Suicida in casa Antonio Catricalà, avvocato, docente universitario, presidente degli Aeroporti di Roma e dell’Istituto Grandi Infrastrutture, ex sottosegretario e Garante della concorrenza. Nel suo ultimo articolo su “MF” citava Draghi

Una foto dell’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, ospite della trasmissione “Porta a Porta” il 9 gennaio 2012 (foto Ansa di Alessandro Di Meo)

Antonio Catricalà, presidente del consiglio di amministrazione della società Aeroporti di Roma e nominato nei giorni scorsi presidente dell’Igi, l’Istituto grandi infrastrutture,  è stato trovato morto nella sua abitazione a Roma nel quartiere Parioli. Secondo quanto si apprende da fonti investigative, si sarebbe suicidato sparandosi un colpo di pistola. Sul posto è intervenuta, chiamata al telefono dalla moglie, la Polizia giudiziaria insieme con uomini della Scientifica. La Procura di Roma ha avviato un fascicolo di indagine. Il pm di turno, Giovanni Battisti Bertolini, si è recato in via Antonio Bertoloni per un sopralluogo.

L’Aula del Senato ha rispettato un minuto di silenzio in sua mempria, su invito della presidente Elisabetta Casellati, che, al termine della commemorazione di Franco Marini, scomparso nei giorni sorsi, ha informato che “è venuto a mancare” l’ex sottosegretario, esprimendo “il cordoglio personale e dell’Assemblea” alla famiglia.

Molti i messaggi di cordoglio alla famiglia di Catricalà. “Grande amico, grande servitore dello Stato, Antonio Catricalà lascia un incolmabile vuoto in tutti quelli che lo hanno conosciuto e hanno avuto l’onore e il privilegio di lavorare con lui”, scrive su Facebook il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, aggiungendo che “è un dolore fortissimo”.

“Siamo sgomenti, sconvolti e addolorati per la morte di Antonio Catricalà. Fine giurista, uomo di Stato che ha saputo rappresentare le Istituzioni con disciplina e onore. Mancherà profondamente alla comunità politica di Forza Italia, mancherà all’Italia. Alla famiglia le più sentite condoglianze”, scrive in una nota Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia e portavoce dei gruppi azzurri di Camera e Senato.

Nato a Catanzaro il 7 febbraio del 1952, Catricalà è stato avvocato, magistrato, dirigente della pubblica amministrazione, quindi politico. Ha iniziato i primi passi della sua attività, dopo la laurea in giurisprudenza, come avvocato cassazionista, è stato magistrato del Consiglio di Stato, presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. E sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel governo di Mario Monti, nel 2011, per poi ricoprire il ruolo di viceministro al Ministero dello Sviluppo Economico con Enrico Letta.

L’intercambiabilità tra ruoli politici e ruoli tecnico-manageriali è stata una sua costante. Il 30 giugno 2015 viene nominato presidente dell’OAM (Organismo per la gestione degli Elenchi degli Agenti in attività finanziaria e dei Mediatori creditizi). Il 20 aprile 2017 diventa presidente di Aeroporti di Roma, ruolo che ricopriva tutt’ora e nei giorni scorsi era stato nominato presidente dell’IGI (l’Istituto grandi infrastrutture).

Allievo di uno dei massimi esperti di diritto privato, il professor Rescigno, Catricalà ha anche avuto una parentesi come professore all’Università degli studi di Roma Tor Vergata. È stato presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato dal 9 marzo 2005 al 16 novembre 2011.

Il 16 novembre 2011 il salto nella stanza dei bottoni del Governo con la nomina a sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Il 2 maggio 2013 viene nominato viceministro al Ministero dello Sviluppo Economico con il ministro Flavio Zanonato nel Governo Letta, con delega alle comunicazioni.

Un civil servant apprezzato in modo particolare nel centrodestra. Tanto da essere candidato nel 2014 alla carica di giudice della Corte costituzionale in sostituzione del giudice Luigi Mazzella. Catricalà fu sostenuto direttamente da Silvio Berlusconi e Gianni Letta, superando la candidatura di un azzurro doc, quella dell’ex Presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera e della Commissione d’inchiesta sul G8 di Genova, Donato Bruno. E le voci di un suo nuovo ruolo nel governo erano cominciate a circolare proprio pochi giorni fa, facendolo entrare nella rosa dei possibili sottosegretari a Palazzo Chigi, quando Sergio Mattarella conferì l’incarico a Mario Draghi di formare il nuovo Esecutivo.

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“Quella stretta via tra Stato e mercato per rilanciare l’Italia”: è con questo titolo che è stato pubblicato il 27 gennaio scorso su “Milano Finanza” l’ultimo intervento scritto di Antonio Catricalà. Un articolo quanto mai attuale, dedicato all’intervento dello Stato nell’economia e scritto citando anche Draghi pochi giorni prima che l’ex banchiere centrale ricevesse l’incarico di formare il nuovo governo.

«Nel dibattito pubblico quando si discute dell’intervento dello Stato nell’economia si evoca il fantasma dell’Iri additandolo a esempio negativo – osservava Catricalà – Invece  dobbiamo ripartire proprio da quell’acronimo che indicava nella ricostruzione industriale la mission dell’Istituto. Siamo in una fase straordinaria, che richiede la mobilitazione di tutte le energie del Paese e l’abbandono di contrapposizione ideologiche.

L’emergenza, dunque, impone di concentrarci sulle condizioni dell’intero tessuto produttivo e sull’assetto che si intende dare al sistema economico italiano…L’intervento diretto dello Stato nelle imprese è infatti solo uno strumento da utilizzare, con attenzione, per ridare slancio a un’economia che da troppi anni stenta a crescere, con ciò ampliando in modo inaccettabile le diseguaglianze sociali».

E così proseguiva: «Siamo davanti a un passaggio epocale durante il quale occorrerà contaminare modelli antitetici tra loro. Perché ha ragione il documento del G-30 coordinato da Mario Draghi a evocare ‘una certa quantità di distruzione creatrice’ e a prevedere che ‘alcune aziende si ridimensioneranno o chiuderanno, altre apriranno; alcuni lavoratori dovranno cambiare imprese e settori con un appropriato re-training e assistenza nella transizione. Ma non sarà il libero mercato a sprigionare la sua distruzione creatrice: sarà la mano, visibilissima, dello Stato a guidare la direzione. E non solo in Italia.  Next Generation Eu rappresenta del resto il tentativo di tutta Europa di ridisegnare la propria economia rendendola competitiva, sostenibile e inclusiva. E ovunque il ruolo dei governi sarà determinante. L’Italia non potrà essere da meno, anche a costo di utilizzare strumenti invisi ai puristi del libero mercato. Purché non si compiano gli errori del passato dei quali ancora oggi paghiamo il conto».

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