OSSERVATORIO AMERICANO/ I buchi nel muro di Trump

Domenico Maceridi DOMENICO MACERI* – Donald Trump ha recentemente dato al Washington Post alcuni dettagli del suo piano che prevede la costruzione di un muro lungo il confine messicano e l’obbligo per il Messico di pagarne le spese. Il suo obiettivo sarebbe quello di chiudere il confine e bloccare l’immigrazione clandestina. Come molte delle idee sgangherate di Trump, il suo piano è pieno di buchi e non risolverebbe il problema. Il muro non riguarderebbe il  40% previsto di immigrati non autorizzati negli Stati Uniti, che non provengono dal  confine meridionale ma arrivano in aereo e ci rimangono nonostante i permessi o visti scaduti.

Trump non parla di queste persone perché non si addice alla sua narrazione di scenari semplici e soluzioni ancor più facili. Nel suo mondo semplicistico, si utilizzano  problemi  e situazioni basiche e soluzioni superficiali per ottenere il sostegno degli elettori americani arrabbiati e male informati.
Più di quarantacinque milioni di visitatori entrano negli Stati Uniti annualmente con permessi temporanei o  visti turistici. Il novantanove per cento di loro lascia il Paese prima della scadenza dei visti. Tuttavia, circa 500 mila rimangono  e riescono a inserirsi  nella società americana. Molti di questi individui provengono da Paesi limitrofi, altri da terre lontane, in particolare dall’Europa occidentale e soprattutto da Canada, Messico, Brasile, Germania e Italia.  Alla fine del 2015 più di 90.000 canadesi erano negli Stati Uniti senza documenti regolari.
Venire negli Stati Uniti per molti europei e canadesi può essere facile. I cittadini messicani, invece, devono dimostrare agli uffici consolari degli Stati Uniti che sono benestanti e hanno forti legami economici con il loro Paese, il significa con una buona probabilità che faranno ritorno a casa.
Il “bellissimo” muro  di Trump non  impedirebbe a questi individui di venire negli Stati Uniti e rimanerci. Se la sicurezza è la preoccupazione principale, ci vorrebbero più accurati controlli. Gli individui autori dell’attentato alle Torri gemelle dell’11 settembre 2001 erano entrati negli Stati Uniti con documenti legali. E un muro non avrebbe impedito la recente tragedia di San Bernardino, dal momento che entrambi gli autori avevano il diritto legale di essere nel Paese.
Quindi Trump, anche se dovesse costruire il suo muro, non  offrirebbe più sicurezza,m dato che gli immigrati non autorizzati dal Messico vengono perché sono alla ricerca di lavoro. Trump promette di  costruire il muro e di costringere il governo messicano a pagare le spese. Se il Messico rifiutasse di pagare, Trump dice che bloccherebbe  le rimesse  inviate dai lavoratori messicani ai loro familiari. Gli economisti ritengono che il congelamento di questi fondi sarebbe quasi impossibile. Inoltre, se questi fondi non raggiungessero le famiglie in Messico, il Paese soffrirebbe gravi problemi economici, che spingerebbero un numero maggiore di messicani a  venire negli Stati Uniti.
Come per molte altre questioni, Trump è totalmente male informato e sembra ignorare le ripercussioni che avrebbero le sue intenzioni. La sua recente proposta che il Giappone e la Corea del Sud dovrebbero pagare per ricevere armi nucleari per la propria difesa prescinde dai pericoli della proliferazione nucleare.
Nel caso del suo muro, Trump prescinde completamente dalle relazioni internazionali che non sono le stesse di quelle a cui è abituato nel mondo degli affari, dove  butta soldi a destra e manca per comprare i politici che gli dovrebbero spianare il terreno per il suo business. Le relazioni internazionali richiedono cooperazione e diplomazia per raggiungere accordi reciprocamente vantaggiosi. La costruzione di un muro farebbe il contrario, in quanto peggiorerebbe le relazioni con il Messico. Per fortuna, non accadrà. Anche se Trump ha buone possibilità di vincere la nomination del GOP, la sua sconfitta all’elezione generale di novembre è quasi certa. Questo è il più grande buco nel suo  “bellissimo” muro.

*Domenico Maceri è docente di lingue all’Allan Hancock College, Santa Maria, California  (dmaceri@gmail.com)  

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