L’HUMUS IN FABULA/ Se Rousseau verrà incenerito da un fuoco di paglia

di SERGIO SIMEONEChi scrive queste note ha iniziato la sua carriera di insegnante a Treviso nel 1968. Dopo tre anni ho ottenuto il trasferimento nella mia provincia di origine (l’Irpinia) e sono tornato ad Avellino. Subito dopo il mio trasferimento sono state indette le elezioni politiche. Ma al momento di andare a votare ho scoperto di essere ancora iscritto nelle liste elettorali di Treviso. Non ho fatto una piega, mi sono messo sul treno, sono arrivato a Treviso, mi sono recato al seggio elettorale, ho deposto la mia scheda nell’urna, ho ripreso il treno e sono tornato a casa. Se avessi fatto diversamente, io, iscritto al Pci (in regola con il versamento della quota sociale), mi sarei sentito un verme.

Questo episodio mi è tornato in mente quando sono venuto a conoscenza dell’esito del voto dei “5 stelle” per eleggere il loro leader e candidato premier attraverso la “piattaforma Rousseau”.

I “5 stelle”, come tutti sanno, hanno una quantità enorme di simpatizzanti (otto milioni di voti alle elezioni del 2013), ma il loro nocciolo duro, formato da quelli che sono abilitati a votare, è costituito da soli 140.000 iscritti.

Un po’ pochi? Assolutamente no. Un nocciolo duro, per essere veramente duro, deve essere costituito soltanto da quelle persone che sono disposte a tutto (ma proprio a tutto!), pur di portare avanti le loro idee (tipo, per capirci, i 300 Spartani delle Termopili).

Potete, perciò immaginare il mio stupore quando ho appreso che i quattro quinti di questi indomiti non avevano trovato la forza o il tempo o la voglia di sedersi davanti ad un computer per esprimere con un clic il proprio voto. Il mio stupore è aumentato il giorno dopo, quando ho potuto constatare che tutti quei giornali, che di solito, quando alle elezioni vota meno del 75%, riempiono pagine e pagine di editoriali allarmati per i chiari sintomi di disaffezione degli italiani verso la politica, nonché di penetranti analisi di psicologi, antropologi e quant’altro, questa volta hanno preferito concentrare la loro attenzione sul malfunzionamento della piattaforma Rousseau, cosa di una rilevanza politica uguale a zero.

Stavo per concludere queste considerazioni con la solita abusata frase sui giornalisti che vedono il dito e non la luna, quando un lampo mi ha attraversato il cervello: io sono un povero ritardato mentale e loro hanno capito tutto. Hanno capito che è inutile sprecare materia cerebrale ed inchiostro per un movimento che, se continua così,  si rivelerà un fuoco di paglia.

 

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