TEATRO/ Giorgio Montanini spacca. La comicità che non fa sempre ridere.

di FEDERICO BETTA –

«Finalmente, dopo tanti anni di onorata carriera, sono riuscito a farmi denunciare per blasfemia». Così Giorgio Montanini comincia il suo Eloquio di un perdente allo Spazio Diamante di Roma. In pieno stile stand up, lui che forse ne è il più noto rappresentante in Italia, l’autore, attore e monologhista satirico, saluta il pubblico con un’improvvisazione, frutto di un’esperienza veramente vissuta pochi giorni prima, durante uno spettacolo del suo nuovo tour.

Può essere un fatto insignificante o solo una distensione del racconto, ma forse non lo è. Anzi, forse è il segno che la comicità aggressiva e prepotente di Montanini è quella che più segue da vicino le orme dei grandi standupper. Una comicità scomposta e feroce, e una costruzione delle battute con un forte punto di vista, che non mira alla semplice risata, ma punta a dividere, costringendo lo spettatore a prendere una posizione.

Montanini, nato a Fermo nel 1977, ha cominciato con Franco Branciaroli in teatro per entrare presto nel gruppo di Satiriasi fondato da Filippo Giardina. I suoi monologhi partono sempre dal suo vissuto di essere umano qualunque, per aprirsi a temi e concetti che lo portano a riflessioni alte con un ampio sguardo sulla collettività. Non c’è mai la battuta facile sul sesso o l’utilizzo gratuito della parolaccia, ma il linguaggio semplice e scorretto è sempre amalgamato in un impasto di riflessione politica e sociale che ti porta a guardarti dentro, a chiederti veramente cosa ne sai della realtà che ti circonda.

Nella tv generalista è arrivato come attore di fiction per poi condurre un programma su Rai3 dal titolo Nemico pubblico, fino a sostituire Maurizio Crozza nella copertina di Ballarò. Basta guardare quegli otto minuti nello studio del programma quando era condotto da Massimo Giannini, per capire il suo approccio. Gli ospiti e i politici invitati non partecipano al suo monologo, ma sono come ghiacciati in un mezzo sorriso di circostanza: ascoltando battute taglienti e costruzioni testuali semplici quanto piene di doppi fondi, è come se per la prima volta fossero stati invitati in una casa buia con marionette divertenti che possono in un attimo trasformarsi in mostri sanguinari.

Montanini è un fiume in piena che non può essere costretto negli argini angusti della comicità televisiva ordinaria, e infatti, dopo brevi esperienze a Nemo – Nessuno escluso e a Le Iene, ne è stato allontanato. Il suo sguardo irriverente non mira ad aumentare l’audience, ma è invece un tessuto fitto di paradossi e metafore satiriche che squarciano veramente la “dark side of the world”. Quando parla di femminismo, religione, immigrazione, cultura alta e popolare, lo fa con la freschezza di una chiacchierata da bar, ma sottotraccia si percepisce l’acume di un intellettuale sopraffino. E forse unico tra i tanti showman in circolazione, non è mai in cerca del consenso generale, ma sempre a caccia di una rottura emozionale che ti fa tornare a casa pensando.

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