VERBA VOLANT/ Salvini: “Il premier sarò io”. Di Maio: “L’incarico di formare il governo toccherà a me”. Perché entrambi (per ora) dicono una sciocchezza

Matteo Salvini, ha detto a Zapping (Radio1) parlando del dopo elezioni e delle divisioni nel centrodestra: “Mi interessa vincere per governare, quindi le distanze preferisco metterle in luce prima. Se la Lega prende un voto in più rispetto agli alleati sono io il premier, Berlusconi non è candidabile”.

Il segretario della Lega, dunque, è sulla stessa linea (per contrasto) di Luigi Di Maio (M5s), che dice: “Noi saremo il primo partito alle prossime elezioni e il presidente della Repubblica dovrà dare a me l’incarico di formare il governo”.

Ma entrambi dicono una sciocchezza. Le cose non stanno così.

Sia Salvini sia Di Maio fingono di non sapere che il presidente della Repubblica – dopo aver consultato tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento, nonché i presidenti delle Camere e gli ex presidenti della Repubblica – conferisce l’incarico alla persona (può essere anche un non parlamentare) che, in base alle indicazioni ricevute dalle delegazioni di tutti i gruppi parlamentari, ha le maggiori probabilità di riuscire a formare un governo in grado di ottenere la fiducia da sia dalla Camera dei deputati sia dal Senato.

E poi la qualifica di premier in Italia non esiste: è un termine usato dai giornali perché è difficile far entrare in un titolo la formula indicata dalla Costituzione per definire il capo del governo e cioè “Presidente del Consiglio dei ministri“.

 

 

 

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