MUSICA/ Micah P. Hinson torna a Roma/ La vita e la morte con chitarra e voce.

di FEDERICO BETTA/

Micah P. Hinson è in Italia per presentare il suo nuovo lavoro When I Shoot At You With Arrows, I Will Shoot To Destroy You: poche date scelte in club dall’atmosfera intima e un album che segna la crescita di questo artista unico, a distanza di quindici anni dal suo esordio. Tra le luci soffuse dell’accogliente Largo Venue a Roma, ha regalato un concerto sincero e tormentato ai molti fan che si sono stretti a lui cantando a mezza voce i suoi pezzi più famosi.

Chi conosce Micah, sa che è una sorta di fenice, una creatura in grado di risorgere continuamente per regalare al pubblico pezzi di vita con la sua voce sempre più profonda.

L’ultimo album è legato al concetto di Apocalisse ed è nato dopo un viaggio in Spagna, a Santiago de Compostela. Ispirato dalla visione delle statue della cattedrale, è stato registrato “da qualche parte in Texas”, rigorosamente con equipaggiamento analogico e riverberi naturali che hanno dato vita a sette tracce incentrate sui temi della vendetta, sangue, perdono. Per registrarlo Micah ha riunito intorno a sé i più importanti musicisti coi quali ha collaborato nella sua carriera e li ha chiamati i 24 Musicians of the Apocalypse.

Chi ha la possibilità di assistere a un concerto di Micah partecipa a un viaggio unico, un incontro confidenziale, un tuffo in un film epico. Sul palco si vede tutta la storia di un ragazzino del college di Abilene, Texas, con la passione dello skate, che scrive canzoni da quando ha dodici anni e suona tutti gli strumenti che gli capitano a tiro. Si innamora della bella Melissa, modella di Vogue, e lei lo porta via da una terra che ti fa dire, come a Jack Kerouac: “Perché diavolo qualcuno dovrebbe vivere qui?”. Poi l’amore finisce, il dolore, il carcere, la droga e una voce che trova nella musica la possibilità di scavare nella bellezza e nella disperazione. Un incidente in auto che gli lascia molti strascichi: “Dopo quell’incidente, il mio cervello dice al mio corpo delle cose che lui non fa più”. Non è possibile separare la grana della voce di Micah P. Hinson, dai racconti della sua vita, dalle lunghe pause in cui si accende una sigaretta e dialoga con il pubblico: “Perché mi chiedete sempre Patience? È così noiosa, ripeto 2 parole per 5 minuti. E poi, scusate, vedete sulla mia camicia una fessura per le monete?… Ci sono due scuole di pensiero, chi nei concerti riproduce musica e chi la fa, io cerco di farla.”

Micah scherza, ride, gioca parlando di morte e eroina, strimpella e arpeggia con sensibilità tutto ciò che poi sporca e distrugge. Storie, battute con il pubblico, vita e musica intrecciate in suoni che in “solo” alternano la struggente delicatezza del dolore alla violenza di un inferno che sembra non lasciarti mai.

Tra i musicisti che lo hanno influenzato ci sono John Denver e Neil Diamond, e proprio uno dei pezzi più commoventi che chiude il concerto è di John Denver, dedicato al padre, a un rapporto difficile e interrotto: “Qualcuno l’aveva detto, no? Kill your father and fuck your mother”. E con tutta la potenza di cui solo un vero artista è capace, questo dialogo con l’assenza chiude un concerto incredibile, fatto da una chitarra e una voce che nasce nelle profondità del tormento, che regala bellezza e perdono.

Seguite la pagina www.facebook.com/largovenue, per stare sempre aggiornati sugli eventi di un luogo pieno di belle iniziative e musica eccezionale che si presenta così: “LARGO è un progetto di riqualificazione urbana, spazio strappato al degrado e recuperato attraverso la creatività, il verde, la coesione sociale e la cultura.” Niente di meglio!

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