7 GIORNI IN SENATO/ di F. M. PROVENZANO/ Come si è arrivati alla “riforma-aborto” della Rai (atto primo)

provenzanodi FRANCESCO MARIA PROVENZANO/

Lunedì 27 luglio alle ore 16 l’Assemblea di Palazzo Madama esamina il ddl n. 1977, di conversione del decreto-legge n. 78, in materia di enti territoriali. Le relatrici, Zanoni (PD) e Chiavaroli (AP), hanno illustrato i contenuti del provvedimento che persegue i seguenti obiettivi: dare attuazione all’intesa sancita nella Conferenza Stato-città ed autonomie locali del 19 febbraio scorso, al fine di consentire agli enti locali, tramite la ridefinizione degli obiettivi del Patto di stabilità interno per l’anno 2015, di programmare l’attività finanziaria per l’anno in corso e di predisporre in tempi rapidi il bilancio di esercizio per l’anno 2015. I senatori D’Alì (FI-PdL), Loredana De Petris (SEL) e Anna Bonfrisco (CR), nell’illustrare pregiudiziali di costituzionalità, hanno posto l’accento sulla disomogeneità ed eterogeneità del provvedimento. A favore delle pregiudiziali è intervenuto il sen. Mandelli (FI-PdL), contro il sen. Pagliari (PD). La seduta è terminata alle 18,04. E’ nel calendario dell’Aula anche il seguito della discussione della proposta di riforma della RAI e del servizio pubblico radiotelevisivo, nel testo licenziato dalla Commissione Lavori pubblici dopo l’esame, in sede referente, degli Atti Senato 1880 e connessi. La votazione finale è prevista per venerdì 31 luglio.

Martedì 28, l’Aula riunitasi alle 9,30 ha ripreso l’esame del ddl n. 1977 di conversione del decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, recante disposizioni urgenti in materia di enti territoriali. Nella discussione generale hanno preso la parola i sen. Gaetti, Giovanna Mangili, Rosetta Blundo (M5S); Laura Puppato, Lai, Stefania Pezzopane, Lucherini, Nerina Dirindin (PD); Alessia Petraglia (SEL); Piccoli, Amidei, Scilipoti Isgrò (FI-PdL); Erika Stefani (LN); D’Ambrosio Lettieri (CR); Gentile (AP). Mentre l’Aula era riunita per esaminare il ddl n.1977, il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha incontrato i giornalisti della Stampa Parlamentare a Palazzo Giustiniani per la tradizionale cerimonia del “Ventaglio”, e nel suo intervento ha ricordato che le intercettazioni non vanno limitate perché sono un mezzo di indagine irrinunciabile. Il ministro per i rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi, prima di porre la questione di fiducia sull’emendamento interamente sostitutivo presentato dal governo, ha evidenziato che i tagli alla sanità sono stati concordati in sede di Conferenza Stato Regioni. Ha poi sottolineato positivamente le misure per i comuni di Lombardia, Emilia Romagna e Sardegna colpiti da eventi calamitosi, l’allentamento del patto di stabilità per investimenti, edilizia scolastica e bonifica dell’amianto, lo stanziamento di risorse in attesa del completo riordino delle funzioni delle province. Il vice presidente della Commissione bilancio, Sangalli (PD), ha riferito sui profili di copertura del maxiemendamento che recepisce le modifiche approvate dalla Commissione di merito. E’ stata eliminata la norma sull’esonero dall’Iva per la formazione professionale, è stato esteso il periodo durante il quale i comuni commissariati possono beneficiare di un’anticipazione di liquidità, sono state introdotte una norma per la stabilizzazione dei precari della Calabria nei limiti del patto di stabilità e una disposizione che attribuisce le economie di spesa al comune di Milano in relazione a Expo. Nella discussione sulla fiducia sono intervenuti i senatori Serenella Fucksia, Barbara Lezzi (M5S), Malan, Ceroni (FI-PdL), Bruni (CR), Tosato (LN). Nelle dichiarazioni di voto hanno negato la fiducia i senatori D’Ambrosio Lettieri (CR), Silvana Comaroli (LN), Uras (Misto-SEL), Castaldi (M5S) e Mandelli (FI-PdL); hanno annunciato la fiducia i senatori Laniece (Aut), Gualdani (AP) e Santini (PD). La seduta è terminata alle ore 19:24. L’Assemblea, con 163 voti favorevoli e 111 contrari, ha rinnovato la fiducia al governo, approvando il maxiemendamento interamente sostitutivo del ddl n. 1977, di conversione del decreto-legge n. 78, recante disposizioni urgenti in materia di enti territoriali. Il testo passerà all’esame della Camera dei deputati. Il gruppo del M5S su questo provvedimento ha diramato la seguente nota in cui affermano: “Sulla Sanità italiana sta per abbattersi una vera e propria scure con cui il governo taglierà in maniera lineare servizi e prestazioni mediche. Quella che il governo sta mettendo in atto con il Piano Sanità è una vera e propria macelleria sociale: 2,3 miliardi di euro in meno ogni anno da qui al 2017, con la conseguenza che se avrai i soldi potrai curarti, diversamente sarai spacciato. Il governo tenta di far credere che si tratti di risparmio e razionalizzazione della spesa, ma metodo e calcoli di questa politica per fare cassa sono stati già bocciati anche dal Servizio di Bilancio del Senato”.

Mercoledì 29 luglio, alle ore 9.30, l’Aula con 189 no, 96 sì e 17 astenuti, con votazione a scrutinio segreto, ha respinto la domanda di autorizzazione all’esecuzione della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal gip nei confronti del senatore Azzollini, nell’ambito di un procedimento penale per i reati di associazione a delinquere e concorso in bancarotta fraudolenta. Il relatore di minoranza,  D’Ascola (AP), nell’illustrare la proposta di non concedere l’autorizzazione, ha rilevato che il fumus persecutionis oltre a fatti dolosi, è legato a modalità e tempi di esercizio dell’azione giudiziaria ovvero a infondatezza della pretesa punitiva per violazione di legge. Nella discussione  Di Maggio (GAL) e Buemi (Aut) hanno votato contro mentre Barbara Lezzi, Buccarella e Giarrusso (M5S) e la senatrice Ricchiuti hanno votato a favore dell’arresto. Azzollini (AP) ha spiegato di essere stato iscritto nel registro degli indagati sulla base di dichiarazioni testimoniali imprecise, discordanti, rese in tempi diversi, e di ricostruzioni illogiche.

Dai banchi del M5S si sono levate grida e urla di protesta al no all’arresto. “Con questo voto il Pd ha dimostrato di essere amico di Azzollini e nemico dei cittadini e della magistratura”. Così il capogruppo M5S Gianluca Castaldi ha commentato il voto con cui il  Senato ha negato l’arresto del senatore Ncd. Subito dopo l’Aula ha esaminato il rendiconto (doc. VIII, n. 5) e il bilancio interno del Senato (doc. VIII, n. 6). L’Assemblea ha approvato il rendiconto delle entrate e delle spese del Senato per l’anno 2014 e il progetto di bilancio interno del Senato per l’anno 2015. Nella discussione sono intervenuti Petrocelli, Cotti, Gaetti, Morra, Crimi, Santangelo, Vilma Moronese, Michela Montevecchi (M5S); Pegorer, Annamaria Parente, Angelica Saggese (PD); Buemi (Aut). L’Assemblea ha poi ripreso l’esame del ddl n. 1880 e connessi, nel testo proposto dalla Commissione, recante Riforma della RAI e del servizio pubblico radiotelevisivo. La seduta è terminata alle 19,58. Intanto in soccorso del governo arrivano i verdiniani con il nuovo gruppo Alleanza liberalpopolare.

Giovedì 30. L’Aula, riunitasi alle ore 9.30, ha proseguito la discussione della proposta di riforma della RAI e del servizio pubblico radiotelevisivo, nel testo licenziato dalla Commissione Lavori pubblici dopo l’esame, in sede referente, degli Atti Senato 1880 e connessi. Il provvedimento è stato incardinato nella seduta del 16. La votazione finale è prevista per venerdì 31 luglio. Appena il governo è andato sotto sull’art. 4 i senatori Alberto Airola, Andrea Cioffi e Marco Scibona hanno affermato: ” La maggioranza è andata sotto sull’art.4 della riforma Rai e il rischio di un nuovo tonfo è dietro l’angolo: tutto questo è frutto della forzatura voluta da Renzi, che ha messo in imbarazzo la sua stessa maggioranza imponendo il rinnovo del Cda con la legge Gasparri in tempi rapidi proprio mentre in Parlamento si cercava faticosamente un confronto sul testo di riforma della governance Rai. Il M5S aveva chiesto di aspettare, di rimandare le nomine a dopo la pausa estiva, ma Renzi con la sua solita arroganza ha fatto tutto da sè e ora ne paga le conseguenze”. Nell’Aula, riunita ad oltranza da stamattina per esaminare gli emendamenti alla riforma Rai, Enrico Buemi  comunica all’Aula la sua rinuncia come correlatore del disegno di legge di riforma della Rai.

Venerdì 31, l’Aula nella seduta antimeridiana, con 142 voti favorevoli e 92 contrari, approva, con modificazioni, la proposta di riforma della RAI e del servizio pubblico radiotelevisivo (Atto Senato 1880). Il provvedimento passa ora alla Camera. Nelle dichiarazioni di voto finali hanno annunciato voto contrario Anna Bonfrisco (CR), Paola De Pin (GAL), Crosio (LN), Loredana De Petris (SEL), Airola (M5S), Gasparri (FI-PdL). Hanno annunciato voto favorevole Laura Bianconi (AP) e Verducci (PD). Invece Buemi (Aut) ha annunciato un sostegno fortemente critico, ritenendo non applicabile un modello aziendale che ignora la funzione democratica del servizio pubblico. In dissenso dal Gruppo, Corradino Mineo (PD) ha annunciato voto contrario. Le opposizioni hanno rilevato che il titolo del ddl non corrisponde al contenuto: non si tratta di una riforma volta a rilanciare la RAI, ma di un provvedimento di manutenzione privo di respiro, che non ridefinisce la missione del servizio pubblico, non garantisce pluralismo, indipendenza, qualità, non rispetta le sentenze della Corte costituzionale in materia. La nuova governance non ha riscontri nell’esperienza europea: anziché separare le funzioni di indirizzo e controllo dalla gestione aziendale, il provvedimento consegna la RAI al governo, che nomina l’amministratore delegato, e al partito di maggioranza, che controlla il consiglio di amministrazione. L’iter del ddl è l’emblema del fallimento di un premier illusionista e arrogante, incapace di dialogare con il Parlamento e perfino con il suo partito. Dopo aver annunciato di voler togliere i partiti dalla RAI, Renzi ha presentato un ddl peggiore della legge vigente e ha poi deciso di nominare, entro martedì prossimo, il nuovo consiglio di amministrazione sulla base della vituperata legge Gasparri.

La seduta è terminata alle 11,43. Al termine della seduta ho ascoltato il sen.Buemi, il quale mi ha detto: “La Rai è un’istituzione culturale e al contempo un’azienda industriale che veicola un prodotto duplice, l’informazione e la cultura, fondamentale per la democrazia, al nostro Paese. Per questo ha bisogno di una governance efficiente che affronti la concorrenza del mercato, pur mantenendo le sue specificità. La Rai, infatti, ha due capitali, uno economico-finanziario e l’altro democratico che non possono essere gestiti dagli stessi soggetti. Il primo è giustamente nelle mani del governo, il secondo, invece, dovrebbe essere di competenza del Parlamento proprio perché la governance dell’azienda pubblica radiotelevisiva deve, sì, rispettare i criteri e le norme del Codice civile e di quello societario, come tutte le aziende, ma, poiché realizza un prodotto specifico, il suo Statuto dovrebbe avere necessariamente un carattere peculiare”.

 

 

 

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