ORA DI PUNTA/ L’asino di Buridano sulla via di Macerata

di SERGIO SIMEONE – Ricordo ancora le grasse risate che mi sono fatto quando, studente liceale, mi sono imbattuto nell’apologo attribuito al filosofo francese Jean Buridan, rettore dell’Università di Parigi nel 1328,  conosciuto in Italia come Giovanni Buridano. Che cosa suscitava la mia ilarità? La   teoria che gli viene attribuita (di cui però, per essere onesti , non si trova traccia nei suoi scritti), secondo la quale se noi mettiamo un asino tra due greppie ricolme di fieno in eguale misura e collocate ad eguale distanza, la bestia, non sapendo decidersi verso quale greppia rivolgersi,resterà paralizzata e finirà per morire di fame.

Ho continuato a ridere, poi, ogni volta che questa teoria mi tornava in mente, finché non mi è apparsa la reincarnazione dell’asino di Buridano in sembianze umane: Matteo Renzi. Se qualcuno pensa che sto esagerando lo invito ad osservare il suo comportamento dopo i tragici fatti di Macerata. Un nigeriano viene accusato di aver massacrato una povera ragazza e un fascio-leghista , Traini, ritiene che colpevole del crimine efferato sia non solo il nigeriano che lo ha commesso, ma tutti i nigeriani, anzi tutti gli uomini di pelle nera che si trovano in Italia ed effettua un lungo e sanguinoso raid sparando contro tutti gli uomini di colore che incontra.

A questo punto Salvini, Meloni, Berlusconi, da una parte, dicono che Traini è sì un delinquente, ma responsabile è soprattutto la sinistra (!?) che ha permesso l’entrata in Italia di troppi africani; dall’altra un largo schieramento di partiti di sinistra ed associazioni democratiche denunciano il tentativo di alcuni politici di seminare odio ed organizzano una grande manifestazione antifascista ed antirazzista a Macerata. E Renzi che cosa fa? Raccomanda ai suoi: stiamo calmi, stiamo fermi, non ci sbilanciamo. Pensando: così prendiamo voti a destra e a sinistra. I risutati di questa astuta strategia sono sotto gli occhi di tutti: il Pd perde voti sia a destra sia a sinistra. Se continua così il 4 marzo morirà di fame (elettoralmente parlando). Esattamente come l’asino di Buridano.

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