prevede la redazione di un nuovo codice degli appalti pubblici e delle concessioni e la conseguente abrogazione delle attuali disposizioni. Il relatore, Stefano Esposito (Pd), ha evidenziato i criteri direttivi introdotti dalla Commissione: il divieto di affidamento dei contratti attraverso procedure derogatorie, che possono essere adottate soltanto nelle emergenze legate alle calamità naturali; la sostituzione del criterio del massimo ribasso con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, anche nei servizi ad alta intensità di manodopera nei quali dovrà applicarsi il contratto più favorevole ai lavoratori; la valorizzazione di esigenze di sostenibilità ambientale e di clausole sociali; la previsione di forme di dibattito pubblico nei territori interessati da opere infrastrutturali che hanno impatto sull’ambiente; la valorizzazione della fase progettuale e il contenimento delle varianti in corso d’opera; il rafforzamento dei poteri di vigilanza e indirizzo dell’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), che elaborerà contratti-tipo e bandi-tipo e istituirà un albo nazionale dei commissari di gara; la riduzione del numero delle stazioni appaltanti; la qualificazione degli operatori economici che partecipano agli appalti; la riduzione degli oneri documentali e la digitalizzazione delle procedure di affidamento; l’impossibilità per il contraente generale di scegliere il direttore dei lavori e la creazione, presso il ministero delle infrastrutture, di un albo nazionale per il ruolo di responsabile dei lavori; l’affidamento delle concessioni mediante procedura ad evidenza pubblica, con una disciplina transitoria per le concessioni autostradali.

Nella discussione generale sono intervenuti i sen. Pamela Orrù, Laura Cantini, Borioli, Sonego, Valeria Cardinali, Lumia, Laura Puppato, Angelica Saggese, Mirabelli, Vaccari, Filippi (PD); Crosio, Arrigoni (LN); Margiotta (Misto); Malan, Carraro, Gibiino (FI-PdL); Loredana De Petris, Cervellini (SEL); Scibona, Rosetta Blundo (M5S); Barani (GAL). Tutti i gruppi hanno espresso apprezzamento per il lavoro svolto in Commissione. Il seguito dell’esame è rinviato alla seduta di martedì 16 giugno.

Tutti i senatori sono stati convocati alle 15 in seduta comune alla Camera dei Deputati per l’elezione di due giudici della Corte Costituzionale (per il primo di essi si tratta del ventitreesimo scrutinio – maggioranza dei 3/5 dei componenti – mentre per il secondo si tratta del secondo scrutinio – maggioranza dei 2/3 dei componenti). Poiché nessun candidato ha ottenuto la maggioranza prescritta, si dovrà procedere a nuovi scrutini che avranno luogo in data da destinarsi.

Una spada di Damocle sta per abbattersi sul governo Renzi: il caso Azzollini per il quale il presidente del Pd, Orfini,  dice che voterà per il suo arresto, ma subito dopo il vicesegretario Guerini lo corregge: “dovremo prima leggere le carte”.  La prossima settimana si presenta infuocata.

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