OSSERVATORIO AMERICANO/ di DOMENICO MACERI/ Lezione di stile tra Bernie Sanders e Hillary Clinton

Domenico Maceridi Domenico Maceri*/

“Permettetemi di dire qualcosa che non sarà politicamente molto vantaggioso”. “Credo che il segretario abbia ragione e che il popolo americano è stanco di sentire parlare di queste maledette e-mail”. Così Bernie Sanders durante il momento più memorabile e ricco di significato del primo dibattito per la nomination democratica. Il segretario è ovviamente Hillary Clinton, la quale, appena sentito l’intervento del suo avversario, gli si è voltata e gli ha stretto la mano in segno di grande amicizia. La frase di Sanders non metterà fine alla questione delle e-mail, ma Sanders ammoniva così la stampa, cercando di indirizzare il discorso sui  temi seri che assillano il Paese.

La galanteria del senatore del Vermont è atipica nel mondo politico, dove per avere la meglio sugli avversari i candidati politici usano qualunque sciocchezza che possa sedurre gli elettori. Ne abbiamo già viste parecchie, specialmente nel campo repubblicano. Sanders di certo avrà anche pensato a quelle e ha indirizzato la sua ira contro tutti i giornalisti che ci cascano e ci parlano per ore ed ore di queste superficialità nella convinzione di guadagnare share. Allo stesso tempo il messaggio era diretto agli elettori, suggerendo loro di essere più esigenti su ciò che offrono i candidati e i media.

Sanders aveva già detto nella sua campagna che non userà attacchi personali verso Hillary Clinton né contro nessun altro avversario. Hillary Clinton però durante il dibattito non si è risparmiata a scoccare alcune frecciate per distinguere le sue prese di posizioni da quelle del senatore del Vermont. In particolare ha sottolineato il suo voto  sui controlli delle armi da fuoco nel quale Sanders ha un record abbastanza debole. Per il resto della serata si sono sentite molte asserzioni già usate nella campagna politica.

La ripetizione ovviamente mirava a comunicare con un pubblico nazionale e confrontare queste idee sul palco faccia a faccia. Sfortunatamente, come avviene sempre in questi dibattiti, si passa da un tema all’altro rapidamente senza però andare a fondo. I giornalisti cercano di stuzzicare i candidati perché si attacchino a vicenda creando una drammatizzazione che può convertirsi in una soundbite memorabile.

Anderson Cooper, della Cnn,  il conduttore del dibattito, ha cercato di fare proprio questo senza riuscirci. È riuscito però a trattare moltissimi temi senza approfondirli. Abbastanza, comunque, da riconfermarci una visione generale dalle differenze che esistono con il Partito Repubblicano per quanto riguarda la visione politica ma anche per il tono di civiltà. Come ha detto Martin O’Malley, ex governatore dello Stato della Virginia, i democratici hanno indicato il cammino “verso un luogo generoso e compassionevole”. A ciò si contrappone il caos degli urli  repubblicani per ottenere consensi  dall’estrema destra denigrando gli immigrati ed i musulmani per non parlare poi della confusione alla Camera dove non riescono nemmeno ad eleggere il loro speaker.

Per quanto riguarda la visione politica i repubblicani continuano a credere che la missione del governo consiste in tagli fiscali ai ricchi come si è visto dai piani di Donald Trump, Marco Rubio e Jeb Bush. Inoltre la ripetizione  fino alla nausea che il governo va ridotto. A meno che non si tratti di commissioni parlamentari dubbiose come quella di Bengasi, oppure di controllare i corpi delle donne. Allora più governo c’è e meglio è.

A ciò ci contrappone la visione democratica di un governo il cui ruolo consiste nell’aiutare la gente a ridistribuire i pesi fiscali onde ridurre la crescente disuguaglianza fra gli ultra ricchi e i ceti più bassi.

Tutti gli analisti hanno assegnato la vittoria del dibattito a Hillary Clinton per il suo controllo delle idee politiche e soprattutto per non avere inciampato. Sanders però non ha certo sfigurato reiterando le sue posizioni ed allo stesso tempo segnando “gol morali” mediante la sua difesa dell’ex first lady. O’Malley, Jim Webb e Lincoln Chafee, gli altri tre sul palco, sono rimasti al livello di comparse riflettendo in buona misura ciò che ci dicono i sondaggi.

Il pronostico di una “vittoria” di Hillary si rafforza, specialmente perché allontana l’ombra dell’entrata in campo di Joe Biden, la cui candidatura si prevedeva nel caso che Hillary inciampasse.

Commenta per primo

Lascia un commento