ORA DI PUNTA/ Se all’ospite turco i governanti italiani non hanno nulla da obiettare

di GIOVANNI PEREZ – Come volevasi dimostrare, al governo italiano non importa un gran che dei diritti umani calpestati in Turchia: la prova si è avuta ancora nelle due giornate di visita di Erdogan a Roma.

I nostri governanti ai vari livelli, come subiscono senza battere ciglio gli eterni rinvii delle indagini in Egitto sul povero Giulio Regeni, hanno sorvolato, in occasione della visita del padrone della Turchia, anche sulle gesta poco eroiche dell’esercito turco, che negli ultimi giorni ha attuato un’offensiva contro i curdi della cittadina di Agron in Siria. Dopo averla conquistata, le truppe di Erdogan hanno commesso una serie di atrocità, in particolare nei confronti delle donne combattenti curde – sì, quelle che si sono distinte sul campo nella lotta contro l’Isis –  considerate ribelli da punire con la tortura e la morte.

“Incidenti collaterali che accadono in guerra” sembra essere stata la conclusione dei nostri governanti, che hanno accettato come naturale il rifiuto di Erdogan di incontrare la stampa in Italia; in compenso tutti hanno poi applaudito all’incontro di Erdogan con i vertici di Impregilo, Pirelli, Leonardo, Snam , Ferrero e Ansaldi: ditte proiettate a fare affari con chiunque, ma disinteressate a ciò che li circonda, come il massacro di un popolo che non manifesta il desiderio di acquistare pneumatici o dolcetti per i figli, che corrono il rischio di essere uccisi dalle bombe made in Turchia.

Questa sembra  l’Italia di oggi e, purtroppo, forse anche di domani.

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