Quella parata nella baraccopoli dove viveva il giovane immigrato dal Mali ucciso in Calabria

di PAOLO OROFINO – La visita della delegazione Pd alla baraccopoli di

San Ferdinando – dove viveva Sacko (il giovane – foto – immigrato regolare dal Mali tre anni fa ucciso pochi giorni fa a San Calogero in provincia di Vibo Valentia) – a molti è sembrata una parata politica che i dem avrebbero potuto evitare perché difficilmente in grado di scalfire, se questo era l’intento, il consenso che la Lega sta conquistando anche nel Sud.

Il professore Antonio Viscomi, docente dell’Università della Calabria nonché assessore regionale e deputato Pd, recatosi con Matteo Orfini e altri parlamentari dem alla baraccopoli dei migranti, ci dice che quella visita è sembrata una passerella inopportuna per un semplice motivo: il Pd ha governato l’Italia negli ultimi cinque anni e da tre sta governando la Calabria. Allora vien da chiedere: vi accorgete solo adesso della baraccopoli di San Ferdinando?

«Rosarno e San Ferdinando – ricorda Antonio Viscomi – sono lì da tanti di quegli anni e hanno visto passare tante di quelle amministrazioni che veramente nessuno può  sentirsi assolto, qualunque sia la sua appartenenza. Siamo di fronte ad un mancato governo del territorio e del mercato del lavoro agricolo  della Piana (e soprattutto di questo, giacché la gran parte degli  immigrati presenti sono regolari) che ha prodotto situazioni da girone infernale e che chiama in causa tutti, istituzioni, soggetti sociali e  di rappresentanza collettiva, a qualunque livello. Anche per questo il  lavoro di molti è diventato ricchezza di pochi, mafiosi e amici dei  mafiosi».

«Dico questo – sottolinea Viscomi – con molta consapevolezza, pur potendo rivendicare  il fatto che la tendopoli oggi esistente, e che comunque assicura  livelli essenziali di controllo e igiene, è stata realizzata con il  contributo finanziario della Regione Calabria e grazie alla  nostra Protezione Civile. Oppure potrei ricordare che proprio il Pd ha  approvato una legge contro il caporalato che sta per iniziare a produrre  tutti gli effetti. Tuttavia – aggiunge Viscomi – è giusto ammettere che ad accorgersi di San Ferdinando è dipeso dall’omicidio di Sacko, che a sua volta sta riportando all’attenzione  inchieste pregresse sullo smaltimento criminale di rifiuti tossici e sta evidenziando l’esistenza di sacche di una subcultura proprietaria che  spinge a scambiare una vita umana per un metro quadro di lamiera. Di fronte a questa situazione, la presenza del Partito Democratico, e del  suo presidente, ha un unic obiettivo: fare in modo che la questione  Rosarno e San Ferdinando non sia travolta dalle polemiche elettorali sui  migranti o accantonata con qualche slogan ad effetto, ma sia assunta  finalmente come una sfida nazionale per tutte le istituzioni e per le parti sociali. Poteva farlo prima? Certo, è ovvio. Si può sempre fare di più e meglio. Ma l’importante è che oggi sia stato fatto».

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