ORA DI PUNTA/ Dalla Siria alla Svezia. Se i missili sono incartati in stelle e strisce

di ENNIO SIMEONE – E’ solo un caso che proprio oggi nella capitale svedese un “lupo solitario” abbia deciso di imitare il terrorista che a Berlino si impadronì di un camion e si lanciò contro la folla che si accalcava nel mercatino di Natale seminando lo morte? E abbia ammazzato tre persone ferendone altre otto? Appena è arrivata la notizia che Trump aveva ordinato la spedizione missilistica contro la Siria e, soprattutto, dopo che sono arrivate le prime compiaciute adesioni di Erdogan, di Netanyahu, dell’Arabia Saudita, e poi di Hollande, della Merkel, e alla fine persino quella di Gentiloni, abbiamo istintivamente commentato immaginando che i terroristi dell’Isis stessero brindando, sentendosi legittimati agli occhi dell’opinione pubblica mondiale nella feroce guerra  che stanno combattendo in Siria e in Iraq (ricordiamo che Isis è l’acronimo di Islamic State of Iraq and Siria) e nelle criminali azioni che stanno continuando a compiere nei paesi europei.

Non era il caso che, almeno per un attimo, i capi di stato e di governo legati al carro della Nato si lasciassero sfiorare dal dubbio che possa avere un qualche fondamento – e che comunque meritasse quanto meno una verifica – la versione siriana sull’origine di quei gas che si sono sprigionati ad Idlid quando gli aerei di Damasco hanno bombardato l’arsenale militare dei ribelli di Aleppo e dei terroristi dell’Isis? Tutti a sostengo del, fino ad ieri, vituperato Trump. La bandiera a stelle e strisce e il vecchio rancore per la Russia continuano ad esercitare un ancestrale fascino. Anche se i suoi missili uccidono, come è accaduto la scorsa notte, civili e bambini. Ma questi sono bambini morti in nome di America first!

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