NUCCIO FAVA/ Ma non può essere ogni volta Draghi a salvare la situazione

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Questa incredibile vicenda della Grecia, l’alternanza di docce fredde, di aperture e di stop and go da parte del nuovo governo di Atene mostrano le incertezze e i limiti che caratterizzano il processo decisionale delle istituzioni europee e della urgenza sul loro profondo rinnovamento. Pur in presenza di una crisi così grave è stato Mario Draghi – nel momento in cui si rischiava un generale collasso di tutta l’Eurozona – a comunicare a Londra l’intenzione della BCE di acquistare titoli pubblici, col risultato di invertire in senso positivo l’andamento dei mercati.

In modo analogo, mentre ad Atene i cittadini in fila davanti alle banche, mostravano quanto fosse avvertito come concreto e imminente il timore di un collasso inarrestabile, ancora una volta è stata la BCE a riaprire i rubinetti del credito, in misura limitata, ma sufficiente a ridurre tensioni e ulteriori allarmismi. Il ruolo della BCE si è così rivelato centrale e positivo per evitare una drammatica deriva.

Non basta però la BCE a garantire il futuro. E’ indispensabile ed urgente un salto qualitativo che abbia di mira la realizzazione di una forte integrazione politica, in sostanza la Federazione degli Stati Europei con organi di governo democratici, in grado di intervenire con efficacia e tempestività in una visione che superi gli egoismi e gli interessi dei singoli Stati.

Anche il modo con cui si saprà affrontare la sfida epocale dei migranti costituirà test decisivo della capacità di guardare al futuro dell’Europa con coraggio e lungimiranza. Non smarrire la Grecia e offrire risposte coraggiose ai disperati del Mediterraneo e dei Balcani, costituiscono il banco di prova immediato.

Premessa in larga misura indispensabile per una politica europea di crescita e sviluppo, con al centro finalmente il tema del lavoro, dell’occupazione e del futuro dei giovani.

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