Quali indicazioni vengono (per ora) dal voto amministrativo del 5 giugno nelle città

seggio_elettorale_amministrative_thumb400x275di LUCA DELLA MONICA – Inferiore al passato, ma superiore al previsto (e del temuto) l’affluenza alle urne nei 1342 comuni dove si è votato per l’elezione dei sindaci e dei nuovi consigli comunali: alla rilevazione finale delle ore 23 alla chiusura dei seggi la media nazionale degli elettori che si sono recati alle urne è stata pari al 62,14% dei 13.316.379 aventi diritto al voto rispetto al 67,42%  delle  precedenti consultazioni, quando però si votava anche il lunedì.

Comunque indicazioni abbastanza significative, e non soltanto per le implicazioni di carattere locale, stanno venendo dallo spoglio delle schede, soprattutto nelle città (25 capoluoghi di provincia, di cui 7 capoluoghi di regione)  stanno venendo dallo spoglio, iniziato subito dopo la chiusura delle urne.

Al di là di quanto è stato affermato dallo stuolo di opinionisti negli studi delle dirette straordinarie messe in onda da una serie di emittenti televisive e radiofoniche sulla base prima di exit-poll, e poi di proiezioni molto parziali  basate su campioni ancora limitati di voti reali,  queste sono le prime considerazioni che si possono fare, in attesa che queste proiezioni trovino conferma nei risultati finali:

1. Nella gran parte delle 25 città capoluogo di provincia nessun candidato ha raggiunto il 50 per cento dei consensi; quindi per scegliere il sindaco e di conseguenza conoscere la composizione dei consigli comunali  si dovrà andare al ballottaggio il 19 giugno.

2. Anche nelle città dove sembrava che potessero essercene le condizioni, i candidati del Pd non vengono eletti al primo turno ma dovranno vedersela con quelli del Movimento 5 stelle (come a Roma o a Torino) o con quelli del centrodestra (come a Milano o a Bologna). Addirittura a Napoli la sua candidata, voluta da Renzi, non va neppure al ballottaggio perché una parte dell’elettorato di sinistra ha preferito sostenere il sindaco uscente, De Magistris, che fu eletto alla precedente tornata come candidato di Italia dei Valori e con quale il segretario del Pd e capo del governo è andato in conflitto. Insomma il Pd perde di peso complessivamente rispetto alle precedenti elezioni.

3. Le liste alla sinistra del Pd ottengono un consenso maggiore del previsto, ma ancora non riescono a convogliare adeguatamente quella parte di popolo della sinistra che non solo non si identifica in questo Pd, ma addirittura comincia detestarlo.

4. Il centrodestra paga il prezzo delle divisioni e dei contrasti tra le sue diverse anione, soprattutto là dove la leadership di Berlusconi è stata contestata senza che sia emersa in alternativa quella di Salvini.

5. Il Movimento 5 stelle estende la sua presenza al livello locale presentandosi come una forza non più solo espressione dell’anti-politica ma  come un partito in grado di proporsi per l’amministrazione di città sempre più impegnative.

**** Candidata sindaco muore il giorno del voto .

E’ morta mentre i suoi concittadini si stavano recando alle urne Giovanna Zetti, candidata sindaco a Martiniana Po, comune della bassa Valle Po con poco più di 700 abitanti in provincia di Cuneo. Aveva 68 anni, era malata, e da qualche giorno era stata ricoverata all’ospedale di Saluzzo.

Già sindaco di Martiniana Po dal 2001 al 2011, Zetti è stata anche consigliere della Provincia di Cuneo e ha ricoperto numerosi incarichi nella locale Comunità montana e in vari enti pubblici del territorio. Nonostante fosse malata da tempo aveva comunque deciso di ricandidarsi a sindaco del suo paese e di sfidare alle urne il sindaco uscente, Bruno Allasia.

Le operazioni elettorali sono proseguite regolarmente, ma ora  sarà necessario indire nuove elezioni. Nel frattempo, in caso di vittoria della lista della candida sindaco deceduta, toccherà al vicesindaco fare le funzioni del sindaco sino al nuovo voto.

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