Monica Gregori: gli errori del Pd che mi inducono ad andarmene

Monica Gregori se ne è andata dal Partito Democratico insieme a Stefano Fassina. Ne ha spiegato le motivazioni oggi nel corso di un’intervista rilasciata a Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano.

Uscendo dal Partito Democratico Monica Gregori si è tolta un peso: “Si lascia un pezzo di vita, un partito in cui non solo ho militato, ma che ho contribuito a fondare e che oggi ha disatteso sogni e speranze di tanti cittadini e di tanti elettori. Il Partito Democratico non ha mai raggiunto quello che era l’obiettivo prefissato nel 2007 e poi con l’avvento di Renzi la situazione è degenerata. Si è voluto mettere un uomo solo al comando, una persona che non ascolta i cittadini e non dà retta a nessuno, andando avanti in modo autoritario e dittatoriale, tanto è vero che le riforme che si stanno attuando tutto sono meno che di sinistra. Il Partito Democratico ha preso una strada di destra, basta vedere quanto accaduto con il jobs act, ha ridotto le tutele dei più deboli e lo abbiamo visto anche con l’atteggiamento avuto col ddl scuola”.

Monica Gregori Sul caso del pd a Roma: “L’idea di mettere un commissario è sbagliata. Ovviamente rispetto Orfini, cui esprimo la mia solidarietà, ma lui è anche un capocorrente ed un capocorrente non è una figura idonea per una situazione così delicata. Il Partito Democratico non dovrebbe chiudere i circoli, ma aprirne altri. Non si possono escludere cittadini, militanti o iscritti che sono persone pulite. Per quanto riguarda la questione romana, Renzi è in enorme difficoltà. Non dimentichiamo che il Partito Democratico scaricò Marino ancor prima di mafia capitale. Dopo l’esplosione dello scandalo, poi, ha fatto invece quadrato attorno al sindaco. Il tema è un altro: Ignazio Marino in sei mesi non ha amministrato, è stato travolto da questa situazione ma Roma ha bisogno di una amministrazione forte, è la Capitale d’Italia, deve organizzare un Giubileo e ora pretende addirittura di organizzare le Olimpiadi. Come, visto che l’amministrazione non funziona?”.

Sul futuro della sinistra in Italia: “La nostra nuova sinistra deve ripartire dai territori, da quei territori che il pd ha abbandonato, da quegli uomini che il pd ha lasciato soli. Unire le associazioni, i porti intermedi, che un partito di sinistra ha sempre il dovere di ascoltare. Intendiamo ripartire da lì con delle proposte e un programma che vada chiaramente verso un messaggio di sinistra, quella sinistra che si riconosce in un popolo che non ce la fa ad arrivare alla terza settimana del mese, pensando a quei temi sociali per i quali il governo non sta facendo nulla. Il Partito Democratico ha disatteso le promesse e tradito quello che era il programma”.

1 Commento

  1. E’ vero la sinistra italiana si è dimenticata di una sola cosa, la classe operaia.Poi non è scappando ma lottando che si cambia;Io da sempre di sinistra vedo che se si stà uniti anche nelle diversità d’opinione si ottiene di più ma la frammentazione porta a volte di non riuscire a far capire le scelte.Stiamo facendo la fine della destra così si uccide la lotta ed i diritti. Poi VERO ognuno deve avere le SUE opinioni ma il difficile poi alle elezioni a tener insieme tutte le diversità se frammentate in infiniti “rigagnoli”,porteremo al voto solo 1/4 degli aventi diritto in questo modo dove è finita la democrazia?. Si torna ad un nuovo socialismo che in tutti i casi porta a nuove dittature e guerre sociali.Intendo social proletarismo e social-nazionalismo.

Lascia un commento