PROFONDO ROSSONERO/ Milan, il disastro cinese è servito: bilancio in perdita di 126 milioni. Il motivo? La folle campagna acquisti del “Gatto e la Volpe”, alla faccia del financial fair-play

di FABIO CAMILLACCI/ Lo scriviamo da tempo su Altroquotidiano, ora i nodi stanno venendo al pettine in casa Milan. Brutte notizie arrivano dal primo e unico bilancio della disastrosa gestione del parvenu cinese Yonghong Li: è profondo rossonero. Conti che ora dovranno essere approvati dal nuovo proprietario del “Diavolo”, ovvero: il fondo americano Elliott. L’appuntamento è per l’Assemblea dei Soci in programma il prossimo 25 ottobre. Il passivo è pesantissimo: -126 milioni di euro, nel periodo che va dal primo luglio 2017 al 30 giugno 2018. Un risultato ancor più negativo delle voci trapelate nei giorni scorsi; voci che parlavano di un rosso contenuto in meno di 70 milioni durante la gestione dell’allora amministratore delegato Marco Fassone, detto la “Volpe”, compagno di merende del “Gatto” Massimiliano Mirabelli, ex direttore sportivo milanista. Insomma, il “Gatto e la Volpe” insieme al “Cinese” ne hanno fatte più di Carlo in Francia (nella foto, da destra verso sinistra: Yonghong Li, Fassone e Mirabelli).

Le cifre nel dettaglio. Nel documento reso pubblico si legge: “Il risultato netto consolidato evidenzia una perdita di 126 milioni di euro, in aumento di 53 milioni rispetto all’esercizio precedente. I ricavi sono cresciuti da 212 a 255 milioni, mentre i costi ammontano a 354 milioni, in aumento del 22.7% rispetto ai 273.9 del bilancio precedente”.
Peraltro il passivo diventa di -135.6 milioni per Ac Milan Spa fuori dal consolidato. Conseguenze della tanto sbandierata (dai media) e scellerata maxi-campagna acquisti dell’estate 2017 che ha comportato anche un aumento del monte ingaggi e degli ammortamenti. Al disastro economico-finanziario del Milan ha contribuito poi una diminuzione alla voce sponsorizzazioni, dovuta alla decisione di Adidas di rinegoziare al ribasso l’accordo relativo alla stagione 2017-18 in seguito alla cessione del club da Silvio Berlusconi a Yonghong Li. 

Gli accantonamenti della nuova proprietà. Bisogna precisare che il fondo statunitense Elliott ha aumentato il passivo di bilancio prevedendo una serie di accantonamenti. Tra questi, 17.5 milioni in previsione delle sanzioni Uefa per violazione del fair-play finanziario. Uno scostamento significativo che va ad aggiungersi alla deviazione dalla cosiddetta “break-even rule” Uefa relativa al triennio 2014-17 (cioè gli ultimi anni della gestione Berlusconi), e alla mancanza di credibilità del piano di rientro evidenziato dalla dirigenza guidata da Fassone. In sostanza, il bilancio sembra essere stato redatto in modo da scaricare passività sull’ultimo esercizio per gravare meno sulla prima stagione dell’attuale proprietà. Un aspetto che può essere utile anche in ottica Uefa visto che il Milan, come detto dal presidente Paolo Scaroni due mesi fa, vorrebbe chiedere un “voluntary agreement”. Alla luce di tutto questo, la domanda sorge spontanea: come è stato possibile che il Tribunale arbitrale dello sport abbia accolto il ricorso del Milan riammettendo i rossoneri all’Europa League 2018-19 dopo l’esclusione decisa dall’Uefa per motivi economico-finanziari? Peraltro, la Federazione europea attende ancora di conoscere le motivazioni della sentenza del Tas emessa il 20 luglio scorso. Semplicemente assurdo.

 

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