Palestinesi bruciano in Cisgiordania la Tomba di Giuseppe, santuario venerato da ebrei e musulmani

Centinaia di giovani palestinesi nella notte hanno dato fuoco con bottiglie incendiarie a parti del complesso della Tomba di Giuseppe a Nablus in Cisgiordania. Lo dicono i media israeliani secondo cui forze di sicurezza palestinesi intervenute sul posto hanno disperso la dimostrazione e preso il controllo del luogo. Le fiamme sono state poi spente. Ieri Hamas da Gaza ha proclamato una Giornata di collera a Gerusalemme est e in Cisgiordania.  La notizia dell’incendio nell’edificio che a Nablus (Cisgiordania) ospita la Tomba di Giuseppe ha destato collera nel governo israeliano. Il ministro Uri Ariel (del partito nazionalista Focolare ebraico) ha commentato: ‘’Gli stessi palestinesi, mentre mentono sfrontatamente quando denunciano un asserito cambiamento da parte nostra dello status quo nel Monte del Tempio (Spianata delle Moschee, ndr), a loro volta profanano e bruciano un luogo sacro all’ebraismo”.

Secondo la tradizione ebraica la ‘tomba di Giuseppe’ a Nablus è quella del personaggio biblico figlio di Giacobbe e di Rachele, divenuto influente consigliere del Faraone d’Egitto.

Ariel ha anche chiesto al premier Benyamin Netanyahu di ordinare all’esercito di assumere il controllo di quell’edificio

La Tomba di Giuseppe: luogo di attrito tra Israele e Anp – E’ da anni un luogo di attriti ricorrenti fra israeliani e palestinesi la Tomba di Giuseppe di Nablus, un santuario venerato sia dagli ebrei sia (almeno in tempi meno recenti) dai musulmani. Secondo una tradizione di epoca bizantina, sotto ad una grande pietra riposano le spoglie di Giuseppe. Si tratta del figlio di Giacobbe e di Rachele che, nel racconto biblico, divenne influente consigliere del Faraone d’Egitto. In punto di morte espresse la volontà di essere sepolto nelle terre della famiglia a Sichem (la attuale Nablus). Ed in effetti, secondo la tradizione, Mosè ordinò che le sue ossa fossero riportate nella Terra d’Israele, quando gli ebrei fuggirono dall’Egitto. In seguito alla guerra dei sei giorni (1967) la tomba è tornata ad essere frequentata da fedeli ebrei in numeri crescenti e nell’edificio vicino è stato aperto un collegio per rabbini. Ma con gli accordi di Oslo (1993), Nablus ottenne lo status di città autonoma palestinese e la Tomba rimase al suo interno come ”enclave” aperta al culto ebraico. Da allora, nei momenti di maggiore tensione politica, il santuario è stato oggetto di attacchi (anche cruenti) di miliziani palestinesi. Così avvenne nel 1996, in due occasioni nel 2000, e poi ancora nel 2002. Da allora, in base ad accordi fra Israele ed Anp, gruppi organizzati di fedeli ebrei hanno accesso una volta al mese alla Tomba di Giuseppe, scortati dall’esercito israeliano.

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