Si inasprisce lo scontro sul “caso Quarto” tra Pd e M5s: accuse e contraccuse

Capuozzo Rosa sindaco di QuartoREDAZIONE –

Da tre giorni tiene banco nell’agone politico italiano la polemica tra Pd e M5s sul “caso Quarto”, il caso, cioè, del comune dell’area flegrea di Napoli assurto a notorietà nazionale per una indagine aperta dal sostituto procuratore partenopeo Henry John Woodcock sull’ipotesi di penetrazione mafiosa nell’amministrazione a maggioranza Cinquestelle. L’apertura di quell’indagine, ancora in fase iniziale, è bastata al presidente del Pd, Matteo Orfini, per tentare di uscire dall’ombra (in cui è riprecipitato dopo un breve periodo di notorietà quando Renzi gli ha assegnato il compito di cacciare dal Campidoglio, con una squallida manovra di palazzo, il sindaco Ignazio Marino). Lo ha fatto  affidando a twitter un pesante messaggio: «A Quarto la camorra vota Movimento 5 stelle».  Subito Orfini è stato emulato da alcuni dei personaggi che costituiscono il “cerchio magico” di Renzi – come la Serracchiani, Carbone, Guerini, Rosato, Romano, Fiano – con il preciso obiettivo di bilanciare e offuscare gli effetti del processo in vcorso per “Mafia capitale” sull’appuntamento elettorale di giugno.

L’inchiesta della Procura di Napoli sul comune di Quarto Flegreo si basa per ora su alcune intercettazioni dalle quali emerge che alle ultime elezioni comunali del giugno scorso un clan camorrista locale ha dato la direttiva di votare nel ballottaggio per il candidato pentastellato Rosa Capuozzo (foto), poi eletta sindaco. Inoltre un consigliere del M5s, De Robbio, avrebbe ingiunto al sindaco di togliere la gestione del campo di calcio ad una associazione per la legalità.

Ma Grillo e i suoi – in prima fila Di Maio, Di Battista e Fico, che hanno partecipato alla campagna elettorale in sostegno della lista pentastellata – hanno reagito ricordando che De Robbio è stato espulso dal M5s immediatamente, appena si è appreso delle pressioni sulla Capuozzo e prima ancora che ci fosse l’iniziativa della magistratura. E hanno sostenuto che in realtà in quella vicenda il Movimento è parte lesa e la sua posizione non è paragonabile a quella del Pd nella  capitale.

Grillo, sceso a sua volta in campo in prima persona, ribadisce che il M5S e il suo sindaco, Rosa Capuozzo, sono “parte lesa” e che i voti raccolti dall’ex consigliere De Robbio “non sono stati determinanti” per la vittoria della lista con il suo simbolo. Anzi Grillo accusa anche il Pd: “#condannanovoi”, con tanto di fotomontaggio su Matteo Renzi e le condanne di Ozzimo e Caprari nel processo Mafia Capitale. De Robbio – ricorda Grillo – è stato espulso “una decina di giorni prima che ricevesse l’avviso di garanzia”.  Grillo scrive sul suo blog che De Robbio è stato indagato dalla DDA, ma “l’ex consigliere – spiega – è stato espulso dal MoVimento 5 Stelle il 14 dicembre 2015 per comportamenti palesemente non conformi al programma, una decina di giorni prima che ricevesse l’avviso di garanzia”. Grillo inoltre specifica che il sindaco di Quarto ha respinto le richieste di De Robbio sullo stadio “facendo sì che rimanesse in mani pubbliche anziché in mani private” e il M5s del luogo non è condizionato dalla camorra: “Le indagini dimostrano che il sindaco e l’amministrazione sono parte lesa e non hanno mai ceduto alle pressioni politiche avanzate dall’ex consigliere De Robbio. Alla domanda sul perché il sindaco Rosa Capuozzo non ha denunciato De Robbio, Grillo risponde: “Perché non si è mai manifestata una minaccia tale da evidenziare un reato penale nei suoi confronti ma solo pressioni e richieste di tipo politico. Pressioni e richieste politiche che sono sempre state respinte dal sindaco e dall’amministrazione di Quarto, in quanto non in linea con il M5S, il suo programma ed i suoi valori”.

Già il giorno precedente un comunicato M5S aveva risposto alle accuse degli esponenti del Pd con queste parole:  “Noi parte lesa. Il Pd va a braccetto con la mafia”. E mezz’ora dopo la dichiarazione del sindaco Capuozzo: “Visione distorta dei fatti”.

L’inchiesta. “Rosa, tu hai un problema”. Così, alla fine di ottobre, il consigliere comunale pentastellato di Quarto, Giovanni De Robbio, si sarebbe rivolto al sindaco Rosa Capuozzo.  “Mi mostrò una foto aerea di casa mia sul suo cellulare”, ha raccontato Capuozzo in Procura. Comincia così, l’inchiesta sul ricatto a “cinque stelle” coordinata dal pm Woodcock e condotta dai carabinieri di Pozzuoli.

Secondo l’accusa, De Robbio avrebbe minacciato il primo cittadino mostrandole più volte una foto dell’area dove si trova la casa di proprietà del marito alludendo a un presunto problema di abusi edilizi. De Robbio, secondo la Procura, voleva imporre in questo modo al sindaco l’affidamento ad un imprenditore di sua fiducia,  Alfonso Cesarano (titolare e gestore di fatto di una ditta di pompe funebri) il campo sportivo di Quarto, la struttura, ora di gestione comunale, che fino all’insediamento della giunta Capuozzo era affidata alla Nuova Quarto calcio per la legalità, la squadra antiracket che, una volta privata del campo, ha dovuto chiudere i battenti.

A questo capitolo dell’inchiesta è strettamente collegato l’altro filone al vaglio degli investigatori, quello sul voto di scambio.

L’intercettazione. Il fulcro delle indagini è appunto una intercettazione telefonica che risale al primo giugno scorso, tra il primo e secondo turno delle comunali di Quarto, unica città della Campania amministrata da una giunta del M5S. Un imprenditore che sarebbe legato al clan camorrista dei Polverino, Alfonso Cesarano, dà indicazioni di appoggiare il candidato a sindaco dei Cinque Stelle, Rosa Capuozzo: “Adesso si deve portare a votare chiunque esso sia, anche le vecchie di ottant’anni. Si devono portare là sopra, e devono mettere la X sul Movimento 5 stelle”.

Il sindaco. Capuozzo, che non aveva denunciato De Robbio, è stata sentita due volte dal pm Woodcock. Nel secondo verbale ha parlato espressamente di “ricatto”  specificando di avere “paura” di De Robbio. Anche se poi in un secondo momento ha corretto il tiro e ha dichiarato di non avermai subito minacce”. E oggi dice: “Le intercettazioni telefoniche non aggiungono nulla a quanto già detto nei giorni scorsi. Sono le stesse già note da 15 giorni. C’è solo una visione distorta dei fatti. Riguarda il campo sportivo di proprietà comunale. Ne abbiamo ripreso la gestione non per affidarlo a privati ma per promuovere lo sport per il sociale”. Il campo sportivo era stato gestito negli ultimi anni dalla Nuova Quarto calcio per la legalità, sodalizio nato dopo le indagini della Dda di Napoli che avevano scoperto collusioni della vecchia società col clan Polverino. “Ci siamo mossi – dice la Capuozzo – nella direzione di creare una rete di associazioni che operano anche nel settore sociale. Con  quote basse possono usufruire della struttura. Inoltre le società e le associazioni che accoglieranno casi di ragazzi indigenti, su indicazione dei nostri servizi sociali, potranno usufruire di ulteriori sconti. Ciò – aggiunge – per operare in senso sociale e puntare a togliere i ragazzi dalla strada”.

La Capuozzo insiste: “Sin dal primo momento ci siamo mossi in questa direzione non prendendo in considerazione un affidamento a privati”.  “Con De Robbio – aggiunge- il rapporto si era deteriorato proprio per la questione dello stadio. Io sentivo la pressione politica, non le minacce. Mi chiedeva di programmare una gestione affidata a privati. Non ero d’accordo. Era anche contro il nostro programma amministrativo. Per questo motivo non appoggiai la sua candidatura a presidente del consiglio comunale. Si era creata una situazione, come dire, non simpatica”. “L’espulsione dal movimento – conclude il sindaco – è avvenuta perché si era allontanato dal piano operativo predisposto per amministrare  e rilanciare la città e dalle linee guida del movimento”.

Le dimissioni. Intanto De Robbio, il più votato tra i candidati al Consiglio comunale di Quarto alle ultime elezioni amministrative, dopo le polemiche seguite alla apertura dell’inchiesta della Dda di Napoli, già espulso dal partito il 14 dicembre 2015, si è dimesso da consigliere il 28 dicembre.  Il 31 dicembre, nel pieno della bufera scatenata dall’inchiesta condotta dal pm Woodcock, rassegnano le dimissioni anche l’assessore al Bilancio, Umberto Masullo ed il consigliere comunale Ferdinando Manzo. Masullo e Manzo hanno escluso collegamenti tra l’indagine e la scelta di dimettersi. L’assessore Masullo parla di “motivi professionali “, mentre il consigliere Manzo scrive una lettera in cui indica “ragioni familiari”. In precedenza si era dimesso anche l’assessore alla Cultura, Raffaella Iovine.

Gli indagati. Oltre a De Robbio, sono indagati anche il geometra Giulio Intemerato, coinvolto nel filone del tentativo di estorsione ai danni del sindaco, e Mario Ferro, il cui nome entra invece nella vicenda del voto di scambio perché sospettato di aver ricevuto, da De Robbio, la promessa di assunzione del figlio presso il cimitero di Quarto in cambio di sostegno elettorale.

La replica dei M5S. Dopo il primo attacco del Pd, firmato Orfini, il M5s aveva affermato in un comunicato: “Fa francamente ridere che sia il Pd a ergersi a cattedra morale della politica, un partito che con la mafia ci è andato a braccetto finora, che è persino stato in grado di sostenere un condannato come De Luca alla presidenza della Regione Campania in una lista-ammucchiata sostenuta da Ciriaco De Mita. Fa ridere sì, che sia il Pd, che oggi ha fatto della questione morale una reliquia, ad avanzare lezioni di trasparenza nei confronti dell’unica forza politica onesta e pulita, qual è il M5S”.  “Per non parlare di Orfini – aggiungono i parlamentari – colpevole non solo di aver trascinato Roma nel fosso, ma soprattutto di aver difeso fino all’ultimo l’ex presidente Pd di Ostia Andrea Tassone nonostante – come lui stesso dichiarò – avesse avuto contezza ben prima della magistratura dei suoi legami con i clan mafiosi del litorale. Dal ’91 ad oggi – prosegue il comunicato dei 5 Stelle – circa un centinaio di Comuni, se non di più, sotto l’amministrazione di centrosinistra sono stati sciolti e commissariati per infiltrazioni mafiose ed hanno anche il coraggio di parlare, di dispensare lezioni di democrazia”. “La verità – prosegue  – è che sono decenni che la mafia prova a infiltrarsi nella politica e quando ha incontrato Forza Italia e il Pd ci ha fatto affari, piazzando anche i suoi uomini in Parlamento. Quando ha provato ad avvicinarsi al M5S è stata messa alla porta. Questo è accaduto a Quarto, dove il M5S ha espulso De Robbio prima ancora che fosse indagato. Ed oggi è parte lesa. Questa è la grande differenza tra una forza di cittadini onesti e puliti come il 5 Stelle e la vecchia classe politica: noi – conclude la nota – camminiamo a testa alta, loro dovrebbero avere almeno la decenza di restare in silenzio”.

Ipotesi scioglimento. Appena uscito da un commissariamento per infiltrazioni camorristiche, il Comune di Quarto è per questo “sorvegliato speciale” da parte della prefettura e vive l’incubo di un nuovo scioglimento. Arturo Scotto capogruppo alla Camera di Sinistra Italiana chiama in causa l’invio di una commissione d’accesso al Comune: “A Quarto da anni la sinistra si batte a viso aperto contro la camorra. Vedere in questi mesi le ambiguità del movimento Cinque stelle è davvero insopportabile. Serve subito una commissione d’accesso in Comune” . Anche i Verdi locali si chiedono perché non venga nominata la commissione.  Luigi Barone, componente della direzione nazionale del Nuovo Centrodestra e dirigente campano del partito, chiede le dimissioni del sindaco Capuozzo. E sul caso Quarto interviene anche Fi, con il vicepresidente della Camera, Simone Baldelli, che dichiara: “E poi i vertici di M 5s vanno in tv a difendere le preferenze…”.

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