MATTEO COSENZA/ Ma basta con il pianto greco del (e sul) Mezzogiorno

di MATTEO COSENZA/

matteo-cosenzaFBPer avere un po’ di attenzione occorre attendere il rapporto annuale Svimez, che ci va giú sempre pesantemente, ma quest’anno ancor di piú sicuramente per i numeri inconfutabili quanto soprattutto per quel raffronto impietoso con la Grecia: il Sud sta peggio. Ora discuteremo per qualche giorno; come sempre, i meridionali e i meridionalisti si stracceranno le vesti; Renzi risponde all’accorata lettera di Roberto Saviano convocando la Direzione del Pd anziché il Consiglio dei ministri.

Ma poi che cosa accadrá? Temo nulla o, nelle migliore delle ipotesi, poco, molto poco. Perchè? Sicuramente influisce molto il vento antimeridionale che soffia da anni, che in una fase di vacche magre non convincerá molti settentrionali a modificare il loro orientamento o pregiudizio. Che la questione meridionale in queste condizioni sparisse dalla cosiddetta agenda del Paese era inevitabile, anche se questo non riduce le responsabilitá dei governi nazionali che hanno abbandonato il Sud al suo destino. Ma il mio scetticismo sulla sorte del dibattito di questi giorni, e non solo, scaturisce da un’altra considerazione. Il fatto è che se il sistema-Italia è inceppato e a poco servono riforme, necessarie, ma che hanno il limite di essere concepite per accrescere, al di lá di quanto asserisce il presidente Mattarella, l’uomo solo al comando, il sistema-Mezzogiorno piú che inceppato è ingessato, anchilosato, arrugginito, praticamente immodificabile se non con una rivoluzione copernicana di cui non ci sono alle viste nè condizioni nè mezzi nè uomini disponibili.
Il Mezzogiorno sopravvive a se stesso, riducendo progressivamente la sua vitalitá e accrescendo la sua assuefazione allo stato di cose esistenti. Se non fosse cosí ci sarebbe qualche segnale di iniziativa, di protesta, di battaglie per il cambiamento. Lampedusianamente tutto cambia purché non cambi nulla. Anche perché una parte della popolazione sguazza in questo deserto delle buone pratiche e intenzioni. Ricordo il politologo inglese Percy Allum che riteneva – erano gli anni Settanta – Napoli piú capace di fronteggiare la crisi perché da sempre in crisi. Denaro ne é arrivato anche abbondantemente, ma quanto di esso, se é stato speso, è servito per creare condizioni di modernitá e sviluppo?

Almeno nella prima fase della Cassa per il Mezzogiorno qualcosa di buono si fece, ma poi quel superministero divenne un carrozzone. E oggi? Lamentazioni a parte, siamo diventati la favola (e qui i raffronti con la Grecia non sono possibili) perché non siamo capaci di spendere il denaro che l’Europa generosamente ci assegna, o ce la spassiamo a frodarne non poco perchè sono piú i prenditori che gli imprenditori. Il campo in cui siamo bravi è l’assistenzialismo, spesso ai limiti o oltre i limiti della legalitá. A parte l’esercito sterminato di occupati nella pubblica amministrazione e derivati, con qualitá di prestazioni insufficienti e spesso scandalose, pensiamo alle diecimila forme giustificate di approvvigionamento, precariato (a vita) e sopravvivenza ma anche imbrogli veri e propri. Ogni anno vedo una signora, che normalmente salta e zompa, su una sedia a rotelle che viene adagiata delicatamente in auto per andare alla visita di controllo: prende indennitá di accompagnamento, pensioni e quant’altro. Un’eccezione? Non credo, almeno ci dirá qualcosa il fatto che gli assegni di invaliditá al Sud siano sproporzionatamente piú numerosi di altre aree del Paese. Li vedete gli immigrati di colore che in questi giorni sotto il sole cocente raccolgono pomodori nei campi per due o tre decine di euro al giorno? In veritá io leggo anche ogni giorno le notizie di inchieste sulle truffe di imprese fasulle che risultano assumere migliaia di braccianti, questi italiani, per prendersi, con il raggiro delle norme, i soldi pubblici, tanto la carretta la tirano quei poveri negri.

Continuiamo? Ci vorrebbe un libro, ma tanto ci siamo capiti su come vanno le cose. Che poi tutto questo produca lungaggini e disfunzioni non è altro che l’altra faccia del problema, perchè alla fine tutto si tiene: le maglie devono essere larghe per rendere sterminati gli spazi della discrezionalitá. Corruzione, evasione fiscale e altre amenitá sono compresi nel menu. Naturalmente sono tante le persone corrette, ma vivono male e sono costrette ad abbozzare se non via via ad adeguarsi. Di proteste e rivolte, naturalmente manco a pensarci, queste andavano bene in anni lontanissimi, ma parliamo di un’altra Italia. Un bel talk show televisivo ci appaga.

Dunque, a ciascuno il suo. Al Nord le sue colpe, alle cosidette classi dirigenti nazionali le loro – e sono grandi-, ma il Mezzogiorno si faccia l’esame di coscienza. Incominci a cambiare di suo, e poi alzi autorevolmente la voce. Almeno per togliere qualche argomento ai leghisti di un Nord men che mai immacolato, cresciuti grazie a Roma ladrona e ai meridionali sciuponi, incapaci e spesso ladri anche loro.

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