La Consulta da’ ragione ai migranti e squalifica Salvini e Conte. Si aggrava la già difficile condizione per autostrade e il presidente del Consiglio riprende il suo giro europeo.                                                                                                                           Allo sconforto e allo smarrimento gli italiani tentano di rispondere con lo sport ed una pazienza infinita, io con un po’ di ricordi! Ma quanto potrà durare?

Per fortuna ricorrono i 70 anni di Adriano Panatta ed è gran festa su giornali e tv per il grande tennista italiano che ha in larga misura reso popolare uno sport considerato sino ad allora di élite. Insieme a Nicola Pietrangeli è stato la principale bandiera del tennis italiano, vincitore spesso in modo singolare e sorprendente dei più grandi tornei. E’ stata più volte raccontata l’avventura delle scarpe da tennis giuntegli al Roland Garros pochi attimi prima che iniziasse la sua finale vittoriosa. Un trionfo di un borgataro romano, raccattapalle nel circolo dove il padre era custode . E’ assurto a trionfatore nel più grande campo in terra battuta del mondo. Allora il tennis era molto diverso e Panatta eccelleva nel gioco aereo con l’invenzione di una sorta di palombella, colpo giocato con le spalle alla rete in cui Adriano era un vero fenomeno.

Anche i ragazzi a scuola seguivano le sue vittorie con entusiasmo quasi di tipo calcistico anche quando si aprì un acceso dibattito con schieramenti contrapposti a proposito dell’opportunità di recarsi nel Cile di Pinochet per la finale di coppa Davis. L’Italia vinse grazie soprattutto a Panatta che era stato il principale sostenitore della campagna a favore della trasferta in Cile. Forse l’elettorato di sinistra, non però i dirigenti del partito comunista, non perdonarono mai la scelta della nazionale italiana, accusata di dare una mano al dittatore Pinochet, autore responsabile della defenestrazione con le armi del Presidente Allende e di atrocità ferocissime. Di tutto questo ci parlò con corrispondenze straordinarie, Italo Moretti giornalista coraggioso della sede Rai di Perugia che si è sempre battuto per la libertà dei cileni e la caduta del dittatore, forte dell’ aiuto e del sostegno della Cia. Il riferimento a Pinochet mi porta a ricordare con stima e amicizia lo straordinario valore di uno dei migliori reporter della Rai, Claudio Speranza, dotato di un naturale intuito per la bellezza delle immagini e il racconto originale e sempre vivo della realtà che doveva rappresentare. Schivo e modesto, sempre disponibile e generoso, Claudio Speranza ha girato più volte in lungo ed in largo il mondo intero raccontando in profondità e bellezza , problemi e drammi del mondo  : dall’Africa all’America Latina, dal Medio Oriente ai Balcani , dalla strage di via Fani al ritrovamento del corpo di Moro, dall’abbattimento drammatico delle 2 torri, alla complicata ma straordinaria inchiesta sui rapporti Cia e P2, insieme al collega Ennio Remondino . Non sarà di certo semplice a tutti l’accostamento che ho osato tra Panatta tennista e Claudio Speranza operatore Rai. Tra chi spadroneggiava e mieteva successi con straordinari colpi di racchetta che entusiasmavano gli spettatori dei più importanti stadi e Claudio Speranza quasi sconosciuto al grande pubblico, perché sempre con l’occhio dietro la telecamera a riprendere e rappresentare la realtà con grande perizia in modo da coglierne sempre bellezza e significato attraverso lo sforzo costante per non smarrire mai il senso di umanità che quelle immagini avrebbero suscitato in milioni di telespettatori. Una attività professionale dietro la telecamera come si diceva ma che risultavano la parte più sostanziale e costruttiva della narrazione. In certo senso mi ha ricordato il recente lutto per la morte del grande maestro Morricone . superficialmente poteva apparire meno commento musicale al film , era invece una grande creazione musicale che accompagnava e dava sostanza a tutto il racconto con luminosità e bellezza. Chiedo scusa se ho ecceduto per amore al tennis e alla fondamentale importanza sempre assegnata al lavoro del reporter e alla sua funzione insostituibile. Devo però chiudere sempre più preoccupato per la condizione precaria e difficile dell’Italia che continua pericolosamente a galleggiare senza offrire una credibile via di crescita e di sviluppo.

Nuccio Fava

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