Non convince l’Europa la risposta dell’Italia sui conti e Padoan pensa a misure fiscali

“L’Italia faccia quello che deve fare. Che riduca il deficit è indispensabile, mentre altri Paesi con surplus devono usarlo per investimenti”: lo ha detto il commissario agli affari economici Pierre Moscovici alla presentazione del suo libro ‘S’il est minuit en Europe’, facendo intuire che, in caso contrario, la procedura di infrazione da parte dell’Unione europea è inevitabile. Moscovici ha ribadito che “il debito italiano è elevato, ci sono delle regole – ha aggiunto – ma vogliamo che l’Italia resti un Paesi credibile e solido”. E finora “abbiamo sempre cercato soluzioni comuni, sia con Padoan che col governo”, ha aggiunto. Ed ecco perché Padoan è molto preoccupato e, mentre Gentiloni dice “siamo fuori da procedure di infrazione”, lui promette: “Riduciamo il debito nel nostro interesse con una strategia che protegge la crescita”.

La risposta del governo al commissario Pierre Moscovici e al vicepresidente Valdis Dombrovskis consiste in una lunga lettera corredata da un apposito “rapporto sui fattori rilevanti” che incidono sull’andamento del debito pubblico italiano. Un documento dettagliato in cui i risultati di contenimento del debito e la traiettoria di discesa indicata per il futuro vengono giudicati “più che soddisfacenti” per un Paese come il nostro, a dispetto dei rilievi evidenziati dalla Commissione poco più di due settimane fa.
L’aggiustamento di circa 3,4 miliardi di euro (pari allo 0,2% del Pil) richiesto da Bruxelles per rispettare le tappe di avvicinamento all’obiettivo di medio termine di deficit strutturale (elemento su cui il debito ha il suo peso specifico), viene considerato eccessivo. Anche perché, scrive Padoan, una correzione troppo rapida dei conti, così come l’Europa vorrebbe, non farebbe che danneggiare la ripresa, proprio ora che l’economia italiana sta dando segnali superiori alle aspettative. L’allerta deve essere massima di fronte all’accresciuta incertezza finanziaria e geopolitica che il mondo sta di nuovo attraversando. Brexit e Trump hanno evidentemente il loro peso e stringere ora ulteriormente le maglie potrebbe essere controproducente per lo stesso percorso di consolidamento dei conti, fino a diventare “autolesionista”.
Nella risposta del governo italiano all’Europa si promettono cose giudicate molto generiche e aleatorie:   una strategia rafforzata di tagli alla spesa, un potenziamento della lotta all’evasione (grazie anche all’estensione della reverse charge sull’Iva) e nuove entrate fiscali. Padoan parla inoltre di possibili a ritocchi di accise e tassazione indiretta. La regina delle imposte indirette sarebbe l’Iva, ma Matteo Renzi ha più volte negato l’intenzione di aumentare l’aliquota dopo lo sforzo fatto nella legge di bilancio per disinnescare le clausole di salvaguardia. Più probabile quindi che si possa andare a toccare imposte come quella di bollo o di registro, il cui impatto mediatico è sicuramente meno forte. Ogni decisione è comunque rimandata ai prossimi mesi. Il Def non sarà infatti scritto prima di aprile e comunque, per definizione, il Documento di economia e finanza è per l’appunto un documento programmatico, che necessita poi di provvedimenti di legge per essere attuato. Il governo punta peraltro a raggiungere nel 2016 una crescita del Pil maggiore dello 0,8% stimato fino ad ora ed anche pochi decimali potrebbero rimescolare in parte le carte in tavola. Padoan mette infine le mani avanti sulle spese per il terremoto. Difficile quantificare ora l’effetto finanziario della tragedia che ha sconvolto il Centro Italia, ma l’impatto potrebbe andare ben oltre il miliardo di euro. Cifra che sarà stanziata con un fondo ad hoc.

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