OSSERVATORIO AMERICANO/ Il “cesto dei miserabili”: la gaffe  di Hillary rivela la verità

Domenico Maceridi DOMENICO MACERI* –

“Contro i colpi bassi noi voliamo alto”. Queste sono solo alcune delle  belle parole di Michelle Obama nel suo memorabile discorso alla Convention democratica lo scorso luglio. La first lady si riferiva ovviamente al linguaggio spesso volgare del candidato repubblicano Donald Trump. Hillary Clinton però in un recente discorso ai suoi sostenitori non ha seguito questo consiglio attaccando la metà dei sostenitori di Trump mettendoli in “un cesto di miserabili” e classificandoli come “razzisti, sessisti, xenofobi, omofobi e islamofobi”.  La Clinton ha chiesto subito scusa per avere etichettato “la metà” come razzisti. Non ha chiarito però se la cifra fosse più bassa o più alta.
Le scuse hanno lasciato intendere che si trattasse di una gaffe. Forse no. Comunque sia, l’effetto dell’accusa è stato di ricordare a tutti gli elettori il cammino tracciato da Trump per vincere la nomination del suo partito legando la sua campagna di fango all’entusiasmo dei suoi elettori. In effetti, con la sua “gaffe”, la Clinton ha cercato di riportare il discorso politico sugli aspetti negativi di Trump come faccia brutta dell’America e di conseguenza mancante del temperamento adatto per la presidenza degli Stati Uniti. La Clinton ha spiegato che avrà generalizzato grossolanamente ma in effetti c’è molto di vero nella sua asserzione.

I sondaggi di Gallup, Pew Research Center, e YouGov ci dicono che la stragrande maggioranza dei sostenitori di Trump ha visioni negative sui musulmani e supporta l’idea di Trump di proibir loro l’ingresso negli Stai Uniti. Credono anche che gli immigrati messicani siano criminali, come Trump ha detto in parecchie occasioni. Trump ha naturalmente attaccato la Clinton per la sua asserzione difendendo i suoi sostenitori come cittadini fantastici. Ciononostante l’idea dei sostenitori come razzisti si riallaccia alla crociata del magnate di New York sul birtherism, la campagna sulla  “dubbia” cittadinanza americana di Barack Obama. Come si sa, per parecchi anni Trump ha insinuato che l’attuale inquilino della Casa Bianca non fosse cittadino americano. In effetti, la campagna sulla cittadinanza di Obama è servita da trampolino alla corsa presidenziale di Trump.
La “gaffe” di Hillary Clinton ha ripreso il concetto di razzismo  costringendo Trump a dichiarare che Obama è nato in America. Lo ha fatto però congratulandosi per avere finalmente accettato la realtà accusando falsamente la Clinton di avere iniziato la campagna dei dubbi sulla cittadinanza di Obama nelle presidenziali per la nomination del 2008.
I riflettori sulla cittadinanza di Obama hanno reiterato i problemi di Trump con gli afro-americani che hanno interpretato il birtherism come una campagna per delegittimare il primo presidente afro-americano. Non a caso i sondaggi ci dicono che più del 95 per cento degli afro-americani intende votare contro Trump. Allo stesso tempo hanno rimarcato la popolarità di Hillary Clinton presso i gruppi minoritari servendo a ricordare  l’importanza dei loro voti che il presidente  Obama ha ripreso in un discorso al recente gala del Congressional Black Caucus.
Trump sa benissimo che ha problemi con i gruppi minoritari,  le donne e persino con i bianchi con lauree universitarie.  Nelle ultime settimane ha cercato di cambiare questa caratterizzazione con goffi tentativi, dicendo che la situazione  economica e sociale degli afro-americani è talmente negativa che loro non avrebbero nulla da perdere votando per lui.
I recenti dati rilasciati dal Census Bureau presentano un quadro diverso da quello dipinto da Trump. Ci indicano che la disoccupazione è scesa al di sotto del cinque per cento e il salario medio è aumentato del 5,2 per cento nel 2015. Inoltre il tasso di povertà è sceso dell’1,2 per cento e la cifra degli americani senza assicurazione medica è  diminuita dell’1,3 pe rcento.
Trump continua a dipingere una visione apocalittica dell’America che non corrisponde alla realtà, come si è visto con la sua falsa asserzione sulla cittadinanza di Obama. Ciononostante i passi indietro di Clinton con la sua salute e la mancanza di grandi sparate di Trump hanno ridotto i vantaggi dell’ex first lady. La sua “gaffe” ha ricordato agli americani gli aspetti negativi del candidato repubblicano. Per vincere però la Clinton dovrà ripresentare i propri aspetti positivi. Gli imminenti dibattiti presidenziali le daranno una opportunità per farlo.
*Domenico Maceri è docente di lingue all’Allan Hancock College, Santa Maria, California  (dmaceri@gmail.com)

1 Commento

  1. E’ vero Hillary si è limitata a dire quello che tutti i sondaggi dicono che una parte di coloro che votano Trump sono razzisti, sessisti, omofobi, xenofobi ecc. ecc. Insomma dei miserabili, gente malata che non può essere guarita, e anche se fosse possibile, si renderebbero conto della nullità della loro esistenza e questo li porterebbe ad un suicidio di massa!

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