Uno dei due accusati del pestaggio di Alatri era stato arrestato il giorno prima per droga a Roma e rilasciato

I fratellastri Mario Castagnacci, di 27 anni, e Paolo Palmisani, 20 anni, in una foto tratta dal pagina facebook

Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, i due ragazzi di 27 e 20 anni fermati nell’ambito dell’inchiesta per l’omicidio del ventenne Emanuele Morganti, massacrato di botte ad Alatri fuori da un locale mentre difendeva la fidanzata, sono stati posti in regime di isolamento nel carcere romano di Regina Coeli per il rischio di ritorsioni e minacce da parte di altri detenuti. Intanto l’avvocato di Castagnacci, Tony Ceccarelli, ha deciso di rinunciare all’incarico. “E’ stata una decisione autonoma, presa senza alcuna pressione”, sottolinea il legale. “Lo dico – specifica – perché in questi giorni sono stati molti i colleghi, anche di indagati più marginali, che sono stati minacciati e malmenati”.

Castagnacci era stato fermato a Roma giovedì 23 marzo perché trovato in possesso di centinaia di dosi di droga ma fu rilasciato il mattino successivo, ovvero il 24 marzo. La notte poi avvenne ad Alatri il terribile pestaggio di Emanuele. Il gip, convalidando l’arresto per Castagnacci e altri tre complici, riconobbe la tesi difensiva del “consumo di gruppo” che portò alla scarcerazione.

E intanto vengono intensificati i servizi di pattugliamento ad Alatri. Secondo quanto si apprende da fonti investigative, non ci sarebbero nuovi episodi di minacce o ritorsioni ma il maggior numero di pattuglie serve proprio a prevenire che possano accadere altri “episodi spiacevoli”.

Mario Castagnacci, 27 anni, e Paolo Palmisani, 20 anni, i due fratellastri di Alatri, si erano rifugiati da alcuni parenti a Roma. Per il Procuratore capo di Frosinone, Giuseppe De Falco, ad armare le loro mani in quei 15 interminabili minuti di violenza consumatisi nella notte tra venerdì e sabato nella piazza di Alatri forse è stata una volontà di controllo del territorio, la volontà di mostrare a tutti “chi comanda”. Una volontà annebbiata probabilmente da un mix di cocaina e alcol. E così un ragazzino “innocente e perbene” è diventato, complice un litigio in un locale con un ubriaco, preda di un branco assetato di violenza che, stando ad alcune testimonianze, si è persino armato di un manganello e una chiave inglese per colpirlo, inseguirlo, infierire senza pietà fino a finirlo con un pugno letale. Un pugno sferrato, secondo l’ipotesi accusatoria, da Castagnacci, che ha fatto crollare Emanuele in terra, sbattendo la testa contro un’auto.

I due fratellastri sono i primi due identificati dai carabinieri come alcuni dei responsabili del pestaggio; ma vi sarebbero ancora altri 7 indagati. Emanuele, dopo la lite nel locale, è stato vittima di due pestaggi in due momenti differenti e alcuni suoi amici, in particolare uno, ha tentato di difenderlo, ma inutilmente.

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