LO SPORT E IL TERRORISMO/ Cresce l’allarme per tre grandi eventi del 2016: gli Europei in Francia, la Copa America negli USA e l’Olimpiade in Brasile

originaldi Raffaele Ciccarelli*/

Sono nubi oscure, sempre più gravide di violenza, paura, morte, quelle che si addensano sull’Europa e su tutto il mondo occidentale. “Guerra”, è la parola e lo stato di cose con cui dobbiamo imparare a convivere, quello stato di guerra che pensavamo, sognavamo, ci illudevamo di aver definitivamente abbandonato alla fine del secondo conflitto mondiale, anche se poi l’eco di altre guerre, calde o fredde, ha sempre accompagnato la nostra storia successiva, sempre con la convinzione che tempi così bui non potessero tornare, vista la grande tragedia che proprio la Seconda Guerra Mondiale aveva portato nel mondo.

La storia, però, all’uomo non insegna nulla. Il male si presenta sempre, anche in forme diverse, perché questa è una guerra diversa, non convenzionale direbbero i tecnici, subdola e perciò più cattiva, più tragica, con atti di violenza che vengono a colpirci nella quotidianità, nei momenti e nei luoghi meno attesi, quando magari ci sono grossi assembramenti di persone innocenti per assistere ad un film, ad uno spettacolo, ad un evento sportivo. Proprio lo sport, forse in maniera latente, ma con quelle che diventano man mano inquietanti certezze, si trova maggiormente esposto, non fosse altro perché di qui a pochi mesi ci saranno tre grandi eventi sportivi che attireranno le attenzioni planetarie di tutti: gli Europei di calcio in programma a giugno in Francia; la Copa America speciale per il centenario, sempre a giugno, apparentemente lontana dai tristi scenari europei, ma che avrà la particolarità di svolgersi negli Stati Uniti, potendo diventare, perciò, un obiettivo sensibile del terrore; i Giochi Olimpici previsti ad agosto a Rio de Janeiro.

Paura per Europei, Copa America e Olimpiade. Oltre alle attenzioni degli sportivi, il timore concreto è che proprio qualcuno, o tutti , di questi tre grandi eventi possa attirare le malsane mire di quanti in questi mesi, giorni, ore, stanno seminando il terrore nel cuore dell’Europa e del mondo. Come può reagire la società? Cosa può, e deve, fare il mondo dello sport? Partiamo da un concetto, a mio avviso ineluttabile: il fatto stesso di porsi queste domande rappresenta già una vittoria per i seminatori d’odio e terrore. L’inevitabile senso di paura, per tutte le cose e le situazioni in altri periodi normali, è forse l’obiettivo principale per questa sorta di “menti sataniche” che non esitano a sacrificare se stesse in nome di ideali religiosi, presunti ma inesistenti, perché non c’è, né vi potrà mai essere, alcun culto religioso che predichi la violenza e il terrore.

Lo sport contro il terrore. Cosa può e deve fare lo sport, dicevamo: dopo gli attacchi di Parigi della fine dello scorso anno, con obiettivo principale, poi fallito, proprio lo Stade de France dove giocava la Nazionale transalpina, di sicuro cambieranno gli scenari, senza ipotizzare rinvii o annullamenti, perché in quel caso la resa sarebbe totale e si imboccherebbe, probabilmente, una via senza ritorno. Come anche l’ipotesi, invero questa piuttosto concreta, di eventi a porte chiuse (per gli Europei però l’Uefa ha smentito): sarebbe, forse una sconfitta dalla portata anche maggiore, perché soprattutto i Giochi Olimpici sono una festa ecumenica del popolo, ma anche pensare ad un solo evento dell’importanza di quelli citati senza il corollario del pubblico significherebbe arrendersi al terrore e rinunciare a qualsiasi forma di normalità. La realtà potrà essere una sola: pur alzando al massimo tutte le soglie di sicurezza che vogliamo, il mondo dello sport, ma tutto il mondo civile, deve proseguire la sua vita, un solo segno di cedimento a queste “menti sataniche” sarà un segno di resa totale che nessun popolo può, e deve, permettersi.

*Storico del calcio

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