Tagli ai vitalizi degli ex parlamentari: Fico va avanti (per i deputati), la Casellati frena (per i senatori). E si preannunciano ricorsi di incostituzionalità

I presidenti della Camera, Roberto Fico, e del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati

“Con la presidente del Senato Elisabetta Casellati non c’è nessuno scontro istituzionale sa che avremmo proceduto con la delibera. Io faccio quello che avevo promesso, proseguo su questa strada”. Lo afferma il presidente della Camera Roberto Fico soffermandosi sulla vicenda dei vitalizi prima di entrare all’Hotel Forum. “Se il Senato non dovesse approvare la delibera la Camera ha l’autonomia per andare avanti da sola”.

“Quella della Presidente Casellati sul taglio dei vitalizi degli ex senatori è una giravolta che ha dell’incredibile”, ha dichiarato in mattinata il senatore del M5S Nicola Morra, assicurando che il Movimento 5 Stelle “non farà sconti”.

Colpirà soprattutto gli ex deputati più anziani e i peones con una o due legislatura, mentre i big con molti anni sugli scranni della Camera non subiranno grandi tagli: è la delibera che ricalcola i vitalizi per gli ex parlamentari presentata dal presidente della Camera Roberto Fico all’Ufficio di Presidenza di Montecitorio. La Camera dovrebbe approvarla entro il 13 luglio, con un risparmio previsto di 40 milioni annui. Ma la presidente del Senato si oppone:lisabetta Casellati ha espresso più di una perplessità e ha chiesto che si arrivi a “soluzioni condivise” nei due rami del Parlamento. Sulle barricate, le vittime della riforma, gli ex deputati,che insorgono minacciando una class action. Esulta invece M5s con Luigi Di Maio: “è un giorno storico”, dice.

I vitalizi sono stati aboliti nel 2012, ma quelli già assegnati non erano stati ancora toccati. E’ dall’inizio legislatura che il M5s insisteva perché si intervenisse. Visti gli indugi del Senato, il presidente della Camera Fico ha accelerato portando in Ufficio di Presidenza la delibera che interviene sui soli ex deputati. I vitalizi erano finora calcolati con un sistema che avvantaggiava i deputati con meno legislature. Sono loro le “vittime” principali della riforma, mentre i big con molti anni sugli scranni di Montecitorio avranno tagli minori.

Altro aspetto è il coefficente di trasformazione, deciso da due tecnici dell’Inps messi a disposizione da Tito Boeri: è stato calcolato sull’aspettativa di vita dell’ex deputato al momento in cui ha lasciato lo scranno. Ciò significa che chi ha lasciato molti anni fa ed è assai anziano avrà l’assegno decurtato dell’85%.

Il presidente dell’Associazione degli ex parlamentari Antonello Falomi ha citato i casi di quattro over 90, che passeranno da 4725 euro a 677-737. La delibera ha però fissato in 980 euro il vitalizio minimo. Per 517 ex deputati il taglio sarà tra il 50 e l’80% del vitalizio, per 610 tra il 20 e il 50%, per un centinaio di entità inferiore o addirittura nulla. Queste cifre sono all’origine delle perplessità della presidente del Senato Casellati: “Si incide sullo status di persone che oggi possono avere anche un’età rilevante che si troveranno improvvisamente ad avere uno stipendio inferiore al reddito di cittadinanza”. Dubbi anche sulla retroattività e sulla disparità tra Camera e Senato.

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