Renzi sceglie il giorno più lontano (4 dicembre) per far svolgere il referendum. I sondaggi: sale il consenso al NO

viva-la-costituzionedi ENNIO SIMEONE – Al quesito-truffa Renzi ha aggiunto il trucco della data: ha fatto stabilire dal Consiglio dei ministri che il referendum sulla riforma costituzionale si svolgerà il 4 dicembre (urne aperte dalle ore 7 alle ore 23) , praticamente il giorno più lontano possibile consentito dalla legge e in un mese in cui mai si è votato in Italia. Il che significa che lui – di fronte a sondaggi che danno in vantaggio i No – si è preso il maggior tempo possibile per tentare di convincere, con tutti i mezzi di cui potrà disporre, gli italiani a rispondere Sì al quesito truffaldino che ci farà trovare sulla scheda.

Perché truffaldino? Perché, su ben 47 articoli della Costituzione che con quella riforma sono stati cambiati, le domande che appariranno sulla scheda che gli elettori si troveranno davanti si riferiranno soltanto ad alcuni di quei cambiamenti, nascondendo sia i modi in cui verrebbero attuati sia gli altri pericolosi o cervellotici contenuti nei vari articoli.

Il testo di questo quesito infatti è di stile molto diverso dalle neutrali schede dei referendum del passato. Eccolo: “Approvate voi il testo della legge costituzionale concernente ‘Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione’ approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?”.

Alla fine del quesito ci sono due caselle, una con il ‘Sì’ e una con il ‘No’. Basta barrare con una ‘x’ la propria scelta. Non c’è quorum, cioè vince la scelta che avrà riportato anche un solo voto in più.

Purtroppo la Cassazione lo ha accettato, in base alle nuove norme sui referendum, pur essendo evidente che quel quesito non fa alcun riferimento alla serie di norme costituzionali che verrebbero cambiate con i 47 articoli  compresi nel “pacchetto” di modifiche. Il Codacons ha annunciato un ricorso al Tar del Lazio; ma è difficile che possa essere accolto.

Quindi è più che valido l’invito rivolto dalla Conferenza episcopale italiana agli elettori perché si informino “personalmente, al fine di avere chiari tutti gli elementi di giudizio circa la posta in gioco e le sue durature conseguenze”.

Ed è bene che gli elettori lo facciano, procurandosi il testo di quei 47 articoli: avranno così modo per scoprire che il Senato non viene abolito affatto, come invece era stato promesso, ma viene solo ridotto al rango di “Camera di serie B”. tuttavia con possibilità di rallentare il percorso delle leggi e che i conflitti di competenza potranno rallentarne persino più prima i tempi. E avranno modo di scoprire che i tagli ai costi della politica sono modestissimi e invece se ne sarebbero potuti fare di ben più incisivi dimezzando anche il numero dei deputati. E tutte le altre cose che sono molto chiaramente  esposte, per esempio, nel volume “Perché No” curato da Marco Travaglio, negli articoli di illustri costituzionalisti che, sia pur a fatica, appariranno sui giornali, e soprattutto nei confronti televisivi intitolati “Sì e No” che ogni venerdì sera verranno proposti da Enrico Mentana su La7.

E proprio su La7 il sondaggio del lunedì dice che ad oggi i Sì sono al 29,5% (-0,5% rispetto alla settimana scorsa); i No al 35,5% (+ 1,4); ma gli indecisi sono ancora al 34,9%, coloro che prevedono di astenersi proprio dall’andare alle urne raggiungono ancora il 45%.

Lo stesso sondaggio rileva che se si andasse a votare oggi per le elezioni politiche il Pd sarebbe al 31,2% (1,2% in meno rispetto a una settimana fa); il M5s al 29,5% (+0,5%), la Lega al 12,1%, Forza Italia all’11,9%, e via via tutti gli altri. In caso di ballottaggio tra Pd e M5s vincerebbe quest’ultimo (52,1 a 47,9); tra Pd e Centrodestra vincerebbe il Pd 53 a 47; tra M5s e Centrodestra vincerebbe il M5s per 56,5 a 43,5.

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