OSSERVATORIO AMERICANO/ Frattura su “Obamacare” tra governatori repubblicani e Gop

Domenico Maceridi DOMENICO MACERI* –

“Condivido alcune delle convinzioni  sullo scetticismo dei cittadini del South Dakota sull’ampliamento del Medicaid… ma bisogna anche considerare le madri single che beneficeranno del programma”. Il governatore Dennis Daugaard cercava con queste parole di giustificare la sua idea di aprire il Medicaid, la sanità per coloro il cui reddito non oltrepassa la soglia di 16.240 dollari, come permette Obamacare.

La legislatura del South Dakota, prevalentemente repubblicana, si oppone ad abbracciare l’ampliamento di Medicaid perché legittima Obamacare, la tanto odiata riforma sulla sanità approvata nel 2012. Ciononostante, nove governatori repubblicani hanno ingoiato il “rospo” perché attratti dai grandi benefici per i loro cittadini. Oltre alla copertura sanitaria per i più poveri  offre anche delle opportunità per l’economica del loro Stato grazie ai fondi provenienti dal governo federale. In sintesi, per i primi tre anni dell’ampliamento del Medicaid, il governo federale copre le spese al cento per cento e in anni successivi al novanta per cento.

Un grande “affare” per gli Stati che i governatori democratici non hanno esitato ad accettare. Ma solo nove dei governatori repubblicani hanno seguito l’esempio dei loro colleghi democratici. La maggior parte invece, seguendo la retorica della loro leadership a Washington, ha rifiutato. Adesso però la pressione per l’ampliamento è forte perché senza l’assicurazione gli ospedali non saranno rimborsati per le cure praticate ai poveri. In effetti, i governatori repubblicani devono fare fronte alla realtà e nonostante il loro continuo odio verso Obamacare sono costretti ad accettarne i benefici.

L’odio repubblicano per Obamacare si è visto specialmente al livello della legislatura federale, che ha cercato, mediante una sessantina di voti, di abrogare la riforma sanitaria. Hanno provato anche con la Corte Suprema, ma in due occasioni hanno  fallito anche lì. Poco a poco però, come è avvenuto con il Social Security e Medicare (sanità per gli anziani), i repubblicani si trovano costretti a dovere mettere in pratica leggi approvate soprattutto dai democratici.
La riluttanza repubblicana verso Obamacare sta però diminuendo come si vede anche dalla campagna per la nomination del Gop alle elezioni presidenziali. A volte il tema viene a galla ma l’energia retorica dei candidati si è concentrata sull’immigrazione e negli ultimi mesi sulla politica estera, specialmente il riferimento alla minaccia del terrorismo.
Al livello Statale però bisogna governare  ed ecco perché, oltre al South Dakota, anche l’Alabama, la Louisiana, l’Utah, “red states”, ossia dominati dal Gop, stanno considerando l’ampliamento di Medicaid. Matt Mead, il governatore del Wyoming, ha accettato che Obamacare è la legge del Paese e per pragmatismo e per aiutare l’economia del suo Stato, vuole che i fondi federali vadano anche  a beneficio dei suoi cittadini. Con la riduzione dei prezzi del petrolio, settore importante per il Wyoming, l’ampliamento del Medicaid ridurrebbe le difficoltà economiche che lui deve affrontare. Inoltre, più di 18.000 dei suoi concittadini avrebbero la copertura dell’assistenza medica.
La retorica anti-Obamacare però continua con le solite esagerazioni. Il senatore Lamar Alexander del Tennessee, in un articolo sul New York Times, ha detto che i costi dell’ampliamento del Medicaid  sono insostenibili perché equivalgono al 30 per cento del bilancio nel suo Stato. Non è vero. Inoltre, gli ospedali del Tennessee hanno deciso di coprire il 10 per cento del costo, un investimento per loro, dato che non saranno eventualmente costretti ad offrire cure senza alcun rimborso.
I successi di Obamacare sono però una realtà che anche i repubblicani tacitamente devono ammettere. In California, per esempio, un terzo della popolazione (quasi 13 milioni di persone) ha copertura sanitaria mediante Medical, la versione di Medicaid del Golden State. Ciononostante non è un sistema perfetto dato che include i profitti delle compagnie di assicurazione le quali hanno un numero crescente di clienti anche se con la nuova legge non possono più rifiutare di vendere copertura a nessuno. La riforma del presidente costringe tutti a comprare assicurazione medica invece di considerarla come un diritto da fornire a tutti.  Non consiste in un single payer, un sistema stile Canada o Europa, in cui tutti ricevono copertura sanitaria.
“Odiamo Obamacare e se fosse possibile l’abrogheremmo domani. Bisogna dunque fare il meglio possibile per i cittadini dell’Arkansas”, ha dichiarato Ray Hanley, ex direttore del programma Medicaid dello Stato.  Sentimenti simili vengono espressi da non pochi repubblicani, che però alla fine sono stati costretti ad aprire gli occhi per il bene dei cittadini meno abbienti.

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*Domenico Maceri docente di lingue all’Allan Hancock College, Santa Maria, California  (dmaceri@gmail.com)

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