Poletti fa il bis: “l’orario di lavoro è un attrezzo vecchio”. Dura reazione dei sindacati

Poletti e Renzi

 

 

 

Non si era ancora spenta l’eco della polemica sugli universitari (vedi        https://www.altroquotidiano.it/tempesta-web-su-poletti-il-ministro-dice-la-laurea-con-110-e-lode-a-28-anni-non-serve-a-un-fico-meglio-97-a-21-anni/) che il ministro Poletti ne accende un’altra, stavolta prendendo di mira il contratto nazionale e, più in generale, il contratto legato all’orario di lavoro, un “vecchio attrezzo”. Le parole del ministro sulla necessità di pensare un nuovo tipo di contratto, innovativo, che abbandoni come “unico riferimento l’ora/lavoro”, considerato un “attrezzo vecchio”, appunto, scatenano le reazioni, immediate e durissime, di Cgil , Cisl e Uil. Il tema d’altra parte è incandescente e materia di un confronto difficile tra i sindacati stessi e tra sindacati e Confindustria mentre in sottofondo il pressing del governo per un intervento di legge sulla contrattazione appesantisce il clima.

A dare fuoco alle polveri è una nota della Cisl. “Poletti si concentri sulle politiche attive del lavoro o sull’abuso che si sta facendo dei voucher, piuttosto che dare indicazioni sul modello contrattuale. Ci lasci lavorare ”, gli dice a muso duro il segretario confederale Gigi Petteni. “Ciascuno faccia il proprio mestiere”, prosegue invitando ancora il ministro a portare a termine “la riforma del lavoro su cui ci sono ancora parecchi punti da chiarire e da attuare per offrire nuove opportunità di lavoro ai giovani, combattere il precariato e gli abusi che ci sono in alcuni settori”, conclude.

Insorge duramente, subito dopo, anche la Cgil. “Basta scherzare sul lavoro”, ammonisce  Susanna Camusso mentre la confederazione, in una nota, punta il dito contro il tentativo di “rottamare il contratto nazionale” da parte di Poletti, “proprio nel momento in cui il confronto tra Cgil, Cisl e Uil sembra essere partito col piede giusto”.

Evidentemente, annota ancora la Cgil, “il problema non è tanto la contrattazione quanto il sindacato. Ad essere vecchio non è il contratto nazionale, ma l’idea che senza sindacato le cose possano andare meglio in questo Paese”, dice la Cgil dando voce ad un sospetto: “se, poi, vi fosse un retro-pensiero, che punta al superamento dei minimi salariali definiti dai contratti, per giustificare l’introduzione del salario minimo legale, sappia il ministro che il sindacato si opporrà a questa idea”.

Bacchettata dura anche da parte della Uil. “Ho la sensazione che si vogliano far passare per idee di modernità concetti da liberismo sfrenato”, dice il leader Uil Carmelo Barbagallo che chiede, sopratutto su temi come questi, che termini la stagione degli “annunci spot ad uso giornalistico”. “Se vuole affrontare questi problemi, noi siamo disponibili a sederci a un tavolo, ma cominciamo dal tema della partecipazione e poi, eventualmente, vediamo se per alcuni specifici lavori si possa ragionare secondo differenti logiche”, conclude.

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