Strage di Erba: la Corte di Cassazione accoglie il ricorso di Olindo e Rosa, il caso si riapre?

di SERGIO TRASATTI/ Misteri d’Italia. Un caso che poteva sembrare più che chiuso dopo tutti i gradi giudizio, potrebbe clamorosamente riaprirsi a distanza di 11 anni: la strage di Erba. Dalla Corte di Cassazione infatti è arrivata una risposta importante. “Valutare la richiesta di nuove prove”, ha sentenziato la Suprema Corte accogliendo il ricorso di Olindo e Rosa. Nuovi elementi, tra cui un capello trovato sulla felpa del piccolo Youssef, una macchia di sangue e un accendino trovato sul pianerotto. Tracce che non appartengono nè alle vittime, nè ai coniugi Romano. A chi appartengono? Ai veri assassini? I difensori di Olindo e Rosa si erano affidati alle possibilità offerte dalle nuove tecniche del Dna per dimostrare l’innocenza della coppia, ora i giudici hanno annullato con rinvio, per nuovo esame, l’ordinanza con la quale la Corte d’Appello di Brescia aveva dichiarato inammissibile la richiesta di incidente probatorio su sette nuovi elementi di prova. Azouz Marzouk, marito e padre di due delle vittime, alla notizia ha esclamato: “Finalmente! Voglio la verità: allora è stato comodo indagare solo in quella direzione”.

L’intervista dell’avvocato Fabio Schembri a Radio Cusano Campus, la Radio dell’Università Niccolò Cusano. Martedi scorso 4 aprile, cioè alla vigilia dell’udienza in Cassazione, il legale di Olindo e Rosa, avvocato Fabio Schembri è intervenuto a “La Storia Oscura” su Radio Cusano Campus. L’avvocato, al microfono di Fabio Camillacci, dopo aver fatto i complimenti a Radio Cusano Campus che da quasi due anni ha riportato la strage di Erba al centro delle cronache quando nessuno ne parlava, è entrato nel merito: “Devo darvi atto -ha esordito Schembri- che voi di Radio Cusano Campus ne parlavate in tempi non sospetti, quando non si erano ancora alzate le sirene sul caso e non erano state avanzate da altri, come invece accaduto recentemente, quelle che potevano essere delle perplessità sulla ‘Strage di Erba’. Perplessità che addirittura aveva evidenziato fin dal primo momento la stessa Corte di Cassazione quando confermò la condanna all’ergastolo per Olindo Romano e Rosa Bazzi. La Suprema Corte infatti nella premessa scrisse ‘non poche sono le divergenze e aporìe cioè i dubbi che emergono dagli elementi processuali’. E noi proprio da questo abbiamo ritenuto di dover partire per un’eventuale revisione del processo; cioè da quelli che sono gli elementi di dubbio che già esistevano durante le fasi processuali. A questi noi riteniamo di poter aggiungere ulteriori elementi di carattere scientifico e anche di carattere dichiarativo tramite i quali chiederemo la revisione del processo. Per fare ciò servono prove nuove, ecco perché abbiamo chiesto di esaminare alcuni reperti trovati sulla scena del crimine che non sono mai stati esaminati e altri reperti che furono esaminati ma con le vecchie tecniche dell’epoca. Lo stesso Ris di Parma nell’escludere la presenza di Rosa e Olindo sulla scena del crimine, quindi, la presenza di tracce riconducibili ai coniugi Romano, rinvenne delle tracce biologiche di soggetti sconosciuti alle indagini. Cioè tracce che non sono riconducibili né alle vittime, né a Rosa e Olindo, né ai soccorritori. Di chi sono quelle tracce? Sono la firma dei veri assassini?”. Interrogativi che attendono risposta.

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