Oltre ai dazi su alluminio e acciaio Trump minaccia un’imposta anche sulle auto europee. Le reazioni

Donald Trump non cede alle pressioni e nelle ultime ore avrebbe ribadito di non volere nessuna esenzione sui dazi ad acciaio ed alluminio, nemmeno per l’Europa ed il Canada. Lo riporta il Wall Street Journal citando fonti vicine al presidente Usa, che riferiscono come Trump sia convinto che le esenzioni creerebbero “un terreno scivoloso”. Non solo. Il presidente Usa minaccia una imposta Usa sulle auto europee. “Se l’Unione europea – afferma su twitter – vuole ulteriormente aumentare le sue gia’ massicce tariffe e barriere commerciali verso le imprese americane, noi applicheremo semplicemente una tassa sulle automobili che continuano a riversare negli Stati Uniti”.
Anche il Fondo Monetario Internazionale si unisce al coro di critiche al piano di Donald Trump di imporre dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio. Lo riporta la Bbc. La mossa, secondo l’Fmi, danneggerebbe l’economia degli Stati Uniti e di altri Paesi. Anche altri, ammonisce l’organismo economico, potrebbero essere tentati di seguire il precedente creato dal presidente degli Stati Uniti.

Cohn minaccia dimissioni se Trump firma decreto – Più che mai incerto il futuro di Gary Cohn, il consigliere economico della Casa Bianca che – secondo quanto riporta il Wall Street Journal – potrebbe dimettersi in qualsiasi momento dopo lo scontro sui dazi col presidente Donald Trump. Un’ipotesi ventilata da colleghi e amici dell’ex banchiere di Goldman Sachs. Lo stesso Cohn, alla vigilia dell’annuncio del tycoon giovedì scorso, avrebbe minacciato di lasciare se il presidente dovesse firmare il provvedimento.

L’Ue ipotizza ritorsioni  – Il mondo contro Trump sui dazi, dalla Cina all’Europa, che minaccia ritorsioni su prodotti iconici Usa come i jeans Levi’s e le Harley-Davidson. Ma il tycoon tira dritto. “Quando un Paese (gli Usa) perde molti miliardi di dollari nel commercio con praticamente ogni Paese con cui fa affari, le guerre commerciali sono giuste e facili da vincere”, twitta rilanciando la guerra dei dazi all’indomani del suo annuncio di tariffe del 25% e del 10% rispettivamente sull’acciaio e sull’alluminio importati, come aveva promesso in campagna elettorale per difendere i lavoratori e l’industria del settore.

“Quando un Paese tassa i nostri prodotti in arrivo, diciamo, al 50% e noi tassiamo lo stesso prodotto in entrata nel nostro Paese a zero, non è corretto o intelligente. Avvieremo presto la reciprocità delle tasse, in modo da tassare la stessa cosa come fanno loro. 800 miliardi di dollari di deficit commerciale – non c’è altra scelta!”, incalza, incurante delle reazioni negative dei mercati, dei moniti delle cancellerie internazionali, della sconfessione del suo stesso partito repubblicano e di alcuni tra i suoi più autorevoli collaboratori, tra cui il consigliere economico Gary Cohn, ormai dato in partenza. Trump si ritrova sempre più solo, con il mondo contro, come accadde quando uscì dall’accordo di Parigi sul clima: dalla Cina alla Russia, dall’Europa al Canada, è un susseguirsi di preoccupazioni e minacce di ritorsione.

La Commissione Ue, sollecitata anche dall’associazione degli industriali europei, ha già preparato delle contromisure “per riportare in equilibrio la situazione”, ha annunciato il portavoce dell’esecutivo comunitario Alexander Winterstein. Il collegio dei commissari valuterà le iniziative mercoledì prossimo e “deciderà i passi successivi”. Bruxelles, secondo fonti Ue, starebbe considerando tariffe del 25% su circa 3,5 miliardi di dollari di import Usa. Mina Andreeva, portavoce di Jean-Claude Juncker, ha già dato alcune anticipazioni via Twitter: “Non restiamo inattivi mentre vengono minacciati l’industria europea e il lavoro. L’Ue sta preparando dazi sull’importazione dei prodotti Usa, inclusi Harley-Davidson, Bourbon e jeans Levi’s”. “Queste misure Usa avranno un impatto negativo sulle relazioni transatlantiche e sui mercati globali. Aumenteranno i costi e ridurranno la scelta per i consumatori statunitensi di acciaio e alluminio, comprese le industrie che importano questi prodotti”, ha sottolineato il commissario Ue per il Commercio Cecilia Malmstrom, aggiungendo che “l’Ue cercherà consultazioni bilaterali con gli Usa a Ginevra il prima possibile” e che “la Commissione controllerà gli sviluppi del mercato e, se necessario, proporrà azioni di salvaguardia compatibili con il Wto per preservare la stabilità del mercato Ue”. Si muovono anche le cancellerie del Vecchio continente, a partire dalla Germania, che sarebbe il Paese europeo più colpito dai dazi (l’Italia il quinto). Berlino “respinge” le tariffe ritenendo che potrebbero portare ad una guerra commerciale che “non è nell’interesse di nessuno”, ha dichiarato il portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert.

“Grave preoccupazione” è stata espressa anche dalla Russia e dalla Cina, benché Pechino abbia solo una quota del 2% circa del mercato Usa per l’acciaio (11/a nella classifica globale). Più preoccupati il Canada, primo esportatore di acciaio in Usa (16%), la Corea del sud (terza col 10%) e il Giappone (settimo col 5%). La Toyota teme un aumento dei costi delle auto in Usa.

Il segretario al Commercio Usa Wilbur Ross è andato in tv con una lattina della Campbell’s soup per dimostrare che i dazi avranno un impatto “irrilevante” sui prezzi. Ma il vero pericolo non è tanto che l’alluminio e l’acciaio diventeranno più costosi quanto il fatto che i nuovi dazi di Trump, dopo quelli sulle lavatrici e sui pannelli solari, promettono una guerra commerciale mondiale.

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