7 GIORNI IN SENATO/ Un codice degli appalti che intasa l’Autorità Anticorruzione

provenzanodi FRANCESCO MARIA PROVENZANO

Martedì 12 gennaio. I lavori dell’Assemblea riprendono alle ore 16,30. L’Assemblea avvia l’esame del ddl n. 1678-B (Delega appalti pubblici), recante deleghe al governo per l’attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sull’aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché per il riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, già approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati. Il ddl, composto da un solo articolo, assegna la delega al governo, che dovrà essere attuata entro il 18 febbraio 2016, per il recepimento di tre direttive che riordinano la normativa europea. Sono previste la redazione di un nuovo codice degli appalti pubblici e delle concessioni e la conseguente abrogazione delle attuali disposizioni. Tra i criteri della delega: la razionalizzazione del quadro normativo in materia di appalti pubblici e di concessioni al fine di semplificare le procedure; la trasparenza e pubblicità delle procedure di gara; la riduzione degli oneri documentali a carico dei soggetti partecipanti; il contenimento dei tempi e la piena verificabilità dei flussi finanziari; la razionalizzazione ed estensione delle forme di partenariato pubblico e privato; la revisione del sistema di qualificazione degli operatori economici; la razionalizzazione dei metodi di risoluzione delle controversie alternativi al rimedio giurisdizionale, anche in materia di esecuzione del contratto; il miglioramento delle condizioni di accesso, per le piccole e medie imprese e le imprese di nuova costituzione, al mercato degli appalti pubblici e delle concessioni; l’individuazione, per le procedure di affidamento, di modalità volte a garantire i livelli minimi di concorrenzialità, trasparenza e parità di trattamento; la trasparenza, nella eventuale partecipazione dei portatori qualificati di interessi ai processi decisionali finalizzati alla programmazione e all’aggiudicazione di appalti pubblici e concessioni.

Il relatore, sen. Stefano Esposito (Pd), ha dato conto delle numerose modifiche introdotte alla Camera, che ha ulteriormente precisato i criteri della delega, introducendo il coordinamento con le disposizioni in materia di tutela ambientale, il riferimento al costo del ciclo di vita nella valutazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa, la previsione di specifiche tecniche per assicurare l’accessibilità delle persone con disabilità, la previsione di una disciplina per i contratti di importo inferiore alle soglie di rilevanza comunitaria, la previsione di disposizioni per emergenze di protezione civile e di una specifica disciplina per i contratti secretati, il superamento della legge obiettivo. La Camera, inoltre, ha ampliato le possibilità di appalto integrato e le deroghe al principio di affidamento con gara ad evidenza pubblica, rafforzando però gli obblighi per l’affidamento in house. Nella discussione generale hanno preso la parola Malan, Gibiino (FI-PdL), Annamaria Parente, Laura Cantini (PD), Crosio (LN), Langella (AL), Orellana (Aut), Loredana De Petris (SEL). In replica il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Del Rio  ricorda che gli appalti pubblici valgono il quindici per cento del Pil e si è detto convinto che la revisione del codice degli appalti darà un contributo allo sviluppo economico e alla credibilità del Paese. In apertura di seduta la presidente di turno Lanzillotta ha ricordato la figura di Valerio Zanone, già segretario del Partito Liberale e senatore del Pd nella XV legislatura, scomparso lo scorso 7 gennaio. Dopo un minuto di silenzio, hanno partecipato alla commemorazione  Zanda (PD), Carraro (FI-PdL), Albertini (AP), D’Anna (AL), Compagna (GAL), Di Maggio (CR). La seduta termina alle 19,52.

Mercoledì 13 la seduta inizia alle 9,30. La Conferenza dei Capigruppo ha approvato modifiche e integrazioni al calendario dei lavori. Si stabilisce che  martedì 19 alle ore 15 inizierà l’esame del ddl costituzionale per il superamento del bicameralismo paritario e la revisione del titolo V: le dichiarazioni di voto inizieranno mercoledì 20 alle ore 17. Il rinnovo delle Commissioni permanenti avverrà dopo la seconda deliberazione della riforma costituzionale. Giovedì 21 sarà discussa la relazione del Ministro Orlando sulla giustizia. Il 26 gennaio sarò discussa la mozione di sfiducia al governo. Le opposizioni  rilevano che il contingentamento dei tempi sulla riforma costituzionale è ingiustificato e costituisce l’ennesima violazione delle procedure. La seduta termina alle ore 13.

Nella seduta pomeridiana delle 15,30  l’Assemblea – respingendo tutte le proposte di modifica avanzate dalle opposizioni nella seduta antimeridiana – conferma il calendario dei lavori comunicato dal presidente Grasso in apertura della seduta antimeridiana.

La seduta  termina alle 18,36.

Giovedì 14 la seduta inizia alle 9,33  e con 170 voti favorevoli, 30 contrari e 40 astenuti, L’Assemblea approva in via definitiva il ddl n. 1678-B (Delega appalti pubblici), recante deleghe al governo per l’attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sull’aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché per il riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture. Nelle dichiarazioni finali  Scibona (M5S)  annuncia voto contrario: il Senato – fa notare –  in prima lettura aveva svolto un ottimo lavoro, arricchendo un testo governativo modesto; le modifiche della Camera hanno alterato l’impianto del ddl, accentuando ambiguità e ampliando le deroghe. Nella prima lettura in Senato sono stati introdotti ulteriori criteri direttivi: la sostituzione del criterio del massimo ribasso con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, anche nei servizi ad alta intensità di manodopera; la valorizzazione di esigenze di sostenibilità ambientale e di clausole sociali; la previsione di forme di dibattito pubblico nei territori interessati da opere infrastrutturali che hanno impatto sull’ambiente; la valorizzazione della fase progettuale e il contenimento delle varianti in corso d’opera; il rafforzamento dei poteri di vigilanza e indirizzo dell’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), che elaborerà contratti-tipo e bandi-tipo e istituirà un albo nazionale dei commissari di gara; l’istituzione, presso il ministero delle Infrastrutture di un albo nazionale per il ruolo di responsabile dei lavori; l’affidamento delle concessioni mediante procedura ad evidenza pubblica, con una disciplina transitoria per le concessioni autostradali.

Annunciano l’astensione Anna Cinzia Bonfrisco (CR), Crosio (LN), Cervellini (SEL), Matteoli (FI-PdL). Secondo CR le modifiche della Camera creano problemi di messa in opera e di alterazione della concorrenza e dilatano oltre misura il ruolo di ANAC. Secondo LN non è condivisibile la reintroduzione dell’appalto integrato e occorre garantire finanziamenti e tempi certi alle opere strategiche. FI-PdL esprime perplessità sulle modifiche introdotte dall’altro ramo del Parlamento in tema di ricorsi al TAR, affidamento in house e concessioni autostradali, aggregazione delle stazioni appaltanti. SEL pone l’accento sul rispetto dei criteri direttivi nell’attuazione della delega, in particolare della clausola sociale che non può essere indebolita dal principio della concorrenza. Annunciano voto favorevole i senatori Barani (AL), Buemi (Aut), Mancuso (AP), Filippi (PD). In dissenso dal Gruppo, Falanga (AL) annuncia voto contrario.

Al termine della votazione ho ascoltato un componente della commissione lavori pubblici, Andrea Cioffi del M5s, che mi dice:  “Sul codice degli appalti, l’apertura alla Camera di una breccia nel muro che al Senato si era stato alzato di fronte ai concessionari, ha determinato il nostro voto contrario alla legge delega. Aver lasciato ai concessionari la possibilità di affidare senza gara il 20% degli appalti a società di loro proprietà continuerà a perpetuare quel sistema opaco al quale noi ci opponiamo. Inoltre caricare l’Autorità Anticorruzione  di ulteriori responsabilità porta a sovrapporre la figura del controllato a quella del controllore, creando un cortocircuito che va evitato. L’attribuzione di sempre maggiori funzioni all’Autorità Anticorruzione ci pare un modo per intasarla e minare la sua funzione positiva che è quella di controllare”.

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