STORIA E FUTURO/ Se il nemico è invisibile

Raffaele Ciccarellidi RAFFAELE CICCARELLI – È straordinario come la Storia si “diverta”, tra virgolette, a far accadere contemporaneamente avvenimenti che si presentano in antitesi tra loro. Quasi nello stesso momento cronologico in cui terroristi, islamici in questo caso, e forse per caso, portavano per l’ennesima volta paura e terrore fin dentro le nostre case, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama si recava in visita, per la prima volta dopo ottantotto anni, a Cuba, dominio di Fidel, e ora di Raul Castro. Cade, dunque, dopo il Muro di Berlino che “liberò” l’Europa, l’ultimo simbolo di quella Guerra Fredda che è stata la pesante eredità di due guerre planetarie che hanno imperversato per il mondo, nel momento stesso in cui l’ennesimo attentato terroristico ci trasporta, stavolta consapevolmente, in uno stato di guerra. La voglia di normalità, e, si badi bene, scrivo normalità e non pace, perché millenni di storia dell’umanità dovrebbero averci insegnato che quest’ultima è utopia, ci aveva finora spinti, consciamente o meno, a considerare delle eccezioni, pur dolorose, queste morti provocate dalla follia umana, questi ultimi, tragici, eventi hanno fatto, infine, cadere il velo.

L’apertura verso Cuba, e la probabile fine dell’embargo, ha la portata storica di chiudere un’epoca dove pure ci si combatteva, ma il “nemico” era identificabile, visibile, un periodo in cui la paura di nuovi orrori portati dalla guerra ha sempre prevalso sulla voglia di guerra stessa. Ora tutto è diverso, perché ammantato di fanatismo e follia, quella follia che i pur tremendi scenari ipotizzabili in precedenza teneva frenata nella mente di pochi, controllabili, fanatici.

Ora non è più così, quella è solo l’ennesima pagina di Storia che va in archivio, buona per essere ricordata e studiata in futuro, magari con il discernimento postumo di trarne qualche insegnamento. Gli scenari attuali, invece, ci mostrano un futuro nebuloso, gli attacchi vengono portati alla nostra normalità, urge allora svegliarsi dal torpore e, una volta accertata la consapevolezza del pericolo, trovare le logiche contromisure, perché non si può più assistere impotenti alla deriva verso cui stiamo tragicamente andando.

Le strade da seguire sono due: una di provvedimenti immediati, magari impopolari ma necessari, perché il nemico ce lo siamo portato in casa, è subdolo, ma va individuato e annullato. L’altra strada è quella della diplomazia, politica, in cui i governi, europei e mondiali, dovranno far fronte comune per estirpare il male. È in questi momenti che va trovata l’unità, anche per riuscire ad avere quella capacità di discernimento necessaria per non colpire indiscriminatamente, salvaguardando i tanti innocenti che fuggono disperati dai loro paesi a causa di questo stesso terrore, non approvando, come nessuno sano di mente può approvare, questa barbarie che mette in serio pericolo il futuro stesso dell’umanità.

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