CORONAVIRUS/ Ecco le misure straordinarie di sicurezza decise dal Consiglio dei Ministri per l’area focolaio del contagio. Università ferme in Lombardia fino al 2 marzo. Sospese anche partite di calcio

 

Divieto di allontanamento e di ingresso nelle aree ‘focolaio’ del virus, che saranno presidiate dalle forze di polizia e, in caso di necessità, anche dai militari, con sanzioni penali per chi viola le prescrizioni. Stop alle gite scolastiche in Italia e all’estero; sospensione di tutte le manifestazioni pubbliche – a partire da tutte quelle previste per oggi in Lombardia e Veneto, compresa la serie A – quarantena con “sorveglianza attiva” per tutti coloro che sono stati in contatto con casi confermati del virus. E ancora: chiusura di scuole, negozi e musei, stop a concorsi, attività lavorative private e degli uffici pubblici, fatti salvi i servizi essenziali, limitazione per la circolazione di merci e persone.

Il Consiglio dei ministri, al termine di una riunione fiume tenuta nella sede della Protezione Civile, ha approvato un decreto con misure durissime per tentare di arginare il diffondersi del coronavirus dopo il verificarsi dei focolai in Lombardia e Veneto e il primo caso registrato in Piemonte, che ha portato il totale dei contagiati a 76.

Abbiamo adottato un decreto per tutelare la salute degli italiani, che è quella che ci sta più a cuore e che nella gerarchia dei valori costituzionali è al primo posto“, dice il presidente Giuseppe Conte ripetendo più volte che gli italiani “devono avere fiducia” nella politica e nelle istituzioni scientifiche, che stanno facendo tutto il possibile.

Le misure di cui parla il presidente del Consiglio riguardano al momento i dieci comuni del lodigiano individuati già ieri, dove vivono oltre 50mila persone, e l’area di Vo’ Euganeo, in provincia di Padova. Saranno, a tutti gli effetti, zone rosse: non si entra e non si esce. Non solo: all’interno delle zone focolaio “l’accesso ai servizi pubblici essenziali e agli esercizi commerciali per l’acquisto di beni di prima necessità – dice il decreto – è condizionato all’utilizzo di dispositivi di protezione individuale”.

E a tutti coloro che hanno avuto “contatti stretti con casi confermati” dovrà essere applicata la “misura della quarantena con sorveglianza attiva“. Perciò il decreto prevede che siano le forze di polizia a garantire “l’esecuzione delle misure” e, “ove occorra”, si potrà ricorrere anche all’utilizzo dei militari. “Il mancato rispetto delle misure di contenimento è punito ai sensi dell’articolo 650 del codice penale”, che prevede una multa e l’arresto fino a 3 mesi. Misure pesantissime, dunque, che potranno essere estese anche ad altre aree nel caso fosse necessario. “Dobbiamo essere flessibili anche perché non è detto che le misure prese oggi siano utili domani” ha ammesso il premier. Non ci sarà, invece, la sospensione di Schengen, come aveva chiesto Matteo Salvini quando il governo ha informato l’opposizione delle misure che sarebbero state prese.

“Adotteremo sempre misure nel segno dell’adeguatezza e della proporzionalità. Ora non ci sono i presupposti per chiedere la sospensione della libera circolazione delle persone. E’ una misura draconiana e sproporzionata rispetto alla necessità di contenere contagio. E poi cosa vogliamo fare dell’Italia? Un lazzaretto? Non ci sono le condizioni”, ha detto chiaramente Conte rivendicando come il governo intero si assume “la piena responsabilità politica” delle scelte fatte.

Conte ha anche annunciato che nei prossimi giorni il governo varerà un altro decreto contenente però le misure economiche e di ristoro che dovranno essere messe in campo per far fronte alla sospensione di tutte le attività nelle aree focolaio dell’infezione. Il percorso per arrivare al testo approvato a tarda sera, però, non è stato così liscio. Nel corso del Cdm ci sono state diverse discussioni tra le varie anime del governo, con alcuni che chiedevano una linea dura e altri che, invece, fino alla fine hanno tentato di evitare che intere zone del paese diventassero, di fatto, delle zone off limits per tutti. Tra questi il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che proprio da Lodi proviene.

Tutte le attività didattiche delle università lombarde saranno sospese dal 24 al 29 febbraio per la diffusione del Coronavirus. Lo rende noto, con un comunicato, Remo Morzenti Pellegrini, Rettore dell’Università degli Studi di Bergamo e Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Lombarde.
“Riteniamo che, in assenza di diverse indicazioni da parte delle Autorità, tutte le attività – viene spiegato – potranno riprendere lunedì 2 marzo“. “L’evoluzione della situazione relativa alla diffusione del Coronavirus impone l’adozione di misure cautelative a tutela della salute pubblica e del sereno funzionamento delle attività istituzionali di tutti gli atenei della Lombardia, stante la naturale e massiccia mobilità degli studenti, lombardi e non, all’interno del territorio regionale” spiega Remo Morzenti Pellegrini.

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