Redistribuzione profughi, Juncker: “Così arriveremo al 2101”

Il vertice di Malta sul problema migranti si è concluso con un magro bilancio per quanto riguarda la redistribuzione dei profughi tra i vai paesi europei, tant’è che il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, se ne è uscito con questa sconsolata considerazione: “Se continuiamo con questo ritmo arriveremo all’obiettivo di redistribuirne 160 mila solo nel 2101”. Nella conferenza stampa al termine del vertice di due giorni con i leader africani e poi del Consiglio straordinario Ue, Juncker ha ricordato che la pressione è crescente e che “non abbiamo molto tempo”.

Se la pressione migratoria “continua allo stesso ritmo, diventerà insopportabile per alcuni paesi e porterà alla reintroduzione dei confini”. Lo ha detto il presidente francese Francois Hollande al termine del Consiglio straordinario Ue sull’emergenza immigrazione, alla Valletta.
“L’Ue – ha ricordato – deve accelerare l’attuazione delle decisioni sugli hotspot, la redistribuzione dei profughi, il controllo dei confini esterni”. Sulle relazioni con la Turchia, “è necessario lavorare insieme perché ospita molti rifugiati e ha problemi nel controllo delle frontiere, è legittomo che venga aiutata. Dobbiamo fornire risorse perché i profughi in Turchia possano vivere decentemente”. Quanto al vertice dei Ventotto con i leader di Ankara, Hollande ha spiegato che una data è difficile da fissare per la concomitanza con altri appuntamenti internazionali, fra i quali la conferenza sul clima di Parigi, Cop 21.

L’Ungheria continua la sua opposizione alla gestione dei migranti da parte dell’Ue, sostenendo la fine del sistema di ricollocamento e ribadendo la contrarietà al trasferimento dei profughi nel primo Paese Ue in cui arrivano.
Per il ministro degli Esteri di Budapest, Peter Szijjarto, “il sistema di Dublino è morto”. Ma se anche fosse in vigore, ha aggiunto, interesserebbe la Grecia ma non il Paese magiaro che dall’inizio della crisi ha innalzato muri alle frontiere per impedire l’accesso alle migliaia di persone in fuga verso l’Europa. “Se qualcuno lascia la Siria per l’Europa, è fisicamente impossibile che entri nell’Ue attraverso l’Ungheria – ha spiegato – quindi, non è legittimo rimandarlo indietro in Ungheria”. Per Szijjarto, come la Germania ad agosto ha deciso di aprire i confini ai siriani in fuga, derogando ai principi del sistema di Dublino, così non vale l’applicazione della regola che vuole i migranti chiedere asilo nel primo Paese Ue che raggiungono. L’Ungheria è stato uno dei teatri centrali della crisi dei migranti, con circa 200mila arrivi finora, in maggioranza dalla Siria. Dopo aver raggiunto le coste greche, i profughi continuano sulla rotta balcanica, verso Macedonia e Serbia prima di giungere in Ungheria e da lì continuare verso il cuore dell’Europa.

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