Renzi parla della riforma alla Camera davanti ai banchi vuoti dell’opposizione

Un momento delle votazioni degli emendamenti con parte dell'emiciclo vuoto durante la giornata alla Camera, Roma, 13 Febbraio 2015. ANSA/CLAUDIO PERI

di LUCA DELLA MONICA – In quella che lui ha definito “una giornata storica” Matteo Renzi oggi ha parlato alla Camera davanti ai banchi vuoti di tutta l’opposizione. Un evento indubbiamente storico, anche perché doveva concludere la discussione generale sulla riforma costituzionale, quindi un argomento di grande importanza ma declassato ad un impasto di autoritarismo e di pasticcio istituzionale. I deputati di Forza Italia, del Movimento 5 stelle, di Sel, della Lega Nord in segno di protesta contro la decisione di imporre la votazione sulla riforma prima della discussione sulle mozioni di sfiducia in programma per il 19 aprile, hanno abbandonato l’aula di Montecitorio prima dell’ingresso di Renzi. Solo i capigruppo hanno aspettato l’arrivo del premier e hanno preso la parola per motivare la decisione. Ed è stata spiegata innanzitutto con  l’assenza del premier durante la discussione generale. Inoltre ciascuno ha aggiunto la esposto la propria motivazione. Il presidente dei deputati  di Forza Italia, Renato Brunetta, ha detto: “Oggi si scrive una brutta pagina per la democrazia. Il governo è presente in massa: posti in piedi per calpestare la democrazia parlamentare. Non ha ascoltato nessuno, preferendo stare alla buvette – ha aggiunto – Lasciamo con dolore e rammarico”.

“Abbandoniamo l’Aula rifiutandoci di ascoltare la glorificazione delle riforme”, ha detto a sua volta Cristian Invernizzi della Lega, “si ricordi di ringraziare il convitato di pietra Denis Verdini, senza di lui non sareste qui oggi”.

Renzi però si dice convinto che “ci accingiamo ad andare verso un modello di democrazia decidente. Mi spiace che si citi Calamandrei a giorni alterni. Una democrazia che non decide è l’anticamera della dittatura”.

Però bisogna decidere bene. Se si decide male si va dritti alla dittatura, sdenta passare per l’anticamera.

Venticinque punti, venticinque risposte ad altrettante contestazioni da parte dei detrattori delle riforme costituzionali del governo. “Rispondero’ nel merito”, aveva annunciato Renzi prima di entrare nell’Aula di Montecitorio per intervenire sulla riforma che ha visto oggi iniziare la sua sesta e ultima lettura alla Camera. Dal combinato disposto Italicum-Riforme che metterebbe eccessivo potere nelle mani di un solo partito, alla figura del premier; dal motivo ispiratore della riforma, alla scelta di tenere un referendum al termine di essa. Il presidente del consiglio si e’ soffermato su ognuno di questi aspetti di fronte a un’aula vuota.

“Il punto politico, e veniamo cosi’ all’amata politica dopo 25 considerazioni di merito, e’ che il 12 marzo 2014, 20 giorni dopo il giuramento del Quirinale e qualche giorno dopo la fiducia, abbiamo chiesto alle forze vive del paese di esprimersi con il metodo del confronto, poi siamo usciti con un testo dal consiglio dei ministri. A quel punto e’ partito un dibattito che e’ stato piu’ corposo di quello dell’assemblea costituente. Si può esser più o meno d’accordo ma oggi vince la democrazia”, ha detto Matteo Renzi.

Al referendum confermativo, in ottobre, vedremo come la esano gli italiani.

 

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