TRAGEDIA DEL PONTE DI GENOVA/ I tempi della ricostruzione si dilatano. Solo colpa delle procedure giudiziarie? La Procura dice di no

La vicenda del ponte Morandi crollato a Genova rischia di trasformarsi in una telenovela destinata a un numero di puntate più lungo della serie di Rai 3 “Un posto al sole“.  Dopo l’udienza giudiziaria di ieri dedicata all’incidente probatorio , infatti, è stato deciso che hanno due mesi di tempo per le loro indagini i periti incaricati di stabilire le responsabilità del tragico disastro, costato la vita a 43 persone e lo stravolgimento della vita di una città e delle aree collegate nonché della vita degli abitanti delle case crollate o minacciate di crollo da quel ponte. Quindi si presume che prima di quei due mesi (salvo sperabili accelerazioni) non si potrà procedere né allo sgombero degli immensi materiali precipitati né all’avvio di lavori per il rifacimento dell’opera. A ciò però si appiglia anche il governo, a quanto pare, per prendere altro tempo per la nomina del commissario straordinario che dovrà guidare l’opera di ricostruzione e per avviare gli altri adempimenti. E di ciò cominciano ad accusarlo anche gli sfollati, sia quelli che hanno avuto la casa distrutta sia quelli la cui casa si trova sotto ciò che resta del ponte ma non possono accedervi per il pericolo che ciò comporterebbe.

Il procuratore Cozzi (Foto Ansa di Luca Zennaro)

Oggi a dare un filo di speranza a queste persone e contemporaneamente una mezza smentita ai rinvii del ministero delle Infrastrutture e al ministro Toninelli  arriva una dichiarazione del capo della Procura di Genova, Francesco Cozzi.   Il quale ha detto: “I tempi della demolizione non dipendono dalla Procura. Ci sono i periti nominati dal gip che dovranno fare i loro accertamenti e non è detto che non si possa poi procedere alla demolizione anche prima della scadenza dei 60 giorni”. Ed ha aggiunto: “Certo, c’è anche il problema che non è ancora stato presentato un piano da chi ha le competenze”.

Sono parole che daranno fiato a chi lamenta, come il comitato degli sfollati, titubanze e ritardi del governo, più impegnato – dicono – nel cercare capri espiatori e obiettivi punitivi che ad accelerare i tempi della ricostruzione.

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