ORA DI PUNTA/ Renzi stravince e subito straparla

Baci e abbracci per Renzi sulla terrazza del Nazareno (sede romana del Pd). In prima fila a sinistra l’ex vice segretario Guerini e, sulla destra Maria Elena Boschi e Gennaro Migliore, l’ex leader di Sel premiato con un sottosegretariato dopo il passaggio al Pd  (foto Ansa di Giuseppe Lami) 

di ENNIO SIMEONE – Delle primarie indette dal Pd, come da statuto e come da consuetudine consolidata, per la scelta del segretario dopo le dimissioni di Renzi (seguite alla bocciatura del referendum sulla sua riforma costituzionale) un dato è certo: Matteo Renzi è stato riconfermato nella carica. Un dato che tutti davano per scontato, soprattutto dopo che nelle assemblee congressuali dei circoli (le ex sezioni) gli iscritti che a quelle votazioni avevano partecipato si erano espressi a larga maggioranza per la sua rinomina.

Due dati esatti, invece, non si conoscono ancora allo scadere della mezzanotte della giornata della votazione: quanti sono coloro che si sono recati al gazebo ad esprimere il loro voto e come si sono distribuite le preferenze tra i tre candidati in cifre assolute e certe. Infatti, con un comportamento abbastanza sorprendente, la Commissione elettorale alla mezzanotte ha chiuso l’ufficio stampa installato nella sede della Direzione del Pd e ha invitato i giornalisti ad uscire, dando loro appuntamento ad oggi per comunicare l’esito finale. Un comportamento sorprendente perché contraddittorio rispetto alla rapidità (sorprendente a sua volta) con cui nel corso della giornata erano stati forniti i numeri parziali dell’affluenza degli elettori ai seggi.

Dunque dobbiamo attenerci, per ora, alle seguenti cifre approssimative: partecipazione presunta al voto: circa 1.800.000 persone (cioè un milione in meno delle ultime primarie, che furono vinte sempre da Renzi); esito dello spoglio fermo a 392.163 voti, con il 71,1% attribuito a Renzi, il 21,1% attribuito a Orlando, il 7,8% attribuito a Emiliano.

Alla luce di queste cifre è naturale (anche perché abbastanza conformi alle previsioni, decimale in più decimale in meno) che Renzi si sia autorizzato a proclamarsi vincitore e che i due contendenti gliene abbiano dato. Ed è altrettanto naturale che – fatte salve le rituali quanto ipocrite lodi ai competitori sconfitti, con annesso impegno a lavorare per l’unità del partito – Renzi abbia fatto un comizio con il rilancio della sua linea e un autoelogio per i tre anni di governo arrivando a sostenere che la cosa più di sinistra che sia stata da lui fatta è stato il jobs act e prospettando l’urgenza di una nuova legge elettorale, lasciando intendere il proposito di riprendere la corsa verso Palazzo Chigi con elezioni anticipate.

Insomma, quali che siano, nel dettaglio, i numeri definitivi di queste primarie, un dato è confermato: Renzi perde il pelo ma non il vizio. Riusciranno gli elettori del Pd a perdere il vizio di lisciargli il pelo?

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