OSSERVATORIO AMERICANO/ Revoca di Obamacare: i repubblicani si ostruiscono

di DOMENICO MACERI* – Per sette anni i repubblicani hanno inveito contro Obamacare, la riforma sanitaria approvata dal governo nel 2010. Una volta ottenuta la maggioranza legislativa, i repubblicani hanno approvato una sessantina di disegni di leggi per revocare la riforma. In un caso nel 2015 ambedue le Camere hanno approvato la revoca alla quale l’allora presidente Barack Obama ha imposto il veto.  La campagna contro Obamacare ha prodotto buoni risultati politici ai repubblicani che sono riusciti a mantenere la maggioranza alle due Camere e conquistare la Casa Bianca l’anno scorso. Tutto dovrebbe essere dunque  facile per il Gop con il controllo dell’esecutivo e del legislativo per revocare la tanto odiata Obamacare come avevano promesso.
Durante l’amministrazione di Obama i repubblicani avevano fatto dell’ostruzionismo un’arte. Al punto che adesso non sanno uscire dal loro ruolo e ostruiscono… se stessi.
Dopo avere stentato ad approvare la revoca di Obamacare alla Camera toccava al Senato, dove la risicata maggioranza (52 a 48) gli ha messo il bastone fra le ruote. La loro riforma, creata in segreto da una dozzina di senatori senza consultare nessuno, non ha raggiunto il numero dei voti necessari. Persino il “sì” per aprire il via all’iter necessario e iniziare il dibattito è risultato un pareggio (50-50) superato solo dal voto del vicepresidente Mike Pence. Subito dopo brevissime discussioni una proposta per revocare Obamacare e sostituirla più tardi è stata respinta dai 48 democratici ai quali si sono aggiunti sette repubblicani  (55 no, 45 sì). Affamatissimi di qualche “vittoria” legislativa, i repubblicani si sarebbero accontentati di una “skinny repeal” (revoca light), che avrebbe eliminato i punti meno popolari dell’Obamacare. Includono l’obbligo di possedere assicurazione medica, l’obbligo alle aziende con 50 dipendenti di offrire sanità, e la tassa sui medical devices, i dispositivi medici. L’idea della “skinny repeal” sarebbe stata non di divenire legge ma da servire come trampolino per iniziare i negoziati con la Camera per produrre un disegno condivisibile per una revoca  e sostituzione finale di Obamacare. Anche qui hanno fallito (49 sì, 51 no). John McCain, senatore dell’Arizona e candidato repubblicano alla presidenza nel 2008, confermando una certa indipendenza dall’ideologia del suo partito, si è schierato con i democratici come hanno fatto anche Lisa Murkowski (Alaska) e Susan Collins (Maine).

Il problema principale per i repubblicani però è che nonostante la loro ferocia nell’attaccare l’Obamacare gli americani ci si sono affezionati. Il 53 per cento degli americani approva la riforma di Obama mentre le versioni repubblicane sono favorite solo dal 20 per cento. Inoltre un altro sondaggio del Pew Center ci dice che il 60 per cento degli americani crede che il governo federale deve assumersi la responsabilità per l’assicurazione medica dei cittadini.
Nonostante alcune imperfezioni, la riforma di Obama ha concesso assicurazione medica a più di venti milioni di americani. Alcuni aspetti di Obamacare piacciono anche ai repubblicani, come ha detto  Lisa Murkowski, senatrice dell’Alaska. Ma anche i repubblicani in generale hanno accettato i principi di Obamacare di fornire sussidi ai poveri e l’importanza di mantenere il Medicaid per i più poveri.
Ciononostante i loro disegni di legge sulla riforma farebbero perdere l’assicurazione medica a milioni di americani, secondo il Congressional Budget Office, agenzia non-partisan del governo. Le cifre variano dai 22 a 23 milioni e una delle proposte repubblicane del Senato di revocare Obamacare e sostituirla più tardi farebbe perdere l’assicurazione medica a 33 milioni di americani.
Incapaci di eliminare Obamacare e sostituirla con un sistema “meraviglioso”, come ha spesso detto Donald Trump, i repubblicani hanno deciso che la smantelleranno poco a poco. Infatti i primi passi li hanno già fatti. Durante l’amministrazione di Obama il governo ha fatto una campagna per informare il pubblico del bisogno dell’assicurazione e di assistere tutti sui modi di ottenerla. La Casa Bianca di Trump invece ha già minato questi sforzi eliminando i contratti con le agenzie che si occupavano di fornire informazioni. Hanno anche creato un clima di incertezza suggerendo che metteranno freni ai sussidi per i poveri creando instabilità nei mercati. Alcune compagnie di assicurazione hanno già indicato che date le incertezze forse non venderanno assicurazione medica in alcuni Stati. Uno di questi Stati in pericolo è proprio l’Alaska considerando il grande territorio, il decentramento della popolazione e il limitato numero di potenziali clienti per le compagnie di assicurazioni. Ecco una delle ragioni  per la riforma, che preoccupa Lisa Murkowski, il cui voto contrario ha fatto perdere le staffe a Trump come ci ha rivelato uno dei suoi tweet. La Murkowski ha risposto al 45esimo presidente che bisogna passare un po’ di tempo a governare invece di fare costantemente campagna politica, come fa Trump. È proprio qui il nocciolo del dilemma repubblicano dimostrato dalla loro difficoltà di affrontare la riforma sanitaria adeguatamente. I repubblicani sono specialisti dell’anti-governo e dell’ostruzione. Ostruiscono se stessi anche quando cercano di governare. Ma questo è il meglio di ciò che si può sperare dai repubblicani alla guida del governo.

*Domenico Maceri è docente di lingue all’Allan Hancock College, Santa Maria, California  (dmaceri@gmail.com)

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