Nel primo faccia a faccia con Trump è Hillary a prevalere (ma “ai punti”)

Trump e Hillary Secondo i sondaggi lampo effettuati dai principali media americani subito dopo i 90 minuti di faccia a faccia tra i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti, Hillary Clinton ha vinto il primo duello tv con Donald Trump.  Ma se di vittoria si tratta per la candidata democratica è una vittoria ai punti. Perché nel corso dei 90 minuti di serrato confronto, senza neanche una pausa, nessuno dei due candidati è realmente prevalso sull’altro.

Un sondaggio lampo della Cnn dà comunque Hillary vincente a parere del 62% degli intervistati.I due pretendenti alla Casa Bianca si sono scontrati su economia, sicurezza, politica estera, questione razziale, confermando due visioni opposte sul futuro da costruire per l’America. Ma entrambi hanno evitato di alzare eccessivamente i toni. Nessuno ha azzardato il colpo del ko. Troppa la paura di sbagliare. Ma altri due dibattiti ci saranno il 9 e il 19 ottobre.

Questa volta a regalare qualcosa in più all’ex segretario di stato – e non potrebbe essere diversamente – è stata la sicurezza mostrata nel confronto sulla politica estera, con un Trump più impacciato e vago. Ma il merito del tycoon è stato senza dubbio quello di mostrare un autocontrollo senza precedenti. Davanti alle telecamere piazzate alla Hofstra University, nel corso di una diretta seguita da 100 milioni di telespettatori, è andato in onda un Trump mai così ‘presidenziale’. Un punto a favore, questo, che liquida tutti i pregiudizi sul tycoon e di chi lo considera inadatto a governare a causa del suo temperamento imprevedibile.

Ma – rovescio della medaglia – un Trump senza l’arma della provocazione e del politicamente scorretto ha reso la serata più agevole per Hillary Clinton, mai messa seriamente sotto pressione e in grado di gestire la situazione con grande serenità e sicurezza. Un sospiro di sollievo alla fine della serata tra i responsabili della sua campagna, visto che era proprio la ex first lady che tra i due sfidanti aveva più da perdere.

La resa dei conti finale, dunque, è rinviata. Per la cronaca Trump, completo blu notte e cravatta blu elettrico, accusa Barack Obama e Hillary Clinton di aver lasciato un’America senza leadership e di aver prodotto quel “disastro” in Medio Oriente che ha dato vita all’Isis. L’ex first lady, in ‘total red’, ha accusato il tycoon di aver fatto i soldi con la crisi immobiliare del 2008 e di voler nascondere la propria denuncia dei redditi: “Forse non è così ricco come dice”. Poi l’ex segretario di Stato ricorda come sia “inaccettabile e sconcertante” che Trump simpatizzi per Vladimir Putin e inviti gli hacker russi ad attaccare l’America.

E’ forse il momento di maggior difficoltà per il candidato repubblicano, che viene rintuzzato efficacemente anche sul capitolo Iran: “Noi con le sanzioni abbiamo piegato Teheran, Trump avrebbe fatto la guerra”. Trump vacilla anche quando il moderatore, Lester Holt, della Nbc, gli ricorda di aver sostenuto per anni che Obama fosse ineleggibile perché nato in Kenya. “Una menzogna razzista”, l’ha definita Hillary. Il tycoon cerca l’affondo finale giocando sui dubbi che aleggiano sulla salute della Clinton: “Non ha la tempra e l’energia per fare il presidente. Io ho il carattere da vincente”. “Prima di parlare – la replica – Donald deve dimostrare di poter visitare 112 paesi come ho fatto io da segretario di stato. Cosi’ insulta solo le donne”. E alla fine il tycoon ammette di non aver giocato la carta degli scandali sessuali di Bill Clinton “solo per rispetto a Chelsea Clinton”.

L’atteso faccia a faccia Clinton-Trump segna il debutto di Elettoma, un algoritmo che seleziona in tempo reale tutti i commenti in circolazione su Twitter, fornendo immediatamente il quadro delle reazioni del pubblico durante il dibattito. Messo a punto dal Massachusetts Institute of Technology (Mit), l’algoritmo, oltre al flusso di tweet analizza il flusso di notizie sui media tradizionali e le classifica in base agli argomenti del dibattito. Lo scopo, ha osservato Deb Roy, direttore del Laboratorio di Macchine sociali del Mit, è vedere come i due flussi si intersecano o divergono, e se ci sono differenze sistematiche nella copertura delle notizie sui media, rispetto a ciò che viene discusso su Twitter. Per esempio, è stata già notata una sostanziale differenza durante la selezione dei candidati alla vicepresidenza Usa: per due settimane un terzo delle notizie dei media era su questo argomento ma solo il 3% dei tweet era sulla vicepresidenza.

Prima del faccia a faccia i due candidati alla presidenza hanno incontrato, in separata sede e a porte chiuse, il premier israeliano Benyamin Netanyahu.

Come è andata?  Trump ha detto: “Gerusalemme è stata la capitale eterna del popolo ebraico per oltre 3000 anni”; di conseguenza una amministrazione Trump ”riconoscerebbe Gerusalemme come capitale indivisibile dello Stato d’Israele”.  Assicura fra l’altro che, una volta eletto. ”fra Israele e Usa sarà avviata una straordinaria cooperazione strategica, tecnologica, militare e di intelligence”.

Hillary Clinton  si è mantenuta sulle generali, affermando che “un Israele forte e sicuro è vitale per gli Stati Uniti”. E ha riaffermato il suo “costante impegno” nelle relazioni tra Stati Uniti e Israele.

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