MATTEO COSENZA/ La legge è uguale per tutti? “Certo, certissimo, anzi probabile” (Ennio Flaiano)

matteo-cosenzaFBdi Matteo Cosenza/

La legge, si sa, non è o può non essere perfetta. La stabiliscono gli uomini, e fatti salvi principi generali e universali, essa è il punto di equilibrio o di compromesso tra istanze diverse, che inevitabilmente sono condizionati dal luogo, dal tempo, dalla storia, dai movimenti politici e sociali, dal costume, dalle mode. Dunque, non tutte le leggi sono buone e ci si deve battere per cambiarle quando le si considerino ingiuste. Ma se ci sono occorre rispettarle, tutti in maniera uguale perché essa è tale per tutti. Il concetto è banale ma non lo sono lo stato della giustizia e la bontà delle leggi nel nostro Paese.

Il primo requisito di una legge è che essa sia certa. Possiamo dirci serenamente che in Italia sia così? Si potrebbe elencare una sfilza di situazioni, presenti e meno recenti, in cui la legge sembra più un’opinione che un diritto. Per di più le decisioni contraddittorie, che i diversi corpi dell’apparato giudiziario, tirati per la giacca da destra e da sinistra, assumono, avvalorano uno stato di confusione fastidioso e preoccupante. Si impiegherebbero non poco tempo e spazio per ricordare a memoria gli innumerevoli esempi di questo marasma, compresi quelli noti di questi giorni (sentenza della Consulta, pasticciaccio De Luca su tutti), mi limito solo a ricordare un incontro di qualche anno fa con un avvocato di gran nome calato al Sud da Milano per un consulto su una causa di lavoro. Lui ci spiegò: «Se ci trovassimo a Milano vi direi con una certa sicurezza che la vinciamo perché lì l’orientamento dei giudici ci favorirebbe, qui sono più che certo che la perdiamo perché i giudici hanno diverso orientamento». Rimasi colpito e sconcertato e mi feci spiegare meglio la cosa, concludendo che aveva ragione. E poi anni di esperienza sul campo mi hanno confermato che la legge difficilmente è uguale per tutti e sicuramente non è uguale allo stesso modo in ogni luogo del Paese.

Ma, orientamento dei giudici e condizionamento ambientale a parte, non è fantasioso ritenere che molte, troppe, leggi sono scritte male per cui si aprono, più che spiragli, porte e portoni per interpretazioni diverse e tra loro contrastanti. E le leggi sono spesso scritte male non solo perché chi le scrive dimostra spesso di non avere i requisiti per farlo, ma purtroppo anche perché non chiarire fino in fondo quello che si deve e quello che non si deve fare favorisce enormi spazi di manovra a chi può infilarsi comodamente nelle pieghe del diritto incerto per tirare la barca nel proprio porto.

Il fatto è che questo stato di cose è apprezzato da una larghissima fetta di italiani i quali, avendo un’idea molto utilitaristica della legge, vanno a nozze con norme che consentono loro innumerevoli scappatoie per sanare o far dimenticare abusi e illegalità. Tutto avviene alla luce del giorno il che non rende trasparente la situazione bensì la fa risultare scandalosa e intollerabile. Tralascio gli abusi edilizi, le evasioni fiscali, la corruzione e così via, faccio solo due esempi di vita vissuta nella mia Napoli, nel civile Vomero. Vedo due ausiliari del traffico che sembrano all’opera, mettono una multa a un’auto che è parcheggiata nelle strisce blu e non ha il ticket esposto; arriva un commerciante e chiede della proprio auto, loro cortesi gli dicono: «Toglietela dalle strisce blu e mettetela in seconda fila, così state tranquillo». Infatti, molti spazi lungo il marciapiedi sono vuoti mentre numerose auto sono in sosta in mezzo alla strada. Secondo episodio a cinquanta metri da piazza Medaglie d’Oro, cuore del quartiere: auto in sosta nelle strisce blu ma non basta il ticket, c’è anche il parcheggiatore abusivo che da anni è lì e al quale bisogna pagare il… diritto di sosta. Ora, che c’entrano le leggi fatte male? Apparentemente nulla, ma esse sono corrispondenti a questi comportamenti, una volta tipici solo di alcune zone del Paese e che ormai dilagano in ogni dove, dal momento che a molti fa comodo, vivere senza regole salvo quelle che devono valere per gli altri. E tanto meglio se le regole sono incerte e confuse se poi è quasi impossibile chiamare qualcuno a rispondere del lavoro mal fatto o dell’abuso, piccolo o grande che sia, in cui sguazza.

Si sente spesso dire: meglio scappare da questo Paese senza speranze e così incasinato. Naturalmente potremmo consolarci constatando che nel resto del mondo mica sono rose e fiori e che in centinaia di paesi le ingiustizie, sovente atroci, sono pane quotidiano, ma noi siamo in Europa e vorremmo confrontarci con chi manifesta livelli di civiltà e convivenza che da noi, purtroppo, decadono e degradano giorno dopo giorno.

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