Quando Casaleggio perde lo staff

ORA di puntadi STEFANO CLERICI/

A monte! A monte! Come un bambino indispettito per aver perso una partita al suo gioco preferito, Gianroberto Casaleggio s’è messo a urlare rabbiosamente contro i deputati del “suo” Movimento Cinque stelle, colpevoli di aver silurato (26 voti contro e 17 a favore) la “sua” fedelissima dirigente dello staff comunicazione di Montecitorio. E ha preteso, come il più capriccioso dei despoti, che quella votazione venisse ripetuta per confermare invece la “sua” candidata, Ilaria Loquenzi. Con il più o meno esplicito avvertimento che chiunque avesse insistito in quel precedente sciagurato errore poteva dimenticarsi fin da sùbito l’eventuale riconferma del mandato parlamentare.
Come abbiamo detto recentemente, ecco uno di quei motivi che invitano ancora a diffidare dei Cinque Stelle gente – come chi scrive – che, profondamente delusa e perfino ferita dalle scelte e dai comportamenti del Pd di Renzi, va disperatamente in cerca di un’alternativa autenticamente democratica e tradizionalmente di sinistra. No, l’uomo solo al comando, il “signore” cui dover obbedire e sottostare, il padre-padrone che fa e disfa a suo piacimento, non è, non è mai stato e mai sarà nel nostro Dna politico. Sia che l’autoincoronatosi “re” venga da Genova, da Firenze o, peggio ancora, da Arcore.
La democrazia è una cosa seria. La storia (di un partito, di una comunità, di un popolo) è una cosa seria. E’ questo che i tanti “bravi ragazzi” seguaci di Beppe Grillo e del guru Casaleggio pare facciano ancora fatica a capire, pur impegnandosi, spesso e in buona fede, in battaglie molte volte sacrosante e condivisibili. Battaglie che, se si riuscisse a far piazza pulita dell’utopia, della demagogia e dell’arroganza tipica di chi si sente “unto dal signore”, potrebbero anche avere successo. Per il bene di questo martoriato paese.
La pazienza è la virtù dei forti. E noi restiamo in paziente attesa…

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