VERGOGNA ROMANA/ Tangenti e favori: politici, imprenditori e dirigenti in manette per lo stadio della Roma. Parte lesa il club giallorosso. Pallotta: “Lo stadio si fa”

di FABIO CAMILLACCI/ La telenovela “Stadio della Roma” finisce male, anzi malissimo. Sedici indagati, di cui 6 agli arresti e 3 ai domiciliari, due pezzi importanti dell’amministrazione Raggi coinvolti, un ex assessore della Giunta regionale di Zingaretti, un sistema corruttivo messo in campo dal costruttore romano Luca Parnasi per facilitare l’avanzata del dossier sull’impianto da costruire a Tor di Valle. Questo, in sintesi, l’esito dell’indagine “Rinascimento”, coordinata dal pm aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Barbara Zuin e condotta dai Carabinieri guidati dal colonnello D’Aloia. Indagine avviata molto tempo fa sugli affari del costruttore Scarpellini, poi passata alle manovre di Marra, infine sfociata sul gruppo Parnasi. L’inchiesta scuote Roma e la AS Roma alle prime luci dell’alba, quando vengono eseguite le ordinanze di custodia cautelare. Al Gruppo Parnasi, a cominciare dal costruttore che sarebbe il capo di questa organizzazione, sono attribuite anzitutto ipotesi di reati per associazione a delinquere. Decisive le intercettazioni ambientali prese negli uffici del gruppo del costruttore (nella foto: Luca Parnasi e Luca Lanzalone).

L’inchiesta “Rinascimento”. Il procuratore Paolo Ielo spiega che: “Le misure cautelari che hanno colpito i soggetti privati, sono la parte forte di questo sistemo corruttivo”. Tutto, ovviamente, ruota intorno al percorso burocratico che segue il progetto della costruzione dello stadio. Agli interlocutori pubblici viene richiesto un intervento in cambio di promesse di denaro, facilitazioni e assunzioni per parenti. Nessun dipendente dell’AS Roma è indagato, anche se il presidente James Pallotta potrebbe essere ascoltato come persona informata dei fatti per fornire alcuni chiarimenti.
Sono ai domiciliari tre grossi nomi della politica romana e regionale: l’ex assessore all’Urbanistica Michele Civita (Pd), cui sarebbe stata garantita l’assunzione del figlio. Il vice presidente del Consiglio regionale Adriano Palozzi (FI), cui sarebbero state pagate fatture per prestazioni inesistenti per un valore di circa 25mila euro. L’ex consulente del Comune Luca Lanzalone, oggi presidente dell’Acea (area M5S), che avrebbe ottenuto incarichi per il suo studio legale del valore di circa centomila euro. Il coinvolgimento di Lanzalone, che fu chiamato a gennaio dello scorso anno proprio per sbloccare il dossier stadio e trovare un accordo tra Campidoglio e proponenti, fa tremare la Giunta Raggi. Coinvolto anche il capogruppo del M5S in Campidoglio, Paolo Ferrara, che avrebbe ottenuto aiuto su un progetto di restyling del lungomare di Ostia. E’finito nel registro degli indagati anche il consigliere comunale di Forza Italia Davide Bordoni.

Pallotta: “La Roma non c’entra nulla, lo stadio si fa”. Nel caos totale interviene anche il presidente del club giallorosso James Pallotta, intercettato fuori dal suo hotel in centro: “Com’è stato detto ufficialmente, la Roma non c’entra nulla. Tutto ciò non avrà alcuna influenza sullo Stadio. I tifosi preoccupati che io possa vendere? Non l’ho mai detto. Solo in caso di ritardi, non vedo perché debbano esserci ritardi visto che il club non ha fatto niente di male. Dovremmo aver approvato lo stadio e non vedo perché debba bloccarsi l’iter. Tutti lo vogliono, costruiamolo. La gente preoccupata che non si faccia lo stadio? Allora mi verrete a trovare a Boston. Tutto è stato trasparente, la Raggi ha detto che era tutto ok. Non dovremmo avere problemi. Se ho sentito Parnasi? Non credo abbia il cellulare in galera, non ho parlato con nessuno”.

La conferenza stampa dei magistrati. Tangenti in denaro, promesse di assunzioni, ricche consulenze: questi dunque i metodi corruttivi emersi dalle indagini, e gli inquirenti spiegano: “Una corruzione sistemica, che ha avuto un crescendo rossiniano, ma con pagamenti a volte da corruzione pulviscolare”. Addirittura, un collaboratore del gruppo Parnasi, da qualche tempo consulente del Milan per individuare un’area per il nuovo stadio, ha provato ad esportare nel comune di Milano il modello corruttivo, contattando un assessore che lo ha rispedito al mittente. Cosa succederà ora al dossier stadio? Non è competenza di chi ha condotto le indagini, ma il progetto sarà sospeso dal Comune con una procedura di autotutela. Sospeso, e chissà se a questo punto ripartirà mai. L’ennesima brutta storia tutta italiana: un’assurda telenovela de’ noantri finita nel peggiore dei modi.

 

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