Recuperata la 6° vittima della valanga che ha investito l’hotel “Rigopiano”: è un giovane senegalese

E’ stata individuata questo pomeriggio una sesta vittima tra le macerie dell’hotel Rigopiano. E’ un giovane senegalese di 22 anni che vi lavorava come inserviente e di cui non si sapeva che facesse parte del personale . Le operazioni di recupero sono iniziate alle 16,45. E purtroppo il numero delle persone tratte in salvo rimane invariato: sono 9, alle quali vanno aggiunti i 2 uomini portati in salvo dai primissimi soccorritori perché erano fuori dalla struttura alberghiera sul Gran Sasso.  Le persone date per disperse sono dunque 23 (una in più del conteggio precedente, dopo che si è appreso della presenza del giovane senegalese) . I 9 sopravvissuti sono in condizioni stazionarie; presto potrebbero lasciare l’ospedale.  “I quattro bambini – spiegano i medici – sono stati trasferiti peresso il reparto di Pediatria; quattro degli adulti nel corso del pomeriggio, eccetto il paziente operato a un braccio, saranno trasferiti nei reparti di degenza. Da lunedì, eccetto che per il paziente operato, verranno valutate le possibilità di dimissioni”. Lunedì in tarda mattinata, i bambini estratti vivi dall’Hotel Rigopiano potrebbero essere dimessi dall’ospedale civile di Pescara. Lo riferisce l’ultimo bollettino medico diffuso dal nosocomio abruzzese. Anche gli adulti, tranne uno che è stato operato, potrebbero essere dimessi.

I soccorritori lavorano per praticare una nuova apertura nell’albergo di Rigopiano, dal lato opposto a quello dove finora si è operato. Lo rende noto la prefettura di Pescara. Il nuovo varco darà accesso a locali che finora non è stato possibile raggiungere. Mancano notizie, infatti, un giovane senegalese la cui presenza in albergo è stata segnalata da una delle persone superstiti che lo aveva incontrato durante il soggiorno. Al momento, però, nessun familiare o conoscente dell’immigrato ne aveva segnalato la scomparsa. Soccorritori cercano dei varchi nei muri perimetrali per consentire l’esplorazione di nuove porzioni dell’hotel.

Matteo Gasparini, delegato del Soccorso alpino e speleologico dell’Ossola e nuovo referente del gruppo piemontese in Abruzzo, spiega:”Stiamo cercando di ‘attaccare’ i muri perimetrali dell`albergo, nel tentativo di penetrare le spesse pareti di cemento armato dietro cui potrebbero esserci eventuali superstiti. Con la dotazione di speleologi del CNSAS, basterebbe trovare dei varchi anche ridotti per consentire l`esplorazione di nuove porzioni dell`hotel. Si tratta di un lavoro di strategia reso anche necessario dal peggioramento delle condizioni meteorologiche, visto che dopo le nevicate della notte, ha continuato a cadere neve mista a pioggia per tutto il giorno”.

Domani partirà da Torino il terzo contingente di volontari del CNSAS Piemonte che giungerà in Abruzzo verso sera, per dare il cambio alla seconda tornata di operatori. Sono 20 uomini provenienti dalle Delegazioni Biella, Canavesana, Mondovì, Pinerolese, Valle di Susa e Val Sangone, Valli di Lanzo e 1° Gruppo Speleologico comprensivi anche di un sanitario.

“La speranza” di trovare persone vive sotto le macerie dell’hotel Rigopiano “c’è sempre”, dice  il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio. “Chi lavora in quelle condizioni – ha spiegato – lavora come se fossero da recuperare persone ancora vive: la speranza c’è sempre, quelle condizioni tecniche difficilissime possono aver dato luogo a situazioni molto particolari, quindi la speranza c’è sempre”, ha concluso Curcio. “Abbiamo altri segnali da sotto la neve e le macerie – ha detto a sua volta il funzionario dei vigili del fuoco Alberto Maiolo – stiamo verificando. Potrebbero essere persone vive, ma anche le strutture dell’albergo che si muovono sotto il peso della neve. Ieri sono state riconosciute altre tre vittime: si tratta di Sebastiano Di Carlo, 49 anni, di Loreto Aprutino (Pescara), della moglie Nadia Acconciamessa, padre e madre del piccolo Edoardo salvato venerdì, e di Barbara Nobilio, di 51 anni, anch’essa di Loreto Aprutino.

La tragedia ha per ora lasciato soli due bimbi: oltre ad Edoardo Di Carlo, anche per Samuel Di Michelangelo non si hanno notizie dei genitori, il poliziotto Domenico, 41 anni, di Chieti, e Marina Serraiocco, che vivono a Osimo (Ancona). Le altre due vittime della tragedia sono il maitre dell’hotel Alessandro Giancaterino e il cameriere Gabriele D’Angelo (volontario della Croce Rossa che aveva partecipato a vari salvataggi in casi di disastri sismici).

I soccorritori continuano la loro opera incessante di scavo a 1.200 metri d’altezza sotto la pioggia mista a neve che ha reso ancora più pesante l’ammasso che ha sommerso l’hotel. Ma “le speranze ci sono ancora – dice Giuseppe Romano, direttore Emergenze dei Vigili del Fuoco – perché abbiamo già visto tanti casi di persone che sono sopravvissute anche per periodi ben più lunghi”. Sulla stessa linea, il suo collega Fabio Jerman del comando di Belluno: spiega che le squadre all’opera lavorano con entusiasmo e determinazione e non c’è traccia di rassegnazione. “Abbiamo predisposto un avvicendamento delle squadre ogni quattro o cinque giorni a seconda delle mansioni”.

Il peso della valanga. Si calcola che la valanga che ha investito l’hotel a una velocità tra i 50 e i 100 chilometri l’ora avesse un peso di 120.000 tonnellate . Il calcolo è del servizio Meteomont dei Carabinieri. Il fronte di distacco della massa nevosa aveva una larghezza di 500 metri e una lunghezza di 250 metri, con uno spessore di 2,5 metri.  Alla partenza la valanga pesava 40-60 mila tonnellate, ma precipitando ha acquistato un peso pari a quello di quattromila tir a pieno carico, pari a 120.000 tonnellate coprendo un’area di 800 metri per 100 di larghezza con 300.000 metri cubi di neve.

La richiesta di aiuto non raccolta. Le polemiche sui ritardi nel raccogliere l’allarme partito dall’hotel Rigopiano si arricchiscono di un nuovo documento. Mercoledì  18 gennaio, dopo il succedersi di scosse sismiche e di intense nevicate, l‘amministratore unico dell’hotel Rigopiano, Bruno Di Tommaso, ha mandato una mail al prefetto di Pescara, al presidente della Provincia, alla polizia provinciale e al sindaco di Farindola, segnalando che “la situazione” stava diventando “preoccupante” e chiedeva di “predisporre un intervento”. Ecco il testo completo: “Vi comunichiamo che a causa degli ultimi eventi la situazione è diventata preoccupante. In contrada Rigopiano ci sono circa 2 metri di neve e nella nostra struttura al momento 12 camere occupate (oltre al personale). Il gasolio per alimentare il gruppo elettrogeno dovrebbe bastare fino a domani, data in cui ci auguriamo che il fornitore possa effettuare la consegna. I telefoni invece sono fuori servizio. I clienti sono terrorizzati dalle scosse sismiche e hanno deciso di restare all’aperto. Abbiamo cercato di fare il possibile per tranquillizzarli ma, non potendo ripartire a causa delle strade bloccate, sono disposti a trascorrere la notte in macchina. Con le pale e il nostro mezzo siamo riusciti a pulire il viale d’accesso, dal cancello fino alla Ss42. Consapevoli delle difficoltà generali, chiediamo di predisporre un intervento al riguardo. Certi della vostra comprensione, restiamo in attesa di un cenno di riscontro”.

La riposta verbale che arrivò ad una analoga telefonata fatta da un cuoco fu: “Provvederemo, ma abbiamo altre priorità”. In realtà è vero: in quelle ore le telefonate con richieste di aiuto arrivavano a decine e da luoghi sperduti, da parte di persone disperate perché isolate in assoluta solitudine nella neve, e nel centro operativo si pensava che chi si trovava in un albergo di lusso avesse meno bisogno di aiuto urgente in quel momento. Resta il fatto che troppe sono le misure non adottate con tempestività e troppe le carenze di mezzi che sono emerse in questa circostanza. All’origine una precaria cultura della prevenzione.

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