ORA DI PUNTA/ Pianeta Milan: cacciato Montella, il gatto e la volpe non hanno più alibi

di FABIO CAMILLACCI/ Fassone e Mirabelli: il gatto e la volpe del Milan “made in China”. “Attenti a quei due!”, abbiamo sempre ammonito noi di Altroquotidiano conoscendo il loro passato. Il primo, reduce da clamorosi fallimenti sportivi, all’Inter post Moratti e ancor prima alla Juventus post Calciopoli, quindi non in questa Juve super vincente; il secondo, con un curriculum da direttore sportivo in cui spicca il Cosenza come club più famoso della lista personale. Insomma, due parvenu o quasi del mondo del calcio, poco competenti dal punto di vista tecnico. La riprova della loro poca competenza sta tutta nel dispendioso mercato fatto in estate: 250 milioni spesi (“a buffo” come si dice a Roma, viste le tante fidejussioni bancarie richieste) per comprare doppioni su doppioni. Senza dimenticare che altri 300 milioni sono serviti per rilevare il “Diavolo”. Soldi prestati a Mr. Yonghong dal fondo americano Elliott. Al momento il passivo è di oltre 500 milioni. Come recita la classifica, il Milan il prossimo anno difficilmente andrà in Champions League, quindi il disastro annunciato è dietro l’angolo. Alla luce di tutto questo il Milan potrebbe passare nuovamente di mano, cioè dai cinesi al fondo Elliott creditore. Situazione evidenziata recentemente anche dal New York Times. Noi lo scriviamo da tempo. Oltretutto, la rivoluzione in panchina con il quasi esordiente Gattuso in versione “traghettatore” al posto di Montella, è stata fatta nel peggior momento della stagione e rischia di peggiorare le cose. E al contempo conferma che il Milan da anni non trova pace a livello tecnico. Dall’ultimo Berlusconi ai cinesi non è cambiato nulla sotto questo punto di vista. Un fallimento dietro l’altro. E la lista è lunga.

Situazione complicata. Quando il gruppo cinese rilevò il Milan da Silvio Berlusconi dopo una trattativa estenuante e a tratti grottesca col tanto atteso closing che non arrivava mai, Fassone e Mirabelli (foto) vennero catapultati in una realtà più grande di loro. Quando si concretizzò il passaggio di proprietà, l’allenatore era Vincenzo Montella: fu l’ex Cavaliere a scegliere “l’aeroplanino”. Ma al gatto e la volpe “l’Aeroplanino” non è mai piaciuto. Però, sul mercato non c’era tanto di meglio e così decisero di tenersi Montella, rinnovandogli pure il contratto.

Caos tecnico totale. Tutto questo però non avvenne in men che non si dica, ma, solo al termine di un lungo tira e molla ai limiti della telenovela. Tentennamenti e incertezze per provare a inseguire due sogni nel cassetto: Antonio Conte e Luciano Spalletti. Il tecnico salentino sembrava sul punto di lasciare il Chelsea, quello di Certaldo aveva rotto con la Roma. Poi Conte decise di restare a Londra per giocare la Champions da campione d’Inghilterra in carica, mentre Spalletti si accordò con l’Inter. Solo a quel punto, Fassone e Mirabelli decisero di confermare Montella. Pertanto, un allenatore depotenziato fin da subito, al quale fu impedito di dettare le mosse di mercato. Pochi dei nuovi arrivi, infatti, sono stati realmente richiesti dal tecnico.

Strano destino quello di Montella. Un allenatore che già per due volte in carriera è rimasto vittima dei cambi di prorietà in grandi club. Era al timone della Roma (prese il posto dell’esonerato Ranieri), quando i giallorossi finirono in mano agli americani e il nuovo d.s. romanista Sabatini gli preferì l’allora oggetto misterioso Luis Enrique. Stavolta invece è rimasto sulla panchina del Milan per pochi mesi dopo l’accordo tra Berlusconi e Yonghong. Il gatto e la volpe, nonostante i loro reiterati errori, hanno pensato bene di esonerare Montella per trovare, per così dire, un capro espiatorio; un altro per la verità, visto che in precedenza avevano cacciato in corso d’opera il preparatore atletico. Certo, Montella ci ha messo del suo perchè non è riuscito a fare di necessità virtù. Milan senza gioco, senza spirito, senza gambe e senza idee. Colpa di Montella sì ma anche di chi ha gestito la partenza del Milan 2.0. Non va dimenticata la gestione del caso Donnarumma, come non va dimenticata la scelta di dare la fascia di capitano a Bonucci, fresco di forte juventinità. Ora, però, cacciato Montella, Fassone e Mirabelli, il gatto e la volpe, non hanno più alibi.

 

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