TEMPI SUPPLEMENTARI/ La corsa al quarto posto si conferma in versione “ciapa no”. Stecca anche il Milan. Bagarre per Europa League e salvezza. Roma: fiducia a Di Francesco ma squadra in ritiro

di FABIO CAMILLACCI/La domenica dedicata al resto del programma della 15° giornata di Serie A ci dice tre cose: che la corsa al 4° posto è una corsa a “traversone” o “ciapa no”, fate voi; che è bagarre per la corsa all’Europa League (al momento 6 squadre racchiuse in 2 punti) e che la lotta salvezza è accesissima. Il Milan al Meazza, in una serata dedicata alla scomparsa di Gigi Radice (ex vincente dei due club), non va oltre lo 0-0 contro il Torino di Mazzarri (espulso per l’ennesima volta) e non sfrutta i passi falsi di Lazio e Roma. I rossoneri restano quarti ma non scappano. Anzi, va detto che stasera se c’era una squadra che avrebbe meritato di vincere a San Siro, questa era il Toro. Milan salvato dalle grandi parate di Donnarumma e dall’imprecisione sottoporta di Belotti e compagni (nella foto: Belotti contrastato da Abate). Ma i granata sono lì, in corsa per l’Europa minore con: l’Atalanta corsara per 3-1 a Udine, il Sassuolo, rocambolesco 3-3 interno con la Fiorentina e occasione gettata alle ortiche per gli emiliani, Parma, 1-1 casalingo in rimonta col Chievo; terzo pari di fila per i clivensi del neotecnico Di Carlo. Oltre a Roma e Samp. Più staccata la Viola ma i gigliati sono sempre da considerare per un posto nella prossima Europa Leaugue. Mentre per la lotta salvezza: continua a scalare la classifica l’Empoli, 2-1 al Castellani contro il Bologna e ora Pippo Inzaghi rischia l’esonero. Toscani letteralmente invece rigenerati da mister Iachini. Brodino per il Genoa, in settimana affidato a Prandelli: 1-1 a Marassi nella sfida con la diretta concorrente Spal. E ora spazio alla decisiva tre giorni di Coppe europee. Intanto, la Roma, come era prevedibile, conferma la fiducia a Eusebio Di Francesco ma decide di mandare la squadra in ritiro anticipato. E’ la seconda volta che accade in questa stagione. Chiaro segnale che a Trigoria le cose non vanno affatto bene e che le cose sono tutt’altro che chiare.

Gli anticipi del sabato

L’ultima follia della Roma: suicidio giallorosso a Cagliari. Esonero per Di Francesco? La Lazio non ride e anche Inzaghi rischia. Il Napoli prova a tenere vivo il campionato

AS Roma, al peggio non c’è mai fine. Quindi è giusto scomodare il grande Mel Brooks, parafrando il titolo di un suo esilarante film. A Cagliari, avanti 2-0, la squadra giallorossa è stata capace di ridare fiato a un Cagliari ormai rassegnato alla sconfitta. Incredibile. La squadra del mediocre Di Francesco, tecnico provinciale degno di una squadra provinciale, gioca bene e chiude il primo temp col doppio vantaggio grazie ai gol di Cristante e Kolarov. Nella ripresa, la Roma getta alle ortiche più volte la terza rete, poi ecco i soliti 10 minuti di follia e l’ennesima figuraccia. Stavolta comica, seppur drammatica sportivamente parlando. Assurdo. Un incubo per i labili calciatori capitolini, una meraviglia per i sardi che confermano la loro imbattibilità casalinga nel modo più inaspettato. La partita della Sardegna Arena, altro anticipo della 15° giornata, finisce così tra le lacrime di gioia dei padroni di casa e quelle di rabbia e di disperazione degli ospiti. In sintesi, la Roma si è suicidata prendendo il gol del 2-2 in undici contro nove, contro una squadra che a quel punto era nervosa e completamente fuori giri. Ancora una volta, sul banco degli imputati ci finisce Eusebio Di Francesco che non riesce proprio a dare grinta e testa a questa compagine; e peraltro fallisce clamorosamente i cambi inserendo l’ennesimo bimbo, Luca Pellegrini, esterno alto d’attacco e Pastore che a causa dei recenti infortuni non si regge in piedi. Praticamente, avanti 2-0 e con la partita in mano, l’allenatore smonta l’attacco per difendersi. Ma in tal modo che segnale dai all’avversario? Dimostri di aver paura. E infatti questi cambi danno forza al Cagliari che inizia a spingere come un matto dalla parte di Srna, trovando il pari in pochi minuti: prima con un colpo di testa di Ionita, poi col contropiede di Sau, da sempre bestia nera dei giallorossi. Un gol preso incredibilmente in contropiede: un gol subito con cui la Roma butta via se stessa. D’altronde, se la tua guida tecnica e atletica fa acqua da tutte le parti (tanti giocatori out per infortuni muscolari) e sul mercato continui a vendere certezze per comprare calciatori bambini e da far crescere, il risultato non può che essere questo; oggi la somma dell’età dei 4 calciatori del reparto offensivo romanista, faceva 81. Una rarità per una squadra che dice di puntare in alto. Ergo, se il tuo obiettivo sono solo e soltanto trading e plusvalenze di bilancio invece delle vittorie sportive, continuerai a tirare a campare. Andreotti amava dire: “Meglio tirare a campare che tirare le cuoia”. D’accordo col “Divo Giulio”, però è pure vero che “chi non risica non rosica”.

Pallotta furioso, Di Francesco rischia l’esonero. La prima impressione è chiarissima: la pazienza del mondo giallorosso, tifosi e società (colpevole come il tecnico abruzzese) sembra veramente finita. Dagli Usa la furia di James Pallotta è forte e chiara, Jim tuona: “E’ un disonore”. Il patron romanista, principale responsabile di questa situazione perchè il pesce puzza sempre dalla testa, non ne può più di certe brutte figure, di finali barzelletta, di partite da “oggi le comiche”. Pallotta è furioso sia con Di Francesco che con Monchi (ma entrambi li ha messi sotto contratto lui da incompetente americano quale è). E sono proprio l’allenatore e il direttore sportivo i primi a finire nel mirino della tifoseria col patron Zio Sam. I tifosi continuano a ripetere come un mantra, due sole parole: vergogna e dimissioni. Anche perchè Di Francesco lo ha fortemente voluto e difeso Monchi. Il grande sogno della piazza romana resta Antonio Conte, ma è una pista difficilmente praticabile e quindi i nomi più gettonati restano Paulo Sousa e Vincenzo Montella, con Roberto Donadoni più defilato. In queste ore, i colloqui tra dirigenti e presidente sono continui. Si attendono sviluppi da un momento all’altro, nonostante tra tre giorni la squadra sia di nuovo in campo in Repubblica Ceca a Plzen contro il Viktoria per una platonica partita di Champions League (la Roma, a sorpresa, è già sicura del passaggio agli ottavi; frutto di un girone morbido. Breve considerazione: in realtà nella società giallorossa, sempre per motivi di soldi, non c’è mai stata la reale volontà di cambiare allenatore. E allora, cassa vuota e “zeru tituli”. L’ennesima stagione da cestinare e senza titoli: la 7° da quando l’American Circus ha messo le tende a Trigoria.

Se Atene piange, Sparta non ride. Situazione analoga sulla sponda biancoceleste del Tevere: la Lazio non sa più vincere. Nonostante il lungo ritiro, la squadra di Simone Inzaghi (anche lui sul banco degli imputati come il suo dirimpettaio romanista) si fa beffare in extremis dalla Sampdoria ridotta in 10 uomini. Un suicidio in stile Roma. All’Olimpico non a caso finisce 2-2 come a Cagliari: Saponara risponde clamorosamente a Immobile al 99′. Roba da matti. Apre Quagliarella, pari di Acerbi, poi nel recupero il 2-1 di Immobile su rigore a cui risponde all’ultimo secondo il trequartista blucerchiato. Praticamente, una partita infinita. La Lazio crede di avere la vittoria in pugno dopo il penalty di Ciro da Napoli al 96′ della ripresa ma ci pensa il talento ex Empoli due minuti dopo a timbrare il 2-2 Samp, cancellando in un amen l’illusione del ritorno al successo per i biancocelesti dopo 3 pareggi di fila. Dunque, un punto pieno di amarezza per la Lazio: se il Milan, attualmente quarto in solitaria, domenica dovesse battere il Torino al Meazza, volerebbe a +3 sulla squadra di Inzaghi e a +7 sulla folle Roma.

Il Napoli risponde alla Juventus con un poker a Frosinone. Al San Paolo finisce 4-0 per gli azzurri  con gol di Zielinski, Ounas e doppietta di Milik, l’arma segreta di Carlo Ancelotti. I partenopei in tal modo, si portano a +6 sull’Inter consolidano il secondo posto, e tornano a -8 dalla spaventosa Juventus capolista. Insomma, la Juve è di un altro pianeta, ma, il Napoli non molla. Ancelotti gestisce bene il turnover in vista del delicatissimo impegno di Liverpool in Champions, impegno decisivo per il passaggio agli ottavi di finale. Esordio per Meret, Ghoulam e Younes. Troppo evidente però il divario tra le due squadre; il Frosinone si è limitato ad arginare il passivo. Una buona sgambata per il Napoli in vista della sfida da dentro o fuori di Anfield Road.

L’ANTICIPO DEL VENERDI

E’ sempre Juventus: la capolista batte anche l’Inter e continua a macinare record. Con Cristiano Ronaldo sottotono, ci pensa Mandzukic

di FABIO CAMILLACCI/ Comincia di venerdi il 15° turno spezzatino di Serie A. E tanto per cambiare, comincia nel segno della Vecchia Signora. La Juventus batte 1-0 l’Inter all’Allianz Stadium e continua a collezionare numeri mostruosi: 43 punti su 45 in palio, primato storico nei 5 top club d’Europa, alla pari del Psg che da anni domina la Ligue 1 francese. E ancora: 14 vittorie e 1 pareggio nelle prime 15 giornate di campionato, miglior attacco con 32 reti all’attivo, miglior difesa con soli 8 gol subiti; capolista a +14 sull’Inter terza e momentaneamente a +11 sul Napoli secondo. I partenopei giocano sabato al San Paolo contro il modesto Frosinone e posono tornare a -8 dalla corazzata juventina, padrona incostrastata del torno. Nonostante tutto, a qualcuno Massimiliano Allegri non piace perchè la squadra non gioca bene. Ma certi signori, incompetenti, non sanno che nel calcio è più difficile vincere che giocare bene. Gli scienziati del calcio hanno solo i media dalla loro parte ma restano perdenti di successo. E la lista di scienziati è lunga. I vincenti sono pochi. E Max è uno di questi. Nel pallone non è mai automatico vincere grazie ai grandi calciatori. La Juve ha due squadre e un grande tecnico; e vince. Un treno che non conosce fermate. L’Inter di Spalletti ci ha provato, però, se contro Madama disputi un grande primo tempo sprecando tre nitide occasioni da gol, alla fine perdi perchè alla prima occasione ti punisce. E l’occasione per l’ennesimo colpo da 3 punti bianconero è arrivato al 66′ con Marione Mandzukic. Attaccante straordinario il croato: sa segnare e difendere. Bene anche Bentancur e Cancelo. Stranamente in ombra Cristiano Ronaldo. Un calo fisiologico quello di CR7. Perfetto l’arbitraggio di Irrati, Var mai chiamata in causa. E ora per entrambe torna la Champions League: la Juventus mercoledi in casa dello Young Boys per il primato nel girone, l’Inter martedi al Meazza contro il PSV Eindhoven per il passaggio agli ottavi. I nerazzurri sono obbligati a vincere, ma potrebbe non bastare se il Tottenham dovesse fare il colpaccio a Barcellona (nella foto Ansa-Gazzetta.it: l’esultanza di Mandzukic dopo il gol vittoria).

 

Commenta per primo

Lascia un commento