Non ancora pagate alle imprese i lavori del padiglione russo di Expo 2015

Oltre 1 milione di euro. E’ quanto si attendono di ricevere una serie di imprese italiane che nei mesi scorsi hanno realizzato – con enormi sforzi e a tempi record – le diverse opere al padiglione della Federazione Russa, permettendone l’apertura puntuale il 1 maggio scorso e consentendone la visita a quasi 5.000 persone al giorno.

Tra le società coinvolte figurano, tra le altre: Catena Services, Coiver Contract, Ges. Co. Mont, Idealstile, Elios Ambiente, Mia Infissi, Vivai Mandelli, Sech Costruzioni Spa e Sforazzini.

Il loro portavoce, in un comunicato inviato agli organi di informazione, afferma che «le aziende italiane non sono più disposte ad aspettare e sono pronte a depositare una denuncia in sede penale, oltre a coltivare una separata azione in sede civile per la sollecita quantificazione e conferma dei crediti maturati in contraddittorio con la committente, riservandosi ogni ulteriore iniziativa (sino alla richiesta di sequestro del padiglione). Attraverso l’azienda Sech Costruzioni,  che si è occupata della gestione dei fornitori locali, le imprese hanno a suo tempo stipulato con la RVS Holding Srl, appaltatore del committente RT-Expo srl (soggetto dedicato allo sviluppo della partecipazione della Federazione Russa in Expo), contratti autonomi per la realizzazione dei lavori al Padiglione. Dopo la fine dei lavori e l’apertura puntuale del Padiglione, la stessa RVS Holding Srl ha di fatto “abbandonato” i propri appaltatori, negando loro il pagamento del saldo dovuto».

«Tutti i solleciti di pagamento – si afferma nel comunicato –  si sono rivelati vani: la sola risposta è stata l’invio, per la prima volta a oltre un mese della consegna del padiglione, di una serie di generiche contestazioni inviate “a pioggia” a tutti i fornitori coinvolti, con il tentativo evidente di evitare il saldo dei lavori – spiega il dottor Gianmaria Di Bartolo della Coiver Contract – Il che ha davvero dell’incredibile”.

Tra i lavori che l’impresa russa contesta vi sono, per esempio, quelli relativi alla realizzazione di impianti elettrici e di rilevazione incendi che, però, risultano essere opere non realizzate dall’impresa, la Sech, a cui vengono imputati; o, ancora, si sostiene che la Ges.Co.Mont non abbia completato le strutture portanti del padiglione, cosa che non può essere possibile visto che i visitatori entrano nel padiglione ogni giorno senza problemi e che lo stesso è stato peraltro collaudato dal direttore lavori; alla Coiver Contract, invece, si contesta la mancata consegna di un terzo del padiglione (ovvero la copertura esterna) di cui l’azienda, che realizza finiture di interni, non si è mai occupata».

«Si tratta – precisa Alessandro Cesca della Sech Costruzioni – di contestazioni generiche, confuse e spesso non pertinenti con il lavoro realizzato dalle imprese coinvolte e che giungono dopo oltre un mese dall’apertura, proprio quando avremmo dovuto incassare la parte più consistente dei nostri corrispettivi. Ci pare evidente la strumentalità di tale condotta e per questo siamo pronti a far valere le nostre ragioni in tutte le sedi competenti, civili e penali».

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