PERISCOPIO/ I silenzi sulla sorte dei migranti dal Myanmar alla Libia

di GIOVANNI PEREZ – Da un paio di anni l’attenzione degli italiani viene richiamata ciclicamente sulla sorte di miglia di poveracci che tentano di attraversare il Mediterraneo a bordo di malandati barconi, mentre si tace su altri drammi che coinvolgono centinaia di migliaia di donne e bambini. E´il caso dei Rohingya, la minoranza che vive in Myanmar. La loro sorte pare che non interessi a nessuno nonostante le milizie del governo centrale li perseguano e li uccidano senza pietà mentre fuggono in cerca di salvezza verso il confinante Bangladesh. Né la Rai, né le altre televisioni mandano uno straccio di inviato a vedere e filmare quello che accade in quel lembo di terra. Evidentemente “non fa abbastanza notizia” da compensare le spese.
Ugualmente quasi ignorate dalle televisioni le elezioni nel Kurdistan. I curdi non rendono se combattono per la loro libertà, ma solo se imbracciano le armi contro l’Isis.
Ma torniamo a ciò che invece “fa notizia” e cioè a quei poveracci, spesso mandati a morire da lochi trafficanti di essere umani, che, dopo averli reclutati con false promesse nei Paesi del Centro Africa ed averli spogliati di tutto, li costringono a salire su quelle imbarcazioni di fortuna. Sul fenomeno delle migrazioni di massa, infatti, da un po’ di tempo si é allentata l’attenzione per opera del ministro Minniti che in qualche modo è riuscito ad attenuare, se non ad arginare quasi completamente, questo fenomeno. Come? Grazie agli accordi con i due governi libici, purtroppo senza spiegare fino in fondo quale ne sia il prezzo per l’Italia e per i migranti, costretti a subire violenze in quel paese.

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