Per il pullman finito nella scarpata dell’A16 a Monteforte Irpino 8 condanne ma 7 assoluzioni per i dirigenti di Autostrade. Rabbia dei familiari delle 40 vittime

L’autobus precipitato  con 40 persone a bordo nelle campagne dal viadotto Acqualonga sull’autostrada A16 Napoli-Canosa nel tratto Avellino Ovest-Baiano al Km 32, 28 Luglio 2013.
(foto Ansa di Matteo Guidelli )

Otto condanne e sette assoluzioni per i 15 imputati nel processo per la strage sulla A16 Napoli-Canosa, dove un bus carico di fedeli di padre Pio di ritorno da un pellegrinaggio alla tomba del danto precipitò dal viadotto Acqualonga, nel tratto in discesa dopo Monteforte Irpino , il 28 luglio 2013. La sentenza è stata letta dal giudice monocratico del tribunale di Avellino, Luigi Buono, tra le urla dei familiari delle vittime. La dura reazione dei familiari dei 40 morti si è indirizzata contro la sentenza perché tra gli imputati assolti figurano l’amministratore delegato  di Autostrade per l’Italia, Giovanni Castellucci, e l’ex condirettore generale della società Riccardo Mollo, per i quali  il pm aveva chiesto una condanna a 10 anni di reclusione.

La richiesta della Procura di Avellino per Castellucci era di 10 anni di reclusione. Stessa richiesta formulata per gli altri dirigenti e dipendenti di Autostrade per l’Italia, che sono stati assolti: l’ex direttore generale Riccardo Mollo, Marco Perna, Massimo Fornaci, Antonio Sorrentino e Michele Maietta.

La condanna più severa, 12 anni così come richiesto dall’accusa, è invece quella per Gennaro Lametta, proprietario del bus. Condannati inoltre a 6 anni di reclusione i dirigenti di Aspi Nicola Spadavecchia e Gianluca De Franceschi, a 5 anni Paolo Berti, Michele Renzi, Bruno Gerardi e Gianni Marrone. Condanna inoltre a 8 anni di reclusione per Antonietta Cariola, funzionaria della Motorizzazione di Napoli. Assolto infine Vincenzo Saulino, uno dei due funzionari della Motorizzazione civile per il quale il pm aveva chiesto la pena di 6 anni e 6 mesi di reclusione.

LA RABBIA DEI PARENTI DELLE VITTIME – Al termine della lettura della sentenza da parte del giudice monocratico si è scatenata la rabbia dei parenti delle vittime: “Venduti!”, “infami”  hanno ripetuto i parenti delle 40 vittime ripetendo più volte il numero “83”, la somma delle vittime della strage di Monteforte Irpino e di quella del crollo del Ponte Morandi a Genova.

Il clima è rimasto teso a lungo, poi la situazione è tornata tranquilla. “Questa è l’Italia – ha detto Giuseppe Bruno, presidente del comitato che riunisce le famiglie delle vittime – dove i poteri forti mettono a tacere la verità e la giustizia”. La sentenza è arrivata dopo 2 anni e 4 mesi dalla prima udienza del 28 settembre 2016, dopo il rinvio a giudizio per i 15 imputati avvenuto il 9 maggio dello stesso anno.

LA POSIZIONE DI AUTOSTRADE PER L’ITALIA – Dal canto suo, in una nota, Autostrade per l’Italia “nel ribadire nuovamente la più profonda e sentita vicinanza ai parenti delle vittime esprime rammarico in merito alla sentenza di condanna pronunciata dal Tribunale di Avellino nei confronti delle strutture tecniche della Direzione di Tronco di Cassino“. “I legali dei dirigenti e dei funzionari coinvolti si riservano – comunica la società – la lettura delle motivazioni per ricostruire il percorso logico-giuridico seguito dal Giudice, a fronte delle solide argomentazioni difensive proposte dagli imputati nel corso del dibattimento che hanno dimostrato la correttezza del loro operato”. “Nel corso del dibattimento è emerso con chiarezza che la causa dell’incidente è riconducibile alle disastrose condizioni del bus – ribadisce Aspi – che viaggiava con un milione di chilometri, non aveva meccanica in ordine, non era mai stato sottoposto a revisione e aveva i pneumatici usurati e non omologati, oltre che il sistema frenante non funzionante, e alla condotta dell’autista”.

Giorgio Perroni, difensore di Autostrade per l’Italia, scrive in una nota che “la sentenza sconfessa l’ipotesi accusatoria in cui erano indagati tutti i vertici apicali della società, addirittura l’amministratore delegato per cui era stata chiesta, senza alcun fondamento e dopo che la difesa aveva dimostrato ampiamente la correttezza del suo operato, una pena di 10 anni di reclusione”. “Per valutare una sentenza – afferma il legale di Aspi – bisogna sempre considerare la richiesta di condanna, che era di 10 anni di reclusione per tutti i 12 imputati di Autostrade per l’Italia. La sentenza è andata in modo completamente diverso: sei assoluzioni e sei condanne, con pene che sono state dimezzate rispetto alle richieste della Pubblico Ministero”.

“Dopo la lettura del dispositivo il primo pensiero va a chi, a mio avviso, è stato ingiustamente condannato. Cercheremo di ribaltare questo verdetto in appello – annuncia Perroni – e siamo sicuri di ottenere l’assoluzione di chi è stato condannato oggi”.

DI MAIO – “Il grido di dolore delle famiglie delle vittime di Avellino dopo l’assoluzione dell’amministratore delegato di Autostrade per l’Italia Giovanni Castellucci lo capisco e mi fa incazzare” scrive su Facebook il vicepremier e ministro Luigi Di Maio, postando il video della reazione dei famigliari delle vittime di fronte all’assoluzione dei vertici di Autostrade. “Per essere chiari: io ce l’ho con la feccia politica che in questi anni ha firmato ad Autostrade contratti capestro che li solleva da ogni responsabilità, dandogli tutte le garanzie economiche e legali del caso” scrive Di Maio.

“È dalla caduta del Ponte Morandi che come governo stiamo lavorando per togliere le concessioni ad Autostrade – aggiunge – Più ci leggiamo le carte, più capiamo che ai Benetton era stata garantita impunità e profitti sicuri come a nessuno mai nella storia di questo Paese. Ma ce la faremo a spuntarla. Non so quanto tempo ci vorrà, ma le autostrade ce le riprendiamo!”.

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